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EABCT 2012 – Attaccamento & Traumi Complessi: Meet Giovanni Liotti

EABCT 2012 - Meet the Expert con Giovanni Liotti: Attaccamento e Complex Trauma

Di Andrea Bassanini

Pubblicato il 01 Set. 2012

Aggiornato il 13 Mag. 2016 11:10

EABCT 2012 – Meet the Expert – Gianni Liotti: TREATING POST-TRAUMATIC COMPLEX CASES: ATTACHMENT THEORY, CLINICAL AND RESEARCH CONTRIBUTION

EABCT 2012 – Attaccamento & Traumi Complessi. Meet the expert: Giovanni Liotti
Gianni Liotti @ EABCT 2012

 

Meet the Expert – Giovanni Liotti: “The relevance of attachment theory and research for the understanding and treatment of adult disorders related to childhood cumulative trauma”. 

 

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Venerdì a Ginevra si è tenuto un “Meet the Expert” molto importante: Giovanni Liotti discute l’importanza della Teoria dell’Attaccamento per la comprensione e il trattamento di disturbi in età adulta correlati a traumi cumulativi nell’infanzia.

Quando la Room 4 del Centre International de Conférences Genève si riempie, Lucio Bizzini, organizzatore del Congresso introduce l’intervento di Liotti. Dopo una breve presentazione dei lavori di Liotti, inizia il Meet the Expert.

Nonostante i temi da trattare siano tanti e complessi e il tempo a disposizione poco più di un’ora, Liotti mostra in grandi linee i concetti del suo modello dell’Attaccamento Disorganizzato e dei Traumi Complessi.

Il concetto centrale è quello di complex trauma, core del problema clinico. A seguito di traumi complessi e prolungati durante l’infanzia, secondo il modello brillantemente presentato da Liotti, i pazienti sviluppano uno stile interpersonale traumatico e caotico, una incoerenza nel discorso e un caratteristico shift tra diverse rappresentazioni di sé e degli altri.

EABCT 2012 – Attaccamento & Traumi Complessi. Meet the expert: Giovanni LiottiL’importanza del tema trattato da Liotti è subito chiaro: secondo i dati citati, un paziente con diagnosi psichiatrica su tre proviene da una storia personale traumatica. Pensiamo a pazienti che, a seguito di sviluppi traumatici, sviluppano un Disturbo Borderline di Personalità e/o un Disturbo Dissociativo oltre a presentare memorie traumatiche e dissociate.

Liotti fa notare nel suo intervento come la diagnosi PTSD (Post-Traumatic Stress Disorder) presente nella nosografia del DSM-IV-TR non sia utile per rilevare né per comprendere i complex trauma. Infatti, le caratteristiche dei pazienti che hanno subito in infanzia continue e ripetute esperienze traumatiche intra-familiari (come ad esempio eventi legati a genitori che “abdicano” al loro ruolo di caregivers) presentano caratteristiche psicopatologiche chiare e ben distinte dal PTSD semplice: impotenza, rappresentazioni di sé legate a impotenza e debolezza.

In particolare, si parla di “loss of confidence of other people”, nato da esperienza gravemente disfunzionali durante l’infanzia. Questo è un altro aspetto centrale del “Meet the Expert” di Liotti: la “loss” di cui si parla rappresenta una costante e profonda paura di relazionarsi con le persone, in particolare con quelle significative e quindi anche il proprio terapeuta (che ha saputo instaurare una buona alleanza terapeutica con il paziente).

Per comprendere meglio la sofferenza portate da questi pazienti, pensiamo al circolo vizioso doloroso che si crea nel momento in cui una persona che ha avuto una storia di sviluppo traumatica si trova in una situazione relazionale in cui prova due emozioni ben distinte e contraddittorie: ha una intensa paura dell’altro, da cui desidera anche cura e protezione.

A seguito di questi concetti chiave, il discorso vira in modo naturale all’importanza della relazione terapeutica con i pazienti con storie di sviluppo traumatiche. Il primo aspetto su cui noi terapeuti dobbiamo porre la nostra attenzione clinica è costruire un’alleanza “sufficientemente buona” con il paziente. Non solo, è di fondamentale importanza trovarsi pronti per gestire in modo adeguato le rotture (anche situazioni e momentanee) dell’alleanza terapeutica, frequenti con questi pazienti.

Considerato il circolo vizioso citato precedentemente (semplificando, “io ho paura della stessa persona da cui desidero cure e protezione”) risulta chiaro (e Liotti di questo discute e chiarifica in modo netto) che il tema della relazione terapeutica assuma un significato centrale. Prima di lavorare con i paziente con traumi complessi, è necessario che il Sistema di Attaccamento sia attivo, ma se il paziente teme ciò che rappresenta il tema centrale del sistema di attaccamento, ovvero la “closeness” (la vicinanza), questo si insinua nella relazione con il paziente e rappresenta un problema primario e fondamentale (“he/she fears his/her own wish of closeness”).

Il tempo dell’intervento di Liotti è poco ma l’importanza e la portata del tema trattato sono evidenti. Il resto del “Meet di Expert” si concentra su una breve introduzione del modello di Liotti (descritto nel recente lavoro dello stesso insieme a Benedetto Farina, “Sviluppi Traumatici, recensito da State of Mind) e per un accenno alle neuroscience.

L’interesse dell’uditorio è evidente e resta solo il tempo per conciliare il discorso e integrarlo con le Neuroscienze, molto presenti in questi giorni di EABCT. Viene infatti presentato un recente lavoro di Farina (2012, in pubblicazione) in cui viene svolto un esperimento con uno strumento di misura della EEG cohenrece, ovvero uno strumento che misura la connettività corticale delle rete neurali. In breve, ai soggetti viene somministrata la AAI (Adult Attachment Interview) e, dopo pochi minuti dalla conclusione, viene misurata la connettività delle reti cerebrali.

Come è noto, la AAI è un’intervista costruita al fine di sollecitare nel paziente memorie e riflessioni legate alla propria storia di attaccamento. Ci si aspetta, quindi, una risposta coerente delle reti neurali coinvolte con le emozioni e i pensieri. I dati mostrati da Liotti sono davvero interessanti: le persone codificate con un attaccamento disorganizzato, a differenza di tutti gli altri pattern di attaccamento mostrano una connettività cerebrale assente, sembra dai dati che le persone con attaccamento disorganizzato non riescano a riflettere sulla propria storia di attaccamento.

Le parole di Liotti sono: “impairment of the higher-order of integrative mental functions during the interview” (“danneggiamento delle funzioni mentali integrative di ordine superiore”). 

Questo dato fa riflettere, e apre la strada a nuovi filoni di ricerca e di applicazioni cliniche, in cui psicoterapia e neuroscienze si incontrano. E prima ancora, le riflessioni di Liotti nel suo “Meet the Expert” ci aiutano a mantenere nella nostra mente da clinici un tema centrale:

Quando ci troviamo di fronte a pazienti che provengono da una storia traumatica (se pensiamo che, secondo quanto sottolineato da Liotti, sono uno su tre…) e che hanno sviluppato un attaccamento disorganizzato, è fondamentale tenere a mente che, i pazienti che hanno sviluppano un attaccamento disorganizzato mostrano:

  • incoherence of discourse, memory and thoughts concerning attachment 
  • difficulties in emotional regulation
  • poor metacognitive monitoring
Credo che questa frase di Liotti riesca a riassumere brillantemente il senso profondo del suo “Meet the Expert”: “con un paziente con attaccamento disorganizzato, cerchiamo di ragionare con lui, farlo connetterete con le proprie esperienze dolorose. Il problema è che lui/lei non può farlo (…), in quel momento il paziente non riesce a riflettere sulle proprie memorie traumatiche. Bisogna, quindi, privilegiare l’alleanza terapeutica, condividere gli obiettivi e monitorare continuamente l’attivazione dell’attaccamento del paziente nei confronti del terapeuta” (traduzione libera dell’autore, NdA).

Il Meet the Expert si conclude con un lungo applauso dai partecipanti pieno di stima da parte di tanti e di curiosità per i pochi che non conoscevano Giovanni Liotti.

Un piccola nota a margine: per il gruppo di ricerca italiano presente a Ginevra, un “Meet the Expert” tutto italiano, svolto dal nostro Past-President SITCC e decano del cognitivismo made in Italy ci ha riempiti di orgoglio, in un mondo come quello dell’EABCT in cui il “british-american scenario” rimane dominante.

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • Liotti, G. (2012). TREATING POST-TRAUMATIC COMPLEX CASES: ATTACHMENT THEORY, CLINICAL AND RESEARCH CONTRIBUTION. Meet the Expert 7. EABCT Congress, Genève.
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SCRITTO DA
Andrea Bassanini
Andrea Bassanini

Psicologo - Spec. in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale

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