Il cinismo è nemico del singolo e non solo
Il cinismo si manifesta attraverso un atteggiamento di sprezzante sfiducia nei confronti della società, rispetto al sistema etico e valoriale di riferimento. Tale approccio mette in discussione le buone intenzioni del prossimo, trovando in ogni azione apparentemente altruista, un motore di natura egoistica (Brown, 2010). Zaki (2020) suggerisce che un atteggiamento cinico sia sostenuto e rinforzato dal fatto che sembri alimentare un’apparente sensazione di sicurezza e superiorità intellettuale in coloro che lo presentano.
Ciò che è innegabile però è che la trappola del cinismo (Zaki, 2020) porta con sé dei costi considerevoli. A livello individuale, il cinismo può generare solitudine e isolamento, poiché chi adotta questa visione spesso fatica a instaurare relazioni significative, per via della sfiducia verso il prossimo. Infatti, la connessione sociale è fondamentale per il benessere emotivo (Brown (2010) e, al contrario, l’isolamento può essere uno dei fattori di rischio per la depressione (Cacioppo & Cacioppo, 2018) e quindi di altre condizioni mediche che ne sono correlate, come malattie del sistema cardiovascolare (Lu et al., 2023).
Ma non solo, il cinismo presenta ripercussioni anche nell’ambito sociale, minando la fiducia nelle istituzioni e nella partecipazione civica. Il disimpegno civico che risulta da una visione cinica può portare a una diminuzione della qualità della governance e della coesione sociale (Putnam, 2000). In altre parole, le persone ciniche tendono a disinteressarsi della politica e dell’attivismo, alimentando un circolo vizioso di apatia e sfiducia. Il progresso sociale risulta quindi ostacolato in quanto l’innovazione richiede collaborazione e quest’ultima non può esistere in condizioni di sfiducia (Seligman, 2011). Sebbene il cinismo possa sembrare una reazione difensiva in risposta ad esperienze negative, i suoi costi per l’individuo e la società sono significativi, in termini di benessere e progresso.
Il cinismo silenzia l’empatia
I risultati di un recente studio di Christov‐Moore (2016) offrono spunti interessanti per l’inquadramento dell’impatto del cinismo sul benessere individuale e sociale. Gli autori analizzano la “risonanza sé-altro” (self-other resonance), ovvero la capacità degli individui di recepire e interpretare le emozioni e intenzioni altrui attraverso l’attivazione di circuiti cerebrali comuni a quelli coinvolti nell’empatia e nei comportamenti prosociali. Sembrerebbe che un’adeguata regolazione controllo della risonanza sè-altro sia cruciale: un’eccessiva attivazione emotiva e coinvolgimento può portare ad un sovraccarico emotivo, mentre una regolazione efficace supporta la partecipazione sociale e la cooperazione.
La capacità di far risuonare le esperienze emotive altrui attraverso la propria sensibilità è ostacolata da un atteggiamento cinico, che allontana il vissuto altrui con l’illusione di potersi proteggere così da esperienze dolorose. Dinanzi a una persona che soffre e richiede aiuto, colui che vi si approccerà con cinismo impedirà di far risuonare la sua tristezza che lo porterebbe a tenderle la mano, si concentrerà invece sul trovare possibili spiegazioni malevole a tale richiesta, al fine di proteggersi da un possibile inganno. Ciò rappresenta una criticità, essendo il bilanciamento tra connessione emotiva e autocontrollo fondamentale per il benessere individuale e la qualità delle interazioni sociali che permettono il progresso e il benessere collettivo (Christov‐Moore & Iacoboni, 2016).
Quattro pratici consigli per evitare il cinismo
Jamil Zaki, autore di “Hope For Cynics: The Surprising Science of Human Goodness”, e altri esperti del tema, tra cui i professori di psicologia Dacher Keltner e Y. Joel Wong, hanno suggerito alcuni consigli per evitare di assumere un atteggiamento cinico e di andare incontro alle conseguenze nefaste che ne derivano.
- Provare a diventare “scettici fiduciosi”: pensare in modo critico ai problemi della società non esclude la possibilità di riconoscere, al tempo stesso, che molti altri individui sono capaci di essere altruisti, gentili, onesti e dunque meritevoli di fiducia.
- Cercare momenti di bellezza morale: data la tendenza di ognuno di noi a focalizzare la nostra attenzione sulle informazioni negative provenienti dalla realtà molto più di quelle positive (un processo mentale definito “negativity bias”; Vaish et al., 2008), è molto probabile aver ruminato rabbiosamente su una persona che alla guida non ci ha dato la precedenza o qualcuno che avendo urtato il nostro corpo per strada non ci ha chiesto scusa. Il suggerimento consiste nell’allenarsi a non soffermarsi su ciò che non va intorno a noi e piuttosto prenderci brevi momenti quotidiani per prestare attenzione, invece, agli atti di gentilezza a cui abbiamo assistito (“bellezza morale”). Potremmo appunto pensare agli automobilisti che hanno rispettato il codice stradale e a quei pedoni che ci hanno fatto passare per primi mettendosi sul lato del marciapiede.
- Diffondere informazioni positive: il pettegolezzo (formulazione di giudizi da parte di un gruppo di persone su un terzo individuo fisicamente assente; DiFonzo & Bordia, 2007) e il diffondere dicerie o voci (diffusione di informazioni negative in modo strumentale; DiFonzo & Bordia, 2007) sono comunemente conosciute come pratiche negative e potenzialmente dannose. Questo perché quando spettegoliamo o sparliamo tendiamo a diffondere informazioni negative sugli altri o a enfatizzare i loro aspetti negativi. Una strategia per evitare il cinismo è quella di diffondere notizie positive e vere su qualcuno: possiamo raccontare di quanto è stato gentile con noi o di qualche altro fatto per cui merita ammirazione e riconoscimento. In linea con il principio dell’influenza sociale (Kelman, 1958), parlare pubblicamente in modo positivo degli altri è utile a diminuire il cinismo sia proprio che altrui, cioè può portare le persone a fare altrettanto.
- Accettare il rischio: le persone spesso diventano ciniche in seguito ad esperienze dolorose o spiacevoli in cui sono state rifiutate, attaccate o ignorate, finendo per diventare guardinghe e deluse dagli altri a priori e indipendentemente dagli individui. Dunque, esporsi e mettersi in gioco in ambito sociale non è sempre facile, anche perché la nostra mente può anticipare scenari catastrofici riguardanti l’interazione con l’altro e così metterci in allerta o farci optare per l’evitamento della situazione in un tentativo di protezione personale. Allo stesso modo, sebbene gli attacchi degli squali siano statisticamente rari, l’essere umano, spinto dalla paura, può evitare totalmente il contatto con il suo habitat, perdendosi al tempo stesso la bellezza dell’avventura in acqua. Un suggerimento è correre piccoli rischi: possiamo metterci in gioco confidando a qualcuno qualcosa che gli avremmo sempre voluto dire ma per cui non avevamo abbastanza coraggio, oppure iniziando una conversazione con uno sconosciuto. In seguito, possiamo confrontare la nostra idea di previsione di come sarebbe andata l’interazione e l’interazione effettiva. Come dimostra lo studio di Boothby et al. (2018), gli individui tendono a sottostimare quanto gli interlocutori apprezzano la loro compagnia e, quindi, le persone ci apprezzano di più di quanto crediamo, un errore chiamato “gap di gradimento”.
Sappiamo tutti che la realtà in cui viviamo non è perfetta; tuttavia, non è nemmeno tutto negativo e irrecuperabile. Perciò quando perdiamo la fiducia nel prossimo possiamo mettere in pratica alcuni accorgimenti che possono farci evitare di cadere a lungo nella trappola del cinismo. Nonostante scegliamo di usare il cinismo per proteggerci dai rischi emotivi dell’approccio con l’altro, potrebbe essere più utile e funzionale lasciare andare questo atteggiamento in vista di interazioni sociali potenzialmente più gratificanti.