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Maltrattamenti e abuso: l’ascolto del minore e il trattamento dell’offender – Report dal Convegno

Il 26 gennaio a Foggia si è tenuto un convegno sugli abusi e i maltrattamenti in famiglia, l'importanza dell'ascolto del minore e le difficoltà riscontrate.

Di Angela Niro

Pubblicato il 15 Feb. 2017

Si è svolto a Foggia, lo scorso 26 gennaio presso l’Hotel Cicolella, il convegno “Maltrattamenti e abuso: l’ascolto del minore e il trattamento dell’offender” organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Regione Puglia, dedicato a Emma Francavilla, la giovane collega e consigliera dell’Ordine venuta a mancare un anno fa e che fortemente aveva voluto dedicare tutto il suo impegno per l’organizzazione di questo convegno.

 

Prima dell’avvio dei lavori, si è respirato un clima di forte commozione in sala. Si è dato voce nel “qui e ora” a un dolore condiviso e vibrante nelle parole del Presidente dell’Ordine degli Psicologi Puglia, Antonio di Gioia [blockquote style=”1″]Sono particolarmente commosso perché in questo anno la sua assenza si è sentita parecchio, si sente la sua assenza in questa sala.[/blockquote]

 

I sessione: l’ascolto del minore in sede civile-penale e modelli familiari disfunzionali

Il convegno ha offerto una giornata di formazione variegata nei contenuti e articolata nell’esposizione degli interventi, provenienti dall’ambito istituzionale e clinico, testimonianza di una costante operazione di confronto e di un sinergico impegno per la sensibilizzazione ad un fenomeno quanto mai attuale e per la soluzione delle criticità ancora esistenti.

L’attenzione dell’uditorio è nell’immediato catalizzata, da parte dal dott. Riccardo Greco, Presidente del Tribunale dei minorenni di Bari, sul disegno di legge A.C. 2953-A “Delega al Governo recante disposizioni per l’efficienza del processo civile”, passato alla camera e che prevede tra i vari cambiamenti la soppressione del Tribunale per i Minorenni. Un cambiamento preoccupante e che non deve passare inosservato per gli effetti regressivi sulla giustizia minorile italiana. Si parla di “disposizioni di efficienza”, che tuttavia preferiscono un alto tasso di operatori non specializzati ma coinvolti in temi delicatissimi.

Il maltrattamento, in particolare nella sua forma psicologica, rappresenta una condizione che si presta ad una minore riconoscibilità dal punto di vista giudiziario, per tale ragione la specializzazione del giudice, difensore del minore, non può essere trascurata.

Aprire una finestra sulla dimensione qualitativa e quantitativa del fenomeno è tutt’altro che semplice, esso risulta, infatti, ancora purtroppo estremamente sommerso, il suo monitoraggio avviene a partire dai dati provenienti dai servizi sociali territoriali spesso interpellati per ragioni differenti dal maltrattamento e dall’abuso. La dott.ssa Rosy Paparella, Garante Regionale dei Diritti del Minore, mette in risalto come su 25.000 minori poco più di un quinto siano stati riconosciuti come vittime di maltrattamento. Al primo posto si individuano i casi di trascuratezza in tutte le sue forme, fisica, emotiva, dell’ipercura, a seguire i casi di violenza assistita, si tratta della “forma di violenza muta, invisibile” per riportare le sue parole, i casi di violenza psicologica e fisica, all’ultimo posto le violenze sessuali.

Il dato preoccupante è che la fascia di età maggiormente coinvolta è quella dagli undici ai diciassette anni, un importante indicatore di un intervento tardivo da parte di tutti gli operatori coinvolti in questo ambito. Tale aspetto veicola la riflessione sulla necessità di una costante formazione e aggiornamento e sulla rilevanza di un intervento di prevenzione rispetto alla vittimizzazione secondaria, a cui il minore può andare incontro, ossia la difficoltà da parte delle istituzioni di gestire il fenomeno. Essa rappresenta una condizione che nel contatto diretto con i minori emerge con chiarezza.

È pertanto importante ricordare utilizzando le parole della dott.ssa Paparella che [blockquote style=”1″]L’ascolto giudiziario e terapeutico è parte di un processo di protezione del minore[/blockquote] di cui gli stessi modi e tempi, nonchè le informazioni sulle ragioni dell’ascolto, fanno parte. [blockquote style=”1″]Ascoltare il trauma è l’aspetto più predittivo che il trauma possa essere riparato.[/blockquote]

In quest’ottica un ruolo centrale è assunto anche dal rispetto della deontologia professionale, in cui ognuno procede secondo specifiche competenze e s’interfaccia con professionalità differenti, che risultano necessarie laddove manca un’adeguata formazione in quel determinato settore. Le parole dell’avvocato Katia di Cagno, Coordinatrice Commissione Minori Ordine Avvocati di Bari, sintetizzano in maniera piuttosto concreta questo presupposto [blockquote style=”1″]Vorrei far comprendere che il concetto di vittoria non é più personale quando si parla di queste materie. Io immagino sempre il bambino seduto su una sedia, invisibile. Anche quando difendiamo uno dei genitori, la nostra mente deve sempre puntare al bene di quel bambino, se presente.[/blockquote]

Il convegno si è snodato tra proposte di confronto sull’analisi del fenomeno e tipologie d’intervento. Non è mancata inoltre, l’attenzione agli indicatori di difficoltà esistenti nella gestione del maltrattamento, dell’ascolto del minore e del trattamento dell’offender, portate alla luce dalle diverse professionalità in riferimento al proprio ambito d’intervento. Il Contributo della Dott.ssa Minenna, Giudice Onorario del Tribunale per i Minorenni, ha introdotto una raccomandazione rispetto ai pericoli che possono insinuarsi nella confusione dei ruoli da parte dello psicologo che si trova a ricoprire un ruolo diverso da quello clinico. [blockquote style=”1″]Un errore umano per noi psicologi è quello di confondere il ruolo di psicologo con quello di giudice; il giudice onorario, infatti, è chiamato a esprimere il suo giudizio sulla base di competenze specifiche, in quel contesto non è uno psicologo. Un secondo errore è quello di voler coordinare i vari interventi ergendosi al ruolo di supervisore piuttosto che rimanere a distanza.[/blockquote]

Nell’ambito delle consulenze tecniche di ufficio la dott.ssa Simone, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Foggia, richiama l’attenzione sul ruolo dello psicologo che mette in contatto il diritto dei maggiorenni con il contesto familiare nel quale c’è un bambino che ha vissuto un dramma, un’importante operazione di sostegno per il lavoro della procura e della polizia giudiziaria che può aiutare a scongiurare il rischio dell’archiviazione di un caso e dunque di un reato che resti impunito.

In sostanza,  afferma la dott.ssa Antonietta Curci, coordinatrice Master di II livello di Psicologia Giuridica presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, [blockquote style=”1″]Ciò che fa lo psicologo è raccogliere informazioni accurate, complete e credibili rispondendo, non all’accertamento della verità, ma alla necessità di supporto all’attività giudicante.[/blockquote]

Da qui l’importanza di impiegare metodi scientifici quando l’ascolto di esperienze traumatiche s’inserisce in un procedimento giudiziario. In sede d’interrogatorio, in ambito civile o probatorio, la suggestionabilità interrogativa rappresenta un elemento di vulnerabilità, che può compromettere la veridicità di una testimonianza. Analizzare quest’aspetto consente di verificare i casi in cui l’individuo si trova ad accettare e convincersi di ricordare fatti non realmente accaduti.

In tal senso, uno strumento impiegato in ambito forense è il Gudjonsson Suggestibility Scale. Esso valuta due aspetti della suggestionablità, l’accettazione, ossia la tendenza a cedere a domande suggestive e il cambio, ossia la tendenza a cambiare le proprie risposte per far fronte a feedback negativi, oltre alla compiacenza. La GSS è composta da un breve racconto che dopo la lettura viene fatto rievocare, seguono venti domande di cui gran parte sono suggestive e viene fornito un feedback negativo sulla prestazione; si procede rileggendo al soggetto le domande per verificare se le risposte cambiano in seguito al feedback e dopo cinquanta minuti si conclude con una rievocazione differita del brano. Il monito della dott.ssa Curci è quello di procedere con attenzione, [blockquote style=”1″]La grande difficoltà che dobbiamo affrontare è quella di non far esasperare situazioni già al limite, tenendo conto di tutte le variabili che potrebbero toccare anche chi opera nel caso e non solo i protagonisti.[/blockquote]

La mattina termina con una tavola rotonda sui modelli disfunzionali familiari. Il dott. Cusano apre questo momento di confronto condividendo un caso di maltrattamento intrafamiliare conclusosi terribilmente con un uxoricidio, un momento di profonda riflessione e sgomento per platea. A seguire, l’analisi dei modelli familiari disfunzionali conduce a soffermarsi sulla correlazione tra un basso livello di cura e un alto livello di protezione come fattore di rischio per i comportamenti devianti nei minori sex offender, contributo della dott.ssa Tarricone. L’interesse verso la realtà relazionale familiare non può dunque prescindere dal riferimento al diritto alla bigenitorialità, tema pregnante ma controverso. La legge 54/2006, come fa notare la dott.ssa Montemurno, ci invita a riconoscere che [blockquote style=”1″]Essere genitori vuol dire essere un’integrità che si occupa di un minore in termini affettivi, relazionali e comportamentali [/blockquote].

Questo diritto tuttavia può essere compromesso drasticamente. In tal senso, “Sindrome da Alienazione Parentale”, si inserisce a pieno titolo come condizione di compromissione del diritto alla bigenitorialità del minore e rappresenta il tema che conclude la tavola rotonda. La PAS, nel Manuale Diagnostico e Statistico Dei Disturbi Mentali, non viene riconosciuta come una sindrome, ma rappresenta più “una problematica relazionale che riguarda tre soggetti” come fa notare la dott.ssa Parente, è una problematica molto controversa e ostacola l’accesso del minore a entrambi i genitori. Essa si caratterizza per i seguenti sintomi: la campagna di denigrazione, la razionalizzazione debole, la mancanza di ambivalenza, il fenomeno del pensatore indipendente, l’appoggio automatico al genitore alienante, l’assenza di senso di colpa, gli scenari presi a prestito, l’estensione delle ostilità alla famiglia allargata del genitore rifiutato che mettono in risalto la distruzione del legame con il genitore alienato.

 

II sessione: Il sex offender aspetti psicopatologici, processuali, di tutela giuridica e d’ intervento

Il lavoro formativo riprende a pieno ritmo nel pomeriggio con gli aspetti psicopatologici e sessuali del sex offender, un’analisi, offerta dal prof. Carabellese, che mette in risalto la non uniformità del profilo del sex offender, in cui possono essere presenti aspetti relazionali caratterizzati da un attaccamento insicuro-evitante, un quadro psicopatologico eterogeneo e disfunzioni sessuali o altri piccoli disturbi fisici. La psicopatia tuttavia, costituisce un rischio specifico di recidiva criminale, fa notare. Va ricordato inoltre, che non esiste a oggi la possibilità di fare diagnosi di abuso sessuale a partire da indicatori isolati o multipli senza la presenza di altre prove.

In una cornice in cui la scientificità delle prassi è stata più volte ribadita, l’esperienza clinica portata dalla dott.ssa Loredana Mastrorilli ha favorito un contatto più empatico con l’esperienza traumatica dell’abuso. Emblematiche sono state le sue parole

[blockquote style=”1″]Spesso la teoria è importante ma di fronte all’esperienza dolorosa fatta da un bambino, non si può usare solo ed esclusivamente un metodo scientifico. Non avrebbe successo. Senza rapporto empatico con il dolore provato dalla vittima in quel momento, non c’è possibilità di ottenere risultato e apportarle beneficio.[/blockquote]

La tutela giuridica del minore sex offender, è stato un altro importantissimo tema affrontato nel pomeriggio dal dott. Massimiliano Arena. Il suo contributo ha stimolato la riflessione sulla ricorrenza a trascurare, da parte dei tecnici stessi, le esigenze educative di fronte a reati commessi da minorenni. Il D.P.R. 448/88, fa notare, prevede un procedimento speciale [blockquote style=”1″]Che consente la sospensione del processo e la conseguente messa alla prova del minore. [/blockquote]In questo periodo è monitorata l’evoluzione del comportamento del minore e della sua personalità da parte dei servizi minorili dell’amministrazione della giustizia e i servizi socio-assistenziali locali.

La giornata si conclude con una tavola rotonda sulle proposte progettuali promosse in favore di sex offender uomini e donne. Le dott. sse, Anna Coppola De Vanna e Marika Massara, presentano i rispettivi progetti di contrasto alla violenza di genere, rivolti agli uomini, “Dalla parte del Lupo” e “Rompere il silenzio”, finalizzati all’elaborazione dall’esperienza della violenza, alla riduzione del rischio di recidive e alla ripresa della vita sociale.

Il convegno termina con i contributi delle dott.sse Sciancalepore e Guglielmini, in cui si porta in primo piano il fenomeno delle donne abusanti, rispetto alle quali mancano ancora stime precise e studi approfonditi, ma non mancano interventi.

L’attenzione ai lavori da parte della platea è stata costante e la nutrita proposta di temi è stata una buona occasione di aggiornamento e confronto per la comprensione di un fenomeno tragicamente attuale e dalle molteplici e pericolose sfumature.

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