Nostalgia, dal greco ‘nostos’, ritorno e ‘algos’, dolore. Il dolore del ritorno. Essa si configura come un’emozione vicina alla tristezza, che ci porta a ripensare a qualcosa che fu e che non può più essere e mescola insieme l’appagamento per quello che si è vissuto con l’accettazione che si tratta di un tempo trascorso che non tornerà.
La funzione della nostalgia
Tutte le emozioni hanno un funzione adattiva e una loro utilità evolutiva, tra queste anche la nostalgia. Essa infatti è stata analizzata come risorsa esistenziale.
Inizialmente si è imposta una tradizione di ricerca che ha guardato alla nostalgia come fattore maladattivo ma, a partire dal 2004, diversi autori hanno svolto studi in cui si è dimostrato come il fatto di perdersi in ricordi nostalgici aumenti il tono dell’umore nel lungo termine, rinforzi l’autostima e rafforzi la sensazione di vicinanza agli altri (Wildschut, Sedikides, Arndt, & Routledge, 2006).
La nostalgia potrebbe dunque avere anche una funzione esistenziale in senso positivo e protettivo. Routledge e colleghi in una serie di studi hanno analizzato come la nostalgia possa sostenere e rinforzare l’attribuzione di senso alla vita. Già in studi precedenti, si era visto che in risposta a stimoli che aumentavano la consapevolezza dell’inevitabilità della morte, le persone che avevano una maggiore tendenza di tratto a sperimentare nostalgia riferivano una maggiore percezione di significato della vita e avevano meno pensieri di morte, rispetto a partecipanti con una minore propensione a essere nostalgici. Inoltre, stimolare sentimenti nostalgici nei partecipanti rendeva meno accessibili i pensieri collegati alla morte (Routledge, Arndt, Sedikides, & Wildschut, 2008).
Da un punto di vista interpersonale, invece, sembra che la nostalgia funzioni come una spinta verso la ricerca di un maggiore contatto sociale.