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Invidia

L’invidia è un’emozione che fa riferimento ai valori e all’immagine di sé e alla base si riscontrano sentimenti di mancanza, di rivalità e inferiorità

Aggiornato il 17 ott. 2024

Che cos’è l’invidia?

L’invidia è una vera e propria emozione che fa riferimento ai valori e all’immagine di sé e riveste una grande rilevanza nella vita affettiva degli individui. L’invidia viene attivata dal desiderio di possesso di un bene, di una qualità o di una condizione che impone un confronto tra il soggetto, frustrato nel suo desiderio, e chi invece lo possiede (D’Urso, 2013).

Alla base dell’invidia si possono riscontrare credenze legate al senso di inferiorità, mancanza e di rivalità nei confronti dell’altro. In questo senso, vi è una differenza fondamentale tra il semplice desiderare e l’invidiare, perché nell’ invidia è essenziale la componente emotiva di rivalità con l’altro: l’esistenza di un bene/condizione posseduto/a da altri ingenera un senso di mancanza, di inferiorità e di inadeguatezza nel soggetto (Frijda, 1986).  Dunque, la base dell’invidia è una mancanza, o meglio anche dire la percezione di una mancanza, resa evidente da un confronto sociale; tale mancanza è spesso attribuita alla propria inadeguatezza e al senso di inferiorità nei confronti degli altri. Inoltre, l’invidia in alcuni casi può implicare anche aspetti morali, in quanto può essere sostenuta da un’idea di ingiustizia verso la persona che gode di un bene, qualità o condizione desiderata dal sé.

Secondo Castelfranchi, Miceli e Parisi (1988) l’invidia ha come fulcro l’ostilità: chi non consegue uno scopo desiderato, soffre vedendo che gli altri invece sono in grado di raggiungerlo e prova ostilità per chi gli causa questa sofferenza; un’altra ragione di ostilità risiede nella constatazione che l’invidiato presenta una meta come raggiungibile, e questa presa di consapevolezza di realizzabilità di uno scopo da parte di altri ma non da parte del sé, porta ad una autosvalutazione.

In generale, l’emozione dell’invidia è qualcosa che non si ammette volentieri e tende ad essere negata da chi la prova. Diversi autori (Girotti, Marchetti e Antonietti, 1992) hanno confermato, nel contesto culturale italiano, la bassa accettazione sociale dell’invidia: l’invidia risulta essere l’emozione coscientemente più rifiutata, le persone negano di provarla e di parlarne, mentre attribuiscono maggiormente agli altri tale emozione.

Tuttavia, secondo in letteratura si riconosce un’accezione positiva dell’invidia. In questo senso l’invidia ha una sua funzione adattiva che implica atteggiamenti utili rispetto agli scopi dell’individuo, che porterebbero la persona a migliorarsi a seguito della percezione di mancanza nel confronto con l’altro. Si riscontrano quindi, nell’ ”invidia buona” alcuni meccanismi positivi che portano l’individuo a confrontarsi con l’altro al fine di raggiungere i propri scopi in ottica migliorativa, ammirando l’altro e al contempo limitando il senso di inferiorità e di inadeguatezza. 

Differenze e somiglianze tra invidia e gelosia

L’invidia viene spesso confusa con la gelosia poiché vi sono ampie aree di sovrapposizione tra queste emozioni complesse. 

Le somiglianze, dunque, risiedono in diversi aspetti. In primo luogo, ciò che risulta determinante per l’insorgere di queste due emozioni è la percezione di un confronto sfavorevole con l’altro in un campo rilevante per l’individuo, che ha esiti negativi per l’autostima del soggetto. Inoltre, a livello cognitivo, sia nella gelosia che nell’invidia si attivano generalmente processi cognitivi che mantengono in modo disfunzionale l’attivazione emotiva, quali l’attenzione selettiva, il rimuginio e la ruminazione.

Tuttavia, l’invidia e la gelosia si differenziano per alcune specificità. La gelosia nasce nell’ambito dei rapporti affettivi, essenzialmente per timore di perdere la totalità o l’esclusività di un legame affettivo, mentre l’invidia riguarda prevalentemente il rapporto con determinate condizioni (relativamente all’ aspetto estetico, materiale, di successo, di potere, di status) la cui mancanza nel sé viene resa evidente dal confronto sociale.  La gelosia è spesso accompagnata da stati mentali di sospettosità, sfiducia, autosvalutazione, ma anche amore e desiderio verso la persona di cui si è gelosi; l’invidia nasce dalla percezione di una mancanza nei confronti dell’altro, ed è spesso accompagnata da senso di inferiorità, e a volte anche dal desiderio di danneggiare l’altro. Inoltre, mentre nel caso della gelosia l’oggetto del contendere è qualcosa che già si possiede (e quindi è facile notare come a volte la gelosia sia associata alla possessività), nel caso dell’invidia invece l’oggetto del contendere è qualcosa che qualcun altro possiede ma al quale si aspira fortemente (es. una caratteristica fisica, una posizione sociale o un certo tipo di relazione con una determinata persona).

L’invidia patologica

Gelosia e invidia sono due fenomeni emotivi ampiamente diffusi e impattanti sulle relazioni affettive interpersonali, che si collocano su un continuum tra normalità e patologia: il che significa che provare invidia, così come gelosia, è un fenomeno comune, e che solo in certe condizioni può divenire disfunzionale e patologico. Maggiore è la rigidità, la pervasività e l’immodificabilità dei contenuti e dei processi cognitivi, nonché dei correlati comportamentali legati a tali emozioni, maggiore sarà la probabilità di riscontrarne aspetti patologici.

Come già visto sopra, l’invidia nella sua funzione adattiva porta la persona ad automigliorarsi a seguito della percezione della propria mancanza nel confronto con l’altro, in cui può insorgere anche ammirazione e una spinta positiva a emulare chi si invidia.

Tuttavia, l’invidia nelle forme disfunzionali e patologiche si accompagna a quote elevate di sofferenza per l’individuo. In queste forme prevalgono, in associazione all’invidia, emozioni e stati mentali quali rabbia, disprezzo, indignazione, senso di ingiustizia, svalutazione di sé e vergogna

L’invidia può divenire patologica nel momento in cui i contenuti e i processi cognitivi disfunzionali sono rigidi e perseveranti: il confronto con l’altro innesca pensieri e credenze di autosvalutazione e senso di inferiorità, che spingono l’individuo verso comportamenti distruttivi e aggressivi, verso l’altro o verso se stessi. Viceversa, in taluni casi prevale un quadro di evitamento e passività, in cui sono presenti stati di impotenza e autocommiserazione; emerge un atteggiamento passivo in cui si rinuncia a lottare per il bene invidiato e prevale un generale senso di sfiducia in se stessi.

In alcune forme di invidia patologica si riscontra una elevata quota di rancore e astio, al punto che la persona oggetto dell’invidia è deumanizzata e odiata; spesso sono presenti esperienze infantili traumatiche, in termini di abuso, umiliazione, denigrazione, criticismo, biasimo e sabotaggio del valore personale e sono copresenti intensa vergogna, senso di inferiorità e di inadeguatezza del sé. 

A livello relazionale possono attuarsi modalità di relazione evitanti, defilate e schive caratterizzate da diffidenza nei confronti dell’altro; in alternativa, la vittima di invidia patologica può identificarsi con l’aggressore (ad esempio un caregiver umiliante) e perpetrare il ciclo dell’abuso attraverso la denigrazione e la svalutazione dell’altro attraverso agiti intenzionalmente diretti a danneggiare l’altro. 

Bibliografia

  • D’Urso, V. (2013). Psicologia della gelosia e dell’invidia. Carocci Editore
  • Tangney, J.P. e Salovey, P. (2010). Emotions of the Imperiled Ego: shame, guilty, jealousy and envy, in J.E. Maddux e J.P. Tangney (eds.) Social Psychological Foundation of clinical Psychology, Guilford, New York, pp.245-271
  • Frijda, N. (1986). The emotions, Cambridge University Press (trad. It. Il mulino, Bologna, 1990).
  • Castelfranchi, C., Miceli, M. e Parisi, D. (1988). Invidia, in C. Castelfranchi, Che figura. Emozione e immagine sociale, Il mulino, Bologna.
  • Girotti, G., Marchetti, A., e Antonietti, A. (1992). Tra il dire e il sentire, Cleup, Padova
  • Chung, M., Harris, C. (2018). Jealousy as a Specific Emotion: The Dynamic Functional Model. October 2018, Emotion Review. 

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