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Quando l’erba del vicino è sempre più verde: 6 consigli per gestire l’invidia

Perché proviamo invidia? Vediamo 6 consigli pratici per trasformarla in un'opportunità di crescita personale e per migliorare le relazioni

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 21 Nov. 2024

Cos’è l’invidia?

L’invidia può essere definita come un’emozione complessa caratterizzata da una combinazione soggettivamente sgradevole di malcontento e ostilità, che si verifica in risposta a un confronto sociale sfavorevole. Più nello specifico, essa nasce quando un individuo desidera un bene, una qualità o una condizione che un’altra persona possiede, generando un confronto sociale nel quale l’invidioso percepisce un senso di mancanza e inferiorità derivante dalla frustrazione del suo desiderio (D’Urso, 2013). In altre parole, chi non riesce a conseguire uno scopo desiderato soffre nel vedere che altri sono stati in grado di raggiungerlo, sviluppando sentimenti di ostilità e malanimo nei loro confronti (Castelfranchi et al., 1988). 

Provare invidia può avere effetti negativi sul benessere personale (Smith et al., 2008), in quanto può costituire una minaccia per le proprie relazioni sociali. L’invidia, nella sua accezione più disfunzionale, non fa discriminazioni e può farci provare sentimenti ostili anche nei confronti di persone a cui vogliamo bene, inasprendo rapporti familiari, distruggendo amicizie e creando tensione sul luogo di lavoro. Il malessere e il risentimento che caratterizzano questa emozione possono risultare così intollerabili da indurre gli individui a interrompere il legame con la persona invidiata, con inevitabili ripercussioni sulla propria salute mentale (Hill & Buss, 2008). 

6 consigli per gestire l’invidia

In un recente articolo pubblicato sul Washington Post, Juli Fraga – terapeuta ed educatrice con esperienza ventennale – ha condiviso 6 consigli, supportati dalla ricerca, utili per gestire questa emozione talvolta difficile da digerire (Fraga, 2024). Vediamoli insieme. 

  • Validare l’invidia. Quando ci si sente travolti dall’invidia, è importante riconoscerla e validarla: la ricerca ha infatti evidenziato che essere in grado di etichettare le proprie emozioni contribuisce a regolarle e a calmare il sistema limbico (Lieberman et al., 2011), la parte del cervello che è coinvolta nella regolazione emotiva; inoltre, occuparsi delle proprie emozioni negative aumenta la probabilità di sperimentare quelle positive, come felicità ed empatia (Millgram et al., 2018).
  • Chiedersi da dove nasce l’invidia. L’invidia può essere un’emozione non facile da provare, soprattutto in quanto viene comunemente vista come qualcosa di immaturo, di cattivo, qualcosa di cui vergognarsi. Tuttavia, da un punto di vista evolutivo essa ha una sua funzione, in quanto ha aiutato il genere umano a ottenere l’accesso a risorse preziose necessarie per la sopravvivenza e la riproduzione, fungendo da “motore” per la messa in atto di comportamenti adattivi volti ad avere successo nella competizione per le risorse (Hill & Buss, 2008). Chiedersi “Da dove nasce la mia invidia?” può dunque rappresentare un’utile strategia per comprendere quali sono i propri desideri e obiettivi; e identificare i propri obiettivi ci permette di riflettere sulle azioni che possiamo intraprendere per raggiungerli, facendoci sentire più sicuri in noi stessi. 
  • Mostrare ed esprimere affetto. Quando si prova un po’ di invidia verso un amico, un collega o il proprio partner, una strategia utile può essere quella di stabilire un contatto visivo con loro e eventualmente abbracciarli, o comunque esprimere apprezzamento. Una ricerca interessante (McCrackin & Itier, 2021) ha rivelato che mantenere il contatto visivo mentre qualcuno condivide una buona notizia può generare un forte senso di empatia; questo semplice gesto può renderci più inclini a riconoscere e celebrare i successi altrui, anche quando potrebbero farci sentire in difetto o meno realizzati. La scienza ci insegna inoltre che il contatto fisico, come un abbraccio sincero, rilascia ossitocina; questo ormone, talvolta chiamato “ormone dell’amore”, ha il potere di migliorare il nostro umore e di creare un legame più profondo con gli altri, facendo sì che l’invidia lasci più spazio all’affetto e alla condivisione (Murphy et al., 2018).
  • Sentirsi grati per ciò che già si ha. L’invidia tende a farci concentrare su ciò che manca nella nostra vita, distogliendoci dalle tante cose belle e positive che già abbiamo. Questo atteggiamento, se lasciato senza controllo, può farci sentire scoraggiati, tristi e persino impotenti. La gratitudine è un elemento che sembra apportare benefici significativi: il consiglio è quello di prendersi qualche minuto al giorno per riflettere sulle cose positive che ci sono capitate di recente, grandi o piccole che siano — un amico che ci ha fatto un complimento o un vicino che ci ha aiutati a sbrigare una commissione, per esempio. Oltre al pensiero, è bene soffermarsi sulle sensazioni piacevoli che abbiamo provato in quella determinata situazione. Eseguire questo piccolo esercizio può influire positivamente sul nostro umore, scacciando la tensione dell’invidia (Wood et al., 2010).
  • Concentrarsi su un’emozione di “gioia partecipata”.  Si tratta della capacità di provare felicità per il successo o la fortuna altrui, ovvero quella gioia genuina che sentiamo quando un amico ottiene una promozione sul lavoro o quando una persona cara realizza un sogno a lungo coltivato. In questi momenti, il nostro istinto potrebbe essere quello di confrontarci o sentirci in qualche modo inferiori, ma abbracciare la gioia partecipata ed empatica ci permette di superare questi pensieri e di trasmettere un senso di positività che può diffondersi come un’onda: infatti, è stato evidenziato da alcuni studi che condividere la gioia altrui crea un legame più forte e ci arricchisce emotivamente, contribuendo al nostro benessere complessivo (Morelli et al., 2015).
  • Accettare e accogliere la gentilezza. Alcune persone possono sentirsi a proprio agio nell’offrire sostegno ma profondamente a disagio nel riceverlo, temendo di essere percepite come deboli o bisognose. Questo modo di pensare, tuttavia, ci priva della possibilità di sperimentare la gioia dell’essere accuditi e apprezzati. Accogliere la gentilezza non significa essere deboli; anzi, è un atto di apertura e di fiducia che arricchisce entrambe le parti coinvolte: si è visto che compiere atti di gentilezza e accettarli può migliorare il benessere emotivo di chi dà e di chi riceve. La gentilezza crea un ciclo di generosità e rafforza la nostra capacità di affrontare le sfide della vita con maggiore resilienza (Fryburg, 2021).

In conclusione, l’invidia è un’emozione complessa che, se perpetuata a lungo, può influenzare negativamente il nostro benessere e le nostre relazioni. Tuttavia, esistono strategie efficaci per gestirla. Riconoscere e validare i propri sentimenti, riflettere sulle proprie aspirazioni, esprimere affetto e praticare la gratitudine possono trasformare l’invidia in un’opportunità di crescita personale. Inoltre, coltivare la gioia partecipata per i successi altrui e accettare la gentilezza aiuta a costruire relazioni più forti e positive. Adottando questi approcci, possiamo non solo affrontare l’invidia, ma anche arricchire la nostra vita e quella degli altri.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Castelfranchi, C., Miceli, M., & Parisi, D. (1988). Invidia. In C. Castelfranchi, Che figura. Emozioni e immagine sociale. Il Mulino.
  • D’Urso, V. (2013). Psicologia della gelosia e dell’invidia. Carocci.
  • Fraga, J. (2024, luglio 10). Advice | When envy strikes, try these six things for better mental health. Washington Post.
  • Fryburg, D. A. (2021). Kindness as a Stress Reduction–Health Promotion Intervention: A Review of the Psychobiology of Caring. American Journal of Lifestyle Medicine, 16(1), 89–100. 
  • Hill, S. E., & Buss, D. M. (2008). The Evolutionary Psychology of Envy. In R. Smith (A c. Di), Envy: Theory and Research (pp. 60-70). Oxford University Press.
  • Lieberman, M. D., Inagaki, T. K., Tabibnia, G., & Crockett, M. J. (2011). Subjective responses to emotional stimuli during labeling, reappraisal, and distraction. Emotion, 11(3), 468–480.
  • McCrackin, S. D., & Itier, R. J. (2021). Feeling through another’s eyes: Perceived gaze direction impacts ERP and behavioural measures of positive and negative affective empathy. NeuroImage, 226, 117605. 
  • Millgram, Y., Joormann, J., Huppert, J. D., Lampert, A., & Tamir, M. (2018). Motivations to Experience Happiness or Sadness in Depression: Temporal Stability and Implications for Coping With Stress. Clinical Psychological Science
  • Morelli, S. A., Sacchet, M. D., & Zaki, J. (2015). Common and distinct neural correlates of personal and vicarious reward: A quantitative meta-analysis. NeuroImage, 112, 244–253.
  • Murphy, M. L. M., Janicki-Deverts, D., & Cohen, S. (2018). Receiving a hug is associated with the attenuation of negative mood that occurs on days with interpersonal conflict. PLoS ONE, 13(10), e0203522. 
  • Smith, R. H., Combs, D. J. Y., & Thielke, S. M. (2008). Envy and the Challenges to Good Health. In R. Smith (A c. Di), Envy: Theory and Research (pp. 290-314). Oxford University Press. 
  • Wood, A. M., Froh, J. J., & Geraghty, A. W. A. (2010). Gratitude and well-being: A review and theoretical integration. Clinical Psychology Review, 30(7), 890–905.
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