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Irritabilità: quando basta poco per farci perdere la calma

L’irritabilità è un’esperienza comune che può dipendere da stress, stanchezza o condizioni psicofisiche, comprenderla aiuta a gestirla meglio

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 06 Ott. 2025

Che cosa è l’irritabilità?

L’irritabilità, quanto meno occasionalmente, può riguardare ciascuno di noi, ad esempio, in quei giorni in cui siamo più frustrati, meno pazienti e meno tolleranti in determinate circostanze nella vita quotidiana e nelle nostre relazioni. Possiamo ritrovarci a discutere nervosamente con un collega o con il partner per motivi che di solito non ci disturbano più di tanto. 

Perché alcune persone sembrano irritarsi più  facilmente e più frequentemente in diverse e svariate situazioni? Gergalmente, si dice scattano per nulla, anche per cose di poco conto.  Anzitutto, è di dovere una precisazione: per la persona che vive un’emozione, lo stimolo che la suscita “non è una cosa da nulla”, ma è per definizione in qualche misura rilevante. Viceversa, non si attiverebbe una risposta emotiva. 

La risposta dunque sta nel concetto di soglia emotiva: l’irritabilità fa riferimento a una condizione di carattere psicofisico, vissuta soggettivamente in modo negativo e caratterizzata un’aumentata reattività a determinati stimoli normalmente tollerati; questo significa che è presente un abbassamento della soglia emotiva e la persona presenta reazioni di irritazione, impazienza, frustrazione, rabbia e (in alcuni casi, persino ira) in modo esagerato ed eccessivo.

Il termine irritabilità viene utilizzato dagli esperti del settore per definire uno stato psicofisico legato a eccessiva frustrazione, rabbia, e impazienza che insorgerebbero con maggior facilità (American Psychological Association); e secondo alcuni studi, l’irritabilità sarebbe comunemente esperita da individui di diverse culture (Toohey, 2020). 

Secondo la definizione scientifica di alcuni autori, l’irritabilità fa riferimento a un umore irritabile, ovvero di agitazione fisiologica caratterizzato da un aumento della sensibilità agli stimoli sensoriali e da un abbassamento della soglia di reattività e di risposta rabbiosa e/o aggressiva a stimoli tipicamente meno irritanti; può essere influenzata da fattori biologici e fisiologici, quali la fame, la carenza di sonno, il dolore e la stanchezza (Toohey, DiGiuseppe, 2017). 

La persona dunque sperimenta sensazioni negative di fastidio e scarsa tolleranza della frustrazione. A livello psicofisico può esservi un aumento della tensione muscolare, della sensazione di nervosismo, e può presentarsi un quadro di attivazione neurovegetativa tra cui aumento della sudorazione, della frequenza cardiaca e sensazione di calore.    

Quali fattori contribuiscono all’aumento dell’irritabilità?

Vi sono diversi fattori di carattere biologico, psicologico e ambientale che possono influenzare e contribuire all’aumento dell’irritabilità. Ne elenchiamo alcuni.

  • Lo stress acuto/cronico o esperienze traumatiche. Lo stress cronico e persistenti livelli di stress elevato possono abbassare la tolleranza della frustrazione, rendendo la persona più irritabile, più vulnerabile alle emozioni negative, con minore capacità di gestione delle stesse. Con un effetto a valanga, l’aumento dell’irritabilità ci rende più impazienti e meno tolleranti anche in situazioni potenzialmente neutre, con una marcata reattività e ipervigilanza. Anche nei disturbi legati allo stress traumatico, come ad esempio nel disturbo post-traumatico da stress, riscontriamo, tra molti altri sintomi, un aumento dell’irritabilità
  • Condizioni legate alla salute mentale. L’irritabilità si presenta all’interno di quadri sintomatologici di diversi disturbi psichici, quali ad esempio nei disturbi depressivi e altri disturbi dell’umore (es. disturbo bipolare), nel disturbo d’ansia generalizzata, in alcuni disturbi della personalità, nelle dipendenze,  nelle psicosi, in alcuni quadri di demenza e deficit cognitivi e disturbi neurologici. Inoltre, può essere caratteristica preponderante di alcuni disturbi nei bambini e negli adolescenti, come ad esempio nel disturbo da disregolazione dell’umore dirompente caratterizzato da persistente irritabilità e con esplosioni di rabbia non proporzionate rispetto alla situazione vissuta.

Condizioni corporee e problematiche di salute fisica. Alcune problematiche mediche possono rendere la persona più irritabile, ad esempio condizioni di dolore acuto o cronico, o altri problemi medici. In queste situazioni in cui il corpo e la mente impiegano risorse per gestire il dolore e le difficoltà di carattere somatico, è molto più difficile mantenere una buona soglia di tolleranza della frustrazione e regolare gli stati emotivi di rabbia e irritazione. Anche la deprivazione di sonno, il senso di fame e i livelli di stanchezza rendono gli individui più inclini all’irritabilità e alla scarsa tolleranza della frustrazione. In considerazione della stretta interdipendenza tra salute fisica e mentale, condizioni in cui si verificano squilibri ormonali e neurotrasmettitoriali (es. livelli di serotonina, dopamina, norepinefrina) possono chiaramente giocare un ruolo nella regolazione delle emozioni negative e dell’irritabilità

Riconoscere e gestire l’irritabilità nella vita quotidiana

Diviene dunque fondamentale prestare attenzione e diventare consapevoli dei propri livelli di irritabilità, distinguendo un livello di irritabilità persistente da una condizione più temporanea e circoscritta. Un aumento della propria consapevolezza è fondamentale per riconoscere gli stimoli che ci attivano e le condizioni che ci possono rendere più vulnerabili (es. elevati livelli di stress, deprivazione di sonno, disturbi fisici e psichici). Essere consapevoli di questi aspetti è il primo passo per regolare la propria irritabilità e per chiedere un supporto e un aiuto specialistico per la valutazione e la gestione di questa condizione all’interno di un quadro psicofisico complesso e integrato.  

Riferimenti Bibliografici
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