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Recensione – “Attraversare le Emozioni”. A cura di Fosha, Siegel e Solomon

Recensione del Libro "Attraversare le Emozioni" di Fosha, Siegel e Solomon. Cosa significa conoscere le emozioni? Quale il loro significato?

Di Emma Fadda

Pubblicato il 19 Ott. 2012

Aggiornato il 04 Feb. 2019 12:02

di Emma Fadda

 

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Attraversare le emozioni - recensione
Attraversare le emozioni – Copertina

Recensione del Libro “Attraversare le Emozioni” di Fosha, Siegel e Solomon. Cosa significa conoscere le emozioni? Quale il loro significato?

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Il libro Attraversare Le Emozioni curato da Diana Fosha, Daniel Siegel e Marion Solomon si fa portavoce e sostenitore dei recenti modelli teorici e clinici nell’ambito della tradizione cognitivista, che riconoscono e rivendicano “le emozioni al punto di incontro tra pensiero ed azione, tra sé e altro, tra persona e ambiente, tra biologia e cultura”, riconoscendo quindi il primato delle emozioni corporee come causa potenziale di patologia, come vero agente del cambiamento e come strumento attraverso il quale è possibile l’incontro, la connessione e la costruzione di legami con l’altro.

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Questi modelli bottom-up promuovo nuovi interventi psicoterapeutici corporeo-esperienziali che si contrappongo ai modelli cognitivi classici di tipo top-down, che per lungo tempo hanno riconosciuto un primato alle cognizioni non solo nell’idea che contenuti, processi e strutture cognitive influenzino le emozioni e il comportamento, ma nella convinzione che la psicopatologia sia il frutto di prodotti del pensiero disfunzionali e che di conseguenza la cura rappresenti un processo in cui l’insight cognitivo rappresenta in un certo senso ciò che produce cambiamento.

L’obiettivo ambizioso che si pongo gli autori è quello di comprendere la totalità dell’esperienza dell’emozione attraverso l’analisi dei legami di interconnessione esistenti tra i diversi livelli strutturali gerarchici dell’emozione stessa: emozione come evolutivamente organizzata nel cervello, emozione come processo fisiologico, emozione come stato di coscienza, emozione come frutto dell’attaccamento, emozione come integrazione e infine emozione come agente di connessione tra le persone, capace di generare allo stesso tempo malessere e benessere.

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Questo è ciò che secondo gli autori permette infatti di attraversare le emozioni, che significa incontrarle, sperimentarle primariamente nel corpo, nominarle, quindi comprenderle nei molteplici significati che esse veicolano e utilizzarle come strumenti di consapevolezza di sé, dell’altro, della relazione, della malattia e della salute.

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L’impresa degli autori è riuscita, grazie al congiunto apporto del contributo di esperti provenienti da diversi ambiti del sapere psicologico che danno consistenza e coerenza all’intera opera, sebbene questa operazione di aggregazione non fosse di facile realizzazione.

Le emozioni ci vengono quindi raccontate partendo dal punto di vista delle Neuroscienze Affettive, della Psicologia dello Sviluppo, della Neurobiologia Interpersonale, della Teoria dell’Attaccamento, della Psicoterapia e della Mindfulness.

L’edizione italiana ripropone il testo in due volumi, il primo dei quali propone il lavoro di cinque autori, Jaak Panksepp, Stephen Porges, Colwyn Trevarthen, Ed Tronik, Allan Schore e Daniel Siegel che ci raccontano le emozioni arricchendo costantemente le loro argomentazioni di riferimenti alla letteratura scientifica internazionale più recente, mai dimenticando di evidenziare con puntualità ed attenzione le dirette implicazioni in ambito clinico e psicoterapeutico.

Questi affetti emotivi del processo primario – primario nei termini dell’essere non solo il frutto dell’evoluzione neurobiologica della specie, ma pre-proposizionali, pre-linguistiche, pre-cognitive e prive di scopo – sono organizzate nel cervello in specifiche aree celebrali e si configurano nell’attivazione di definiti circuiti neuronali frutto dell’evoluzione della specie. Questi sistemi emotivi inter-mammiferi non sono quindi creati dall’esperienza ma possono essere modellati da essa nel contesto ambientale e relazionale in cui l’individuo vive, organizzandosi in forme più complesse e più o meno adattive. Ogni sistema emotivo viene precisamente descritto nella sua multicomponenzialità – neurostrutturale, neurofunzionale, corporea e cognitivo-affettiva -, suggerendo la necessità in ambito psicoterapeutico che i processi primari del paziente vengano esplicitati a partire dalla loro manifestazione corporea, con lo scopo ultimo di riconsolidare quelle memorie affettivo-cognitive causa di sofferenza. Ma i sistemi emotivi non sono solo connessi a uno specifico stato viscerale; regolazione neurale degli stati viscerali e l’interazione sociale sono in grado di alterare la reattività del sistema stesso, con la possibile comparsa di una sintomatologia clinica rilevante. La Teoria Polivagale (Porges S.W., 2007) sottolinea quindi come l’evoluzione ci abbia dotati di un sistema di coinvolgimento sociale, neuroanatomicamente organizzato, che se regolato è in grado di garantire l’interazione sociale, mentre se scarsamente regolato può esprimersi in stati fisiologico-emotivi disfunzionali, tipicamente osservabili in molteplici quadri psicopatologici. Questa prospettiva teorica apre la strada alla progettazione di nuove tipologie di interventi clinici, che agiscano al fine di innescare circuiti neurali che favoriranno comportamenti spontanei di coinvolgimento sociale, quindi di benessere psichico.

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 Le emozioni quindi regolano la vita sociale, ci rendono fin dalla nascita competenti e capaci di creare intersoggettività. Una intersoggettività che è scritta nel nostro cervello. Questa la ragione per cui il benessere emotivo non può essere raggiunto efficacemente in terapia attraverso l’istruzione o il “training” del comportamento ma piuttosto l’incoraggiamento empatico alla condivisione e all’interazione come strumento per apprendere nuovi significati. Se quindi siamo intrinsecamente degli animali emozionali e predisposti all’intersoggettività è attraverso essa che vecchie emozioni possono essere modificate o nuove emozioni create. La teoria dell’attaccamento riveste in questo scenario un ruolo chiave, nella misura in cui interazioni sicure del bambino con il proprio caregiver si sono dimostrate in grado di facilitare la maturazione di quelle stesse reti di circuiti neuronali che regolano le emozioni, favorendo quindi l’interazione e la formazione di legami sociali. L’emozione è quindi integrazione, la sensazione di sentirsi legato, sentirsi un’unica cosa con l’altro. E se la guarigione ha a che fare con l’integrazione allora la psicoterapia deve avere l’obiettivo di promuovere la guarigione attraverso la relazione diadica tra due persone.

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Il secondo volume del libro è interamente dedicato alla psicoterapia: gli autori dei cinque capitoli Diana Fosha, Pat Ogden, Marion Solomon, Susan Johnson e Dan Hughes, offrono il loro contributo all’applicazione in ambito terapeutico delle evidenze sperimentali e le conoscenze sulle emozioni proposte nel primo volume, arricchendole di casi clinici e trascrizioni commentate di momenti particolarmente significativi di sedute terapeutiche. Fosha propone una descrizione accurata del processo trasformativo basato sulle emozioni proprio dell’Accelerated Experiential Dynamic Psychoterapy (AEDP), entro la quale la psicopatologia è concepita come conseguenza dell’inibizione o dell’impossibilità di condivisione degli affetti. La terapia diventa quindi un processo di guarigione che parte dalla consapevolezza corporea degli stati emotivi bloccati o negati al fine di riconoscerli, comprenderne il significato e ricostruirli, integrando il nucleo centrale degli affetti del paziente. Il concetto di finestra di tolleranza affettiva proposto da Ogden identifica esattamente quella zona ottimale di attivazione fisiologica entro cui le emozioni possono essere di fatto processate. Ciò significa che stati di ipo- o iper- attivazione frequenti spesso in psicopatologia non consentono un corretto processamento e risoluzione degli stati emotivi. L’espansione dei confini di regolazione deve essere quindi obiettivo primario della terapia del trauma e dell’attaccamento, e può essere perseguito attraverso esperienze di empowering o di comportamenti interattivi che favoriscono l’attaccamento, il legame interpersonale. In questo contesto acquista un valore terapeutico rilevante, oltre alle psicoterapie esperienziali, la Mindfulness, che attraverso l’auto-osservazione consente la presa di contatto e consapevolezza delle proprie emozioni, così come favorire l’empowering.

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Il lavoro sull’affettività viene approfondito da Solomon nell’ambito della relazione di coppia, all’interno delle quali possono ri-attivarsi emozioni dolorose sperimentate nel legame di attaccamento precoce infantile, rischiando di compromettere il legame di coppia. Lavorare con la coppia significa quindi aiutare i partner a riconoscere come i pattern sviluppati nell’infanzia si ripresentino nelle relazioni correnti, fino a ristabilire un livello di connessione intima affettiva che passi attraverso il dialogo, l’intimità e la condivisione affettive. Il lavoro sulle emozioni nella coppia viene descritto da Johnson con particolare riferimento alla Emotionally Focused Therapy (EFT) mentre il contributo di Hughes si focalizza sull’intersoggettività e la comunicazione emotiva all’interno della terapia familiare, in cui è compito del terapeuta accompagnare la famiglia entro un processo di esperienza e condivisione affettiva genuina.

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I due volumi dell’opera offrono una sintesi sul tema delle emozioni adeguatamente sostenuta da un punto di vista scientifico, con riferimenti aggiornati e recenti. La bibliografia è corposa, ed offre sia ai clinici che ai non addetti ai lavori molteplici spunti di riflessione ed approfondimento. Il secondo volume offre in particolare agli psicoterapeuti di orientamento cognitivo e non solo una visione amplia dei setting diversi in cui il lavoro sulle emozioni può essere applicato, e trascrizioni di dialoghi in contesto clinico che rendono la lettura piacevole facilitando la comprensione anche delle fasi di processo terapeutico più complesse. 

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Emma Fadda
Emma Fadda

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, PhD presso l'Università Vita-Salute San Raffaele

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