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Tribolazioni 04 – Portafoglio Stretto

Tribolazioni: perché un individuo prende sul serio l'educazione ricevuta? Ottimizzare l'uso delle risorse e del tempo per il perseguimento dei propri scopi

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 18 Apr. 2013

Aggiornato il 22 Mag. 2013 11:02

 

Tribolazioni 04

Portafoglio Stretto

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Tribolazioni #4 - Il Portafoglio Stretto. - Immagine: © koya979 - Fotolia.com

Tribolazioni: perché un individuo prende sul serio l’educazione ricevuta? Ottimizzare l’uso delle risorse e del tempo per il perseguimento dei propri scopi

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Quando si cercano le cause di un malfunzionamento o di una sofferenza  nell’educazione ricevuta si va alla ricerca della storia di apprendimento delle credenze che risultano attualmente disfunzionali.

Credo, invece, che ci si dovrebbe porre una domanda diversa del tipo: perché il soggetto in questione ha preso così sul serio quell’insegnamento che più o meno tutti quelli della sua generazione hanno ricevuto, dandogli tuttavia una importanza molto relativa o addirittura nessuna?.

Certamente quasi tutti hanno ricevuto l’esortazione a concentrarsi, a fare bene una cosa per volta e a “non mettere troppa carne al fuoco”. A tal proposito,  possiamo ipotizzare che gli umani siano regolati da uno pseudo-scopo (intendo con ciò uno scopo non esplicitamente rappresentato ma che regoli il funzionamento del sistema, Castelfranchi, Mancini, Miceli 2002) di “ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse e del tempo per il perseguimento dei propri scopi”.

Ipotizzo altresì che tale pseudo-scopo comporti la selezione di priorità di perseguimento sia in termini di risorse da investire che di un vero e proprio timing.  Sin qui tutto sembra banale e di buon senso. Essendo sia le risorse che il tempo limitati, occorre necessariamente scegliere per quali scopi, investirli.

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Tribolazioni. Di Roberto Lorenzini – No Conflict. -Immagine: © olly - Fotolia.com
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Questa tendenza comporta un evidente  vantaggio evolutivo, in termini di successo di sopravvivenza e procreativo. Non è però altrettanto pagante in termini di realtà interna che, come già detto, è l’unica rilevante per il benessere. Conduce infatti verso una riduzione degli scopi da perseguire e verso una specializzazione delle strategie per farlo che si riducono a quelle dimostratesi più efficienti. Potremmo dire, mutuando un termine biologico, che riduce la biodiversità.

Il sistema in sostanza taglia i rami secchi:

– sia per quanto riguarda gli scopi terminali.

– sia per quelli strumentali (le strategie di perseguimento dei primi).

Un tale sistema aumenta progressivamente la sua efficienza ma contemporaneamente la sua rigidità, l’inadattabilità ai cambiamenti e, in una parola, la fragilità.

Immaginiamo, del tutto ipoteticamente, due sistemi cognitivi a confronto: il primo dotato di due soli scopi terminali ed un secondo, invece con dieci scopi terminali. Immaginiamo, inoltre, che sia il primo che il secondo vadano incontro ad un fallimento definitivo e irrevocabile di uno scopo, avremo due situazioni molto diverse. Il secondo avrà fallito per il 10% dei suoi investimenti, una perdita grave e dolorosa ma non una bancarotta. Il primo, invece, avrà perduto il 50% dei suoi investimenti. Si aggiunga che forse il primo dovrà fare i conti anche con il fallimento dello pseudo-scopo di “ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse e del tempo per il perseguimento dei propri scopi”. Il che agirà dunque come moltiplicatore del vissuto di fallimento. Al contrario il secondo constatando che nonostante le circostanze avverse lo abbiano privato del 10% del suo patrimonio, il 90% resta saldamente in suo possesso potrà essere soddisfatto per il buon perseguimento dello pseudo-scopo in questione.

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 Al contrario degli educatori che esortano alla concentrazione e alle scelte, gli economisti suggeriscono l’opposto. Consapevoli di dover fronteggiare un mercato in cui, come nella vita reale, il controllo è un’illusione o tutt’al più una aspirazione, invitano a differenziare gli investimenti in modo che ciò che regge sostenga ciò che  frana e si possa poi ricostruire partendo da lì.

Tutto questo è vero a due diversi livelli:

a livello degli scopi terminali che è meglio siano molteplici e non strettamente interconnessi tra loro (come ad esempio avere un partner e fare dei figli) in modo che il fallimento di uno non ne inneschi altri in una sorta di  domino perverso.

a livello degli scopi strumentali (d’ora in avanti le strategie). E’ ovvio che le strategie che si sono dimostrate efficaci vengano mantenute e ulteriormente sofisticate con un vero e proprio processo di selezione naturale, ma tale specializzazione va a discapito della ricchezza di alternative.

Come, per dirla con un paragone biologico, il successo schiacciante di una specie riduce la biodiversità. Tale riduzione ininfluente agli occhi della specie dominante e in periodi di stabilità può diventare, a seguito di drastici cambiamenti ambientali, un vulnus intollerabile per la sopravvivenza della vita nel suo insieme. Uscendo di metafora la specializzazione è un vantaggio economico finchè le condizioni ambientali si mantengono stabili ma costituisce un fattore di rigidità e di fragilità che espone a  possibili fallimenti irrecuperabili di fronte ai cambiamenti.

Le condizioni ambientali in cui si gioca la partita dell’ esistenza sono mutevoli non foss’altro per il processo unidirezionale dell’invecchiamento. Scopi che erano adattivi nella prima infanzia (ad es.:essere amati da tutti) non lo sono più nella piena maturità e se ancora ostinatamente perseguiti portano a tribolazioni certe.

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Lorenzini_Triboloazioni_02_Esami_non_finiscono_mai - Immagine: Costanza Prinetti 2013
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Strategie efficaci a vent’anni diventano grottesche e fallimentari mezzo secolo dopo. Molti soffrono e chiedono aiuto disorientati perché non funziona più ciò che aveva funzionato in passato, alla frustrazione si aggiunge smarrimento e confusione. Infine va detto che quanto più una strategia è antica e tanto più è stata di successo tanto più sarà difficile  metterla in discussione e intravederne delle alternative: non ci si è mai pensato perché non ce ne è stato alcun bisogno.

In sintesi la naturale tendenza  a concentrarsi su pochi obiettivi ed a perseguirli con strategie efficaci ma  sempre identiche costituisce un elemento di grande fragilità quando il cambiamento dell’ambiente rende inefficace il vecchio funzionamento.

Detto in altri termini lo pseudo-scopo  dell’ “ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse e del tempo per il perseguimento dei propri scopi”, rende efficienti ed economici i sistemi in condizioni di stabilità ambientale ma pericolosamente rigidi e dunque fragili in situazioni di cambiamento.

In questi casi alla sofferenza per il mancato raggiungimento di uno scopo si aggiunge quella derivata dall’avvertire che il proprio sistema non funziona bene, non riesce  a trovare nuove soluzioni e ripropone incessantemente vecchie modalità che, seppure dimostratesi fallaci, non hanno alternative.( Girotto 1994; Girotto, Legrenzi 1999; Mancini, Semerari 1985,1990;Lorenzini, Sassaroli 2000)

Riepilogando:

– fallisce lo scopo S’

– falliscono le strategie di perseguimento di S’ cioè St’

– falliscono gli scopi S’’, S’’’ S(n) strettamente connessi a S’

– tale fallimento riguarda una parte cospicua dell’intero sistema di scopi

– fallisce dunque anche  lo pseudo scopo PS’

Per dirlo in parole povere.

Restringere il portafoglio in cui si investe piuttosto che ampliarlo è una manovra difensiva che comporta molti rischi. Poiché il possibile fallimento in un settore è sempre in agguato e mai escludibile con certezza è chiaro che maggiori saranno gli ambiti cui si  da importanza e minore sarà il riverbero di un singolo insuccesso sull’assetto generale. Chi  punta solo sull’amore rischia di affondare insieme al suo matrimonio che naufraga.

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 Chi si identifica con il  lavoro può fallire insieme alla sua attività. Quando la posta in palio è puntata tutta su un solo cavallo ci sarà costantemente ansia nel timore del possibile insuccesso e disperazione dopo che sarà avvenuto. La regola base degli economisti che suggerisce di differenziare gli investimenti dovrebbe essere sempre seguita ma talvolta gli uomini sembrano presi  dal brivido del gioco d’azzardo. Amano rischiare. Si sentono più vivi  se sanno di poter perdere tutto e ciò poi non avviene.

Naturalmente non c’è un numero giusto di scopi su cui investire e spesso essi sono embricati e in riferimento reciproco.

Numerosi psicologi (Beck 1988, Guidano 1988,1992,1996;Hall Lindzey 1957; James 1890; Liotti 1994,1995; Weiner 1992)) si sono cimentati nella classificazione delle motivazioni fondamentali degli esseri umani: bisogni fisici legati alla sopravvivenza come mangiare, bere, dormire e proteggersi dagli agenti atmosferici o sociali legati alla consuetudine di vivere in branchi e tra questi: avere un ruolo riconosciuto e rispettato, collaborare con gli altri, accudire i piccoli e accoppiarsi felicemente e ripetutamente per diffondere i propri geni nel mondo. Spesso un singolo obiettivo è al servizio di scopi diversi, ha un carattere, per così dire,  pluristrumentale.

Tribolazioni 03 - Ci Penso Io - Scenari Mentali, Astrazioni e Ipotesi - Immagine: © 2011-2013 Costanza Prinetti
Tribolazioni 03 – Ci Penso Io.

L’insieme del portafoglio di  obiettivi organizza la quotidianeità. Faccio l’esempio di un giovane ingegnere al primo impiego.  Guardandosi allo specchio la mattina, fruga mentalmente nell’elenco e  decide. Oggi mi dedicherò  a conquistare la Livia Arcuati, una quasi coetanea riccioluta evidentemente insoddisfatta. Sia per rilanciare con il suo sostegno i miei geni sul mercato, sia per aumentare il mio prestigio tra amici e conoscenti e, non ultimo, per vedere di ottenere il posto di direttore nella Arcuati s.r.l. e magari subentrare come amministratore delegato alla scomparsa del padre di lei.

Il saggio tenta sempre di prendere più piccioni con una fava. Riproduzione, prestigio sociale, ricchezza e risorse sono tutti concentrati per il giovane ingegnere nella deliziosa figurina esile e neroricciuta di Livia Arcuati. Ella una specie di imbuto, la via finale comune dove tutti gli scopi convergono. Lei è l’enorme fava che attira e cattura tutti i piccioni. Conquistare Livia da un senso di unitarietà che compatta l’identità e bandisce ogni dubbio e incertezza.

 

 

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