Perché è importante gestire la rabbia?
La gestione della rabbia rappresenta una capacità cruciale nelle società umane, in quanto il suo fallimento può portare a conseguenze deleterie. Ad esempio, la rabbia frequente e incontrollata può sfociare nella violenza, una piaga sociale sempre più diffusa. I bambini, a loro volta, imparano a comportarsi ed esprimere le proprie emozioni osservando i genitori: diversi studi suggeriscono infatti che i problemi di regolazione della rabbia nei genitori influiscono negativamente sulla competenza emotiva dei figli, portando questi ultimi a sperimentare difficoltà a controllare la propria rabbia e a riconoscerla negli altri (Heleniak et al., 2016; Pollak et al., 2000), nonché a manifestare più frequentemente disturbi esternalizzanti (Denham et al., 2000).
Per questo motivo, nel corso degli anni sono state studiate diverse tecniche volte a ridurre la rabbia. Tra le più efficaci sono emerse la distrazione e la rivalutazione cognitiva, che consiste nel reinterpretare una situazione spiacevole in modo da modificarne l’impatto emotivo: tuttavia, la prima sembra fornire solamente un sollievo momentaneo (Fabiansson & Denson, 2012), mentre la seconda richiede delle risorse cognitive non indifferenti – risorse di cui un individuo in una situazione stressante potrebbe non disporre (Zhan et al., 2017). Si tratta di tecniche di gestione della rabbia fondate su processi cognitivi; tuttavia, questo non è l’unico modo per regolare efficacemente le proprie emozioni. La teoria della situated cognition, applicata allo studio della regolazione emotiva, suggerisce infatti che gli individui possono gestire le proprie emozioni attraverso un’interazione dinamica con l’ambiente che li circonda (Koole & Veenstra, 2015): ad esempio, si può stringere un orsacchiotto quando si ha paura, oppure fare una doccia calda quando ci si sente tristi.
Una strategia alternativa per ridurre la rabbia
Applicando i principi della situated cognition alla regolazione delle emozioni, Yuta Kanaya e Nobuyuki Kawai – ricercatori presso il dipartimento di Scienze Cognitive e Psicologiche dell’Università di Nagoya (Giappone) – hanno esaminato, per mezzo di un loro recente studio, una nuova strategia di gestione della rabbia: i partecipanti dovevano scrivere su un foglio di carta dei pensieri relativi a un evento provocatorio fonte di rabbia organizzato dagli sperimentatori, per poi buttare il foglio in un cestino, tritarlo inserendolo in un distruggi documenti o lasciarlo a un lato del tavolo (Kanaya & Kawai, 2024).
L’obiettivo era quello di valutare se attraverso l’eliminazione materiale del foglio e del suo contenuto, a cui veniva attribuito un certo carico emotivo, fosse possibile ridurre la rabbia al punto da neutralizzarla. Questo esperimento si basa sulla grounded procedure of separation, ovvero sul presupposto secondo cui gli stati mentali dipendono dalle interazioni con l’ambiente circostante, motivo per cui l’atto del disfarsi di un oggetto, come un foglio di carta, associato ad un’emozione negativa potrebbe portare la persona a liberarsi dell’emozione stessa.
Ai partecipanti è stato richiesto di scrivere un saggio su una problematica sociale, saggio per cui avrebbero ricevuto un feedback appositamente negativo, di modo da scatenare in loro il sentimento di rabbia. Lo stato emotivo nei soggetti è stato misurato a fine scrittura del saggio, dopo aver ricevuto il feedback negativo e, infine, dopo aver descritto in maniera analitica come si erano sentiti in seguito ad esso e perché.
Una volta riportato il proprio vissuto emotivo sul foglio, un gruppo di partecipanti per liberarsene doveva accartocciarlo e buttarlo (esperimento 1) oppure tritarlo (esperimento 2), mentre un altro gruppo doveva limitarsi a tenerlo sul tavolo.
I risultati dello studio sulla gestione della rabbia
Dall’esperimento si è evinto che i partecipanti che si sono disfatti fisicamente del foglio di carta — buttandolo nella spazzatura o tritandolo con un distruggi documenti – hanno riportato livelli di rabbia inferiori rispetto a coloro che invece l’hanno tenuto integro davanti a sé. In particolare, i livelli di rabbia inferiori erano equiparabili a quelli registrati prima dell’esperimento, ovvero prima che i soggetti venissero fatti arrabbiare intenzionalmente.
Quindi, possiamo intuire che questo metodo sia abbastanza efficace. Esso, poiché semplice e immediato, può essere introdotto nella vita quotidiana per familiarizzare con la rabbia e per imparare che è possibile controllare il proprio comportamento quando si reagisce a essa. Naturalmente, in caso di problemi gravi che conducono a un’aggressività frequente, questo escamotage non può sostituire un percorso di psicoterapia strutturato; può però rappresentare un primo sforzo per migliorare il proprio rapporto con questa emozione.
Lo studio menzionato ha alcuni limiti di cui è bene tenere conto e che, eventualmente, potranno essere di ispirazione per intraprendere ricerche future. Ad esempio, prima di disfarsi del foglio, ai partecipanti è stato richiesto di rivedere attentamente ciò che avevano scritto per trenta secondi, per rafforzare l’associazione tra l’emozione percepita e quella riportata sulla carta. Questo processo di revisione è stato cruciale per l’avvenuta riduzione dei sentimenti di rabbia? Non è chiaro.
I soggetti, inoltre, hanno ricevuto l’indicazione di descrivere la loro esperienza in maniera analitica, e quindi razionalizzando l’emozione provata. Dunque, ci si domanda: i risultati cambierebbero se i partecipanti scrivessero invece “di getto” sul pezzo di carta, come, si suppone, la rabbia suggerirebbe loro nell’impeto del momento?
Infine, questo metodo potrebbe essere testato su un dispositivo digitale, come uno smartphone. Se si rivelasse ugualmente efficace, esso potrebbe essere adottato in molte situazioni diverse, come riunioni di lavoro o conversazioni quotidiane, visto che rappresenterebbe anche una variante più discreta per ammansire la rabbia, senza che il proprio interlocutore o la gente circostante se ne accorgano.
Dunque, ricapitolando, questo studio offre per il momento una soluzione economica e facile da attuare per ridurre la rabbia: chiunque abbia una penna e un pezzo di carta può servirsene.