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La REBT in Italia: tra Razionalismo e Costruttivismo – Parte prima.

REBT italia: il contatto diretto con l’Istituto Ellis di New York e l’integrazione con il movimento costruttivista che negli stessi anni nasceva in Italia.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 26 Giu. 2013

Aggiornato il 28 Gen. 2014 12:53

La REBT in Italia: tra razionalismo e costruttivismo - Parte prima.Due caratteristiche principali hanno connotato fin dall’inizio il movimento REBT italiano: il contatto diretto con la fonte originaria e americana della teoria e pratica clinica REBT, ovvero l’Istituto Ellis di New York, e l’integrazione con il movimento costruttivista che negli stessi anni nasceva in Italia.

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Vale la pena tentare di raccontare la storia della diffusione in Italia della REBT (rational emotive behavioural therapy) e del suo integrarsi con la tradizione costruttivista così forte nel cognitivismo clinico italiano, o almeno di una sua parte, quella che si riconosce nella Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC).

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Non si tratta di fare antiquariato; si tratta di apprendere come storicamente nella SITCC si sia sviluppata la pratica clinica. Ad esempio, uno degli aspetti più caratteristici del modo italiano di attuare la terapia cognitiva è l’uso massiccio del modello ABC, modello che, come si sa, nella sua forma cognitiva è invenzione di Albert Ellis.

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Ebbene, credo che questa capillare diffusione dell’ABC sia un fatto italiano, dovuto proprio all’influenza della REBT e della preferenza che noi nutriamo per Ellis rispetto a Beck. Nei paesi dove invece prevale l’influenza della terapia cognitiva standard alla Beck, la CBT, non si fa uso dell’ABC. Raccontando questa storia capiremo come e perché nella SITCC accade che anche chi non si ispira agli aspetti più razionalistici della REBT faccia poi ampio uso dell’ABC.

Questa serie di articoli racconta e discute criticamente la storia della diffusione della REBT in Italia. Due caratteristiche principali hanno connotato fin dall’inizio il movimento REBT italiano: il contatto diretto con la fonte originaria e americana della teoria e pratica clinica REBT, ovvero l’Istituto Ellis di New York, e l’integrazione con il movimento costruttivista che negli stessi anni nasceva in Italia. La presenza simultanea di queste due caratteristiche in parte contradittorie dipese da due avvenimenti ben precisi.

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Il primo avvenimento fu che la REBT in Italia fu portata in Italia agli inizi degli anni ‘70 da Cesare De Silvestri (1926-2009), un clinico che aveva vissuto per l’intero decennio precedente negli USA e si era potuto formare frequentando con assiduità l’Istituto madre della terapia REBT a New York, a contatto diretto con Albert Ellis in persona. Da questa frequentazione forte e continua scaturì la possibilità di avere in Italia una conoscenza approfondita e una pratica clinica fedele della REBT (De Silvestri, 1981).

Il secondo avvenimento fu che, una volta traferitosi a Roma in quegli stessi anni ‘70, De Silvestri stabilì un intenso contatto amichevole e professionale con i due principali promotori della Società Italiana di Terapia Cognitiva e Comportamentale (SITCC): Vittorio Guidano e Gianni Liotti. Il tipo di cognitivismo clinico teorizzato da Guidano e Liotti inseriva le tecniche cliniche comportamentali e cognitive in una cornice teorica più ampia che diventò nel tempo sempre più costruttivista ed evoluzionista.

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Il contatto tra De Silvestri, Guidano e Liotti permise che le componenti cognitive di questo modello integrato fossero soprattutto di scuola REBT e non CBT (acronimo che sta per cognitive behavioral therapy e che indica il cognitivismo più razionalista derivato dall’opera di Aaron T. Beck).

 Il contatto diretto permise lo sviluppo di alcune affinità teoriche e cliniche tra costruttivismo e REBT. Lo stesso Ellis sosteneva che nella REBT sono presenti componenti compatibili con il costruttivismo (Ellis, 1990). Al tempo stesso Guidano e Liotti adottarono il modello di analisi cognitiva denominato “ABC” da Ellis. Questa adozione non fu solo un evento tecnico e pratico, ma influenzò i modelli teorici costruttivisti ed evoluzionisti di Guidano e Liotti.

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Negli anni successivi questo modello misto di REBT e costruttivismo si contaminò ulteriormente con altre influenze: negli anni ’80 con il costruttivismo di George Kelly, da cui il cognitivismo italiano mutuò la tecnica di accertamento delle strutture cognitive denominata “laddering” e che fu inserita nell’ABC di Ellis (Lorenzini, Sassaroli, 1987) e con la teoria cognitiva degli scopi (Castelfranchi, Mancini, Miceli, 2002); negli anni ’90 con le credenze disfunzionali di scuola CBT (Sassaroli, Lorenzini, Ruggiero, 2006); e dal duemila in poi con i modelli di tipo metacognitivo (Dimaggio, Semerari, 2003; Caselli, 2013). A ognuna di queste contaminazioni sarà dedicato un articolo di questa serie. Il primo che pubblicheremo dopo questo sarà la descrizione dell’azione di De Silvestri in Italia negli anni ’70.

LEGGI LA SECONDA PARTE DELL’ARTICOLO

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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