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Le tattiche di auto-presentazione in relazione ai tratti di personalità

Il modello dell’autopresentazione analizza il legame tra tratti di personalità patologici e strategie comportamentali di presentazione del sé

Di Francesca Andrei Mitroi

Pubblicato il 30 Gen. 2023

La ricerca condotta nel 2019 da Hart e colleghi, si è concentrata sullo studio della relazione tra il modello dei tratti di personalità a cinque fattori (PID-5; Krueger et al., 2012) e l’uso delle tattiche di autopresentazione affermative o difensive.

 

Tratti di personalità e tecniche di autopresentazione

Gli individui con tratti di personalità patologica possono, almeno in parte, presentare alcune combinazioni di tre tendenze di autopresentazione (Fontana et al., 1968; Leary, 1996; Schlenker, 1980):

  • un maggior ricorso a tattiche di autopresentazione che possono trasmettere identità socialmente indesiderabili (ad esempio, presentarsi come una persona debole, vulnerabile, egoista)
  • un maggior ricorso a tattiche di autopresentazione opportunistiche che facilitino il raggiungimento di obiettivi egoistici
  • un minor ricorso a tattiche di autopresentazione che ritraggono il sé come un modello di riferimento o come una persona premurosa.

Il modello dell’autopresentazione analizza il legame tra tratti patologici di personalità e strategie comportamentali funzionali al mantenimento dell’identità (Leary, 1996; Schlenker, 1980, 2012). Questa analisi serve per comprendere il funzionamento intraindividuale del paziente con una patologia della personalità e per evidenziare gli interventi che potrebbero essere attuati in psicoterapia a livello comportamentale.

Gli individui controllano il loro comportamento con il fine di presentare identità che ritengono possano permettergli di ottenere il trattamento desiderato (Schlenker, 1980, 2012). Il controllo si manifesta attraverso comportamenti di mantenimento dell’immagine che possono essere categorizzati in base al loro intento affermativo (comportamenti volti ad assumere un’identità desiderata, guidati dall’auto-affermazione e dall’auto-valorizzazione) o difensivo (comportamenti guidati dall’autoprotezione e dalla difesa di risorse opportunistiche; Lee et al., 1999; Schlenker, 1980).

Oltre alla distinzione tra affermativo e difensivo, alcune tecniche affermative (assertive tactics nel paper originale) possono essere maligne (come comportamenti dirompenti, intimidazioni o suppliche), relativamente benigne (come l’autopromozione) o virtuose (come l’esemplificazione, Bolino & Turnley, 2003).

Alcune tattiche di auto-presentazione, infatti, sono principalmente intese a coltivare o mantenere il valore del sé (es. tattiche “egoistiche”: auto-miglioramento, scuse, giustificazioni, ecc), a promuovere l’acquisizione o la difesa di risorse (ad es. tattiche “opportuniste”: supplica, intimidazione), o a trasmettere qualità morali (ad es. tattiche “virtuose”: esemplificazione, scuse; Hart, Adams, Burton & Tortoriello, 2017, 2019; Jones & Pittmann, 1982; Leary, 1995).

PID-5 e tattiche di autopresentazione

La ricerca condotta nel 2019 da Hart e colleghi, si è concentrata sullo studio della relazione tra il modello dei tratti di personalità a cinque fattori (PID-5; Krueger et al., 2012) e l’uso delle tattiche affermative o difensive. Il PID-5 propone una visione dei tratti di personalità focalizzandosi su cinque dimensioni: effettività negativa, distacco, antagonismo, disinibizione e psicoticismo. L’affettività negativa riflette un orientamento sociale vulnerabile/difensivo; il distacco un orientamento asociale; l’antagonismo un orientamento sociale grandioso/acquisitivo; la disinibizione un orientamento sociale impulsivo/irresponsabile, mentre lo psicoticismo sembra essere meno legato a un orientamento sociale generale.

Nello studio (Hart et al., 2019), i partecipanti (per un totale di 250) sono stati sottoposti alla compilazione del Self-Presentation Tactics Scales per la valutazione delle tattiche di autopresentazione (SPTS; Lee et al., 1999) e al PID-5, per la valutazione dei tratti di personalità (Krueger et al., 2012).

 Dai dati ottenuti, l’antagonismo e l’affettività negativa sono risultati correlare con un maggior uso di tattiche di autopresentazione. Le persone con tratti antagonisti potrebbero utilizzare le tattiche per auto-valorizzarsi e acquisire risorse, mentre quelle con elevata affettività negativa potrebbero usarle come auto-protezione (Hart et al., 2017; Sadler et al., 2010). In particolare, l’antagonismo correla con un maggior uso di tattiche socialmente più audaci che trasmettono malevolenza (come l’intimidazione) e, mentre l’affettività negativa si collega a un maggior utilizzo di giustificazioni e scusanti, l’antagonismo si collega, al contrario, a un minor utilizzo di quest’ultime. Le scuse favoriscono la ricucitura di rapporto con la parte offesa e, infatti, sono coerenti con un’identità più vulnerabile e paurosa, ma non con un’identità antagonista. Il distacco, invece, è correlato a un minor utilizzo di tattiche di autopresentazione. La premessa di queste tattiche è che siano presumibilmente motivate dall’edonismo (ovvero, con il fine di aumentare il piacere) e che riflettano la dipendenza delle persone agli altri per il raggiungimento degli obiettivi (Jones & Pittman, 1982; Leary, 1996; Schlenker, 1980). Poiché il distacco è correlato a una minore pulsione edonica e all’evitamento sociale, i dati risultano coerenti (Krueger et al., 2012).

La disinibizione, invece, è correlata ad una riduzione delle scuse e dell’esemplificazione. Le persone disinibite potrebbero avere un minor controllo sul proprio comportamento e, per questo, potrebbero sentirsi meno responsabili dei risultati negativi; inoltre, essendo viste come più spericolate e irresponsabili (Sleep et al., 2019), potrebbero sentirsi meno in grado di convincere gli altri di essere modelli da emulare. Anche la psicopatia (particolarmente legata alla disinibizione), in effetti, si lega a un minor utilizzo di esemplificazioni e di scusanti (Sleep et al., 2019).

Lo psicoticismo è risultato avere legami, seppur deboli e non significativi, con tutte le tattiche, eccetto per l’intimidazione. Considerando la difficoltà degli individui con alti livelli di psicoticismo nello stabilire legami sociali con gli altri in maniera naturale (ad esempio attraverso la condivisione di somiglianze, che trasmettono simpatia; Byrne, 1969), essi potrebbero voler ricorrere all’utilizzo di tattiche di autopresentazione di “auto-promozione”, per trasmettere il loro valore, la loro simpatia e la loro virtù.

Lo studio condotto da Hart e colleghi (2019) si aggiunge ad altri studi di verifica del modello dimensionale a cinque fattori, evidenziandone ulteriormente la validità in relazione a caratteristiche della psicopatologia di personalità e riscontrando una relazione tra i tratti di personalità e gli stili di autopresentazione, ampiamente coerente con l’orientamento interpersonale generale di ogni tratto.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bolino, M. C., & Turnley, W. H. (2003). More Than One Way to Make an Impression: Exploring Profiles of Impression Management. Journal of Management, 29(2), 141–160.
  • Byrne, D. (1969). Attitudes and Attraction. In Advances in Experimental Social Psychology (Vol. 4, pp. 35–89). Elsevier.
  • Fontana, A. F., Klein, E. B., & Lewis, E. (1968). Presentation of self in mental illness. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 32(2), 110–119.
  • Hart, W., Adams, J., Burton, K. A., & Tortoriello, G. K. (2017). Narcissism and self-presentation: Profiling grandiose and vulnerable Narcissists’ self-presentation tactic use. Personality and Individual Differences, 104, 48–57.
  • Hart, W., Tortoriello, G. K., & Richardson, K. (2019). Profiling personality-disorder traits on self-presentation tactic use. Personality and Individual Differences, 156, 109793.
  • Jones, E., & Pittman, T. (1982). Toward a general theory of strategic self-presentation. Psychological Perspectives on the Self, 1.
  • Krueger, R. F., Derringer, J., Markon, K. E., Watson, D., & Skodol, A. E. (2012). Initial construction of a maladaptive personality trait model and inventory for DSM-5. Psychological Medicine, 42(9), 1879–1890.
  • Leary, M. R. (1996). Self-presentation: Impression management and interpersonal behavior. Westview Press.
  • Lee, S.-J., Quigley, B. M., Nesler, M. S., Corbett, A. B., & Tedeschi, J. T. (1999). Development of a self-presentation tactics scale. Personality and Individual Differences, 26(4), 701–722.
  • Sadler, M. E., Hunger, J. M., & Miller, C. J. (2010). Personality and impression management: Mapping the Multidimensional Personality Questionnaire onto 12 self-presentation tactics. Personality and Individual Differences, 48(5), 623–628.
  • Schlenker, B. R. (1980). Impression management: The self-concept, social identity, and interpersonal relations. Brooks/Cole Pub. Co.
  • Schlenker, B. R. (2012). Self-presentation. In Handbook of self and identity, 2nd ed. (pp. 542–570). The Guilford Press.
  • Sleep, C. E., Lamkin, J., Lynam, D. R., Campbell, W. K., & Miller, J. D. (2019). Personality disorder traits: Testing insight regarding presence of traits, impairment, and desire for change. Personality Disorders: Theory, Research, and Treatment, 10(2), 123–131.
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