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Come sta il cervello dopo la chemioterapia? I sintomi del chemo-brain

Il chemo-brain è il deterioramento cognitivo che può presentarsi dopo la chemioterapia, alcuni trattamenti si stanno rivelando efficaci

Di Micol Agradi

Pubblicato il 25 Set. 2023

Aggiornato il 29 Set. 2023 12:32

Che cos’è il chemo-brain

Con l’espressione “chemo-brain” (letteralmente “cervello da chemio”) la medicina fa riferimento all’insieme degli effetti collaterali di tipo cognitivo conseguenti a trattamenti di chemioterapia. Si tratta di una condizione debilitante caratterizzata dalla perdita della capacità di recupero delle parole, della memoria, delle funzioni esecutive e della concentrazione. È come se le persone affette da questi sintomi vivessero una sorta di “nebbia mentale” per cui hanno difficoltà a organizzarsi efficacemente, a trovare le parole giuste e a imparare cose nuove. A livello emotivo, trovarsi improvvisamente a funzionare secondo un modo in cui non ci si riconosce può essere disorientante: ciò che molti pazienti riferiscono, infatti, riguarda la difficoltà di non riuscire più a funzionare nella modalità multitasking che prima contraddistingueva le loro giornate (Grechi, 2022).

La ricerca indica che questi sintomi, durante il trattamento, si presentano nel 75% dei pazienti mentre, dopo la chemioterapia, è il 35% di essi a lamentare effetti collaterali persistenti. Tali difficoltà cognitive non si presentano secondo tempistiche di esordio univoche, per cui è difficile prevederne la comparsa; molto, secondo i medici, dipenderebbe dalla sede di localizzazione del tumore e da una serie di fattori di rischio che predisporrebbero maggiormente allo sviluppo di questi effetti collaterali (ad esempio, età avanzata, uso di alcool o droga, disturbi mentali, etc.).

Le possibili cause

La ricerca attualmente non è ancora unanime nello spiegare perché alcuni pazienti oncologici non riportano i sintomi da chemo-brain mentre altri ne manifestano i segni anche dopo mesi e anni di distanza dal trattamento chemioterapico. Secondo la Dottoressa Mandelblatt, un processo di tipo infiammatorio potrebbe essere fra le principali cause alla base di questa differenza.

A livello tecnico, il trattamento del cancro, uccidendo le cellule tumorali, provoca inevitabilmente anche danni alle cellule che possono accelerare l’invecchiamento e aumentare l’infiammazione, compresa quella cerebrale. Di conseguenza, gli effetti debilitanti di questo meccanismo si manifesterebbero attraverso un deterioramento a livello delle funzioni cognitive, così compromesse nel chemo-brain. In realtà, come spiegato dalla Dottoressa, per capire in maniera complessa e completa le possibili determinanti di questa condizione sarebbe da tenere in considerazione anche il fatto che il cancro stesso intacca direttamente il cervello, provocando danni. In questo senso, prima di inquadrare la problematica in sintomi da chemo-brain, sarebbe efficace saper scindere gli effetti collaterali della chemioterapia da quelli diretti della malattia: spesso le persone che si ammalano di cancro riportano problemi di ansia, depressione e insonnia che, in generale, possono renderle meno efficaci e prestanti dal punto di vista cognitivo rispetto a prima, indipendentemente dalla malattia e dal trattamento.

I trattamenti

Vista la complessità del chemo-brain, gli studiosi sottolineano l’importanza di trattare la problematica secondo un approccio multifattoriale e integrato che proceda su fronti eterogenei. In particolare, gli studi hanno evidenziato le seguenti tecniche e trattamenti come particolarmente efficaci.

Esercizio fisico

Secondo diverse ricerche, gli individui che erano fisicamente attivi al momento della diagnosi e del trattamento avevano un migliore mantenimento cognitivo rispetto a quelli che non erano fisicamente attivi prima e durante la chemioterapia.

Riabilitazione cognitiva

Ripristinare i modelli di comportamento precedenti alla chemioterapia può migliorare i sintomi e rendere la vita più facile. A livello pratico, creare un ambiente domestico strutturato dove ogni cosa è al suo posto può essere molto utile in presenza di difficoltà di memoria, come tracciare i propri impegni su un’agenda personale. Analogamente, creare delle routine quotidiane da seguire con regolarità e riallenare il cervello con esercizi cognitivi via via più difficili può stimolare la guarigione. 

Terapia cognitivo-comportamentale

Un tipo di terapia cognitivo-comportamentale chiamato “Memory and Attention Adaptation Training (MAAT)” si è rivelato un trattamento efficace, oltre che facilmente praticabile a casa, per aiutare le persone affette da chemo-brain a fare un uso efficiente delle loro capacità cognitive intatte per sviluppare nuove competenze (o modalità compensatorie) utili allo svolgimento delle attività che richiedono memoria e attenzione (Ferguson e Gillock, 2021). In questo modo, il trattamento ridurrebbe la disparità che il paziente accusa fra le proprie risorse e le richieste dell’ambiente, diminuendo il distress e il fallimento cognitivo. A livello tecnico, la metodologia si strutturerebbe su quattro principali componenti (Grechi, 2021):

  • Psicoeducazione, per insegnare ai pazienti il funzionamento della memoria e dell’attenzione e per riconoscere i fenomeni di deterioramento cognitivo dai normali fallimenti cognitivi;
  • Training di autoconsapevolezza e mindfulness, per essere coscienti dei fattori che influenzano la prestazione mnestica e attentiva (primi fra tutti, le aspettative sui sintomi e sulla guarigione e le richieste esterne) e per facilitare quest’ultima attraverso pratiche meditative, di yoga o di respirazione profonda;
  • Autoregolazione, per allenare la capacità di regolazione emotiva utile a fronteggiare efficacemente i momenti di stress e frustrazione;
  • Strategie compensatorie, interne ed esterne, per favorire un buon funzionamento generale nonostante il deterioramento cognitivo.
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