In quanti fanno richiesta di psicoterapia?
Se per un problema fisico non abbiamo bisogno di pensarci due volte prima di consultare un medico, allo stesso modo dovremmo rivolgerci immediatamente a uno psicoterapeuta per la nostra salute mentale. Ma lo facciamo veramente?
Secondo la Commissione Europea, la risposta a questa domanda potrebbe essere no.
Un sondaggio rileva che nel 2023 il 44% degli italiani ha sofferto di problemi emotivi o psicosociali, come ansia e depressione, ma solo il 12% si è rivolto a uno psicologo, mentre il 54% non ha né cercato né ricevuto aiuto.
Il motivo potrebbe risiedere non solo in fattori di natura economica, ma nella presenza di miti e luoghi comuni relativi alla psicoterapia e al ruolo dello psicoterapeuta, in grado di diffondere resistenza e dubbi in merito al processo di psicoterapia e alla sua efficacia. Miti veicolati anche dalle rappresentazioni cinematografiche e dei mass media (Maier et al., 2013).
Di quali miti si tratta? Ecco 10 tra i più comuni.
1. La psicoterapia è troppo costosa e dura un’eternità: FALSO!
Curare la propria salute mentale è prima di tutto un investimento verso se stessi. Trascurare la salute mentale può avere effetti a cascata a livello psichico e fisico, e può interferire con la capacità della persona di “funzionare” a scuola, a casa, nei rapporti sociali, sul posto di lavoro e così via.
Il Servizio Sanitario Nazionale offre sedute di psicoterapia a fronte del pagamento del solo ticket o, in casi particolari, in regime di esenzione. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi suggerisce un tariffario per la psicoterapia individuale privata che oscilla tra 40€ e 140€ a seduta. La psicoterapia privata può essere costosa, ma se la nostra salute mentale è a rischio, occorre chiedersi come utilizzare al meglio le risorse economiche che abbiamo.
Esistono approcci di psicoterapia che prevedono una durata piuttosto breve, con 12 o 20 sedute. Tuttavia, la durata di una psicoterapia può variare secondo gravità e natura del disagio e dei sintomi del paziente. Una buona psicoterapia ha un inizio e una fine: è temporanea, fornisce al paziente strumenti da utilizzare in autonomia, in modo da essere “terapeuta di se stesso”.
2. La psicoterapia non è necessaria se puoi parlare con un buon amico o un familiare: FALSO!
Poter contare sul supporto sociale di chi ci sta accanto è importante nei momenti critici, ma se le difficoltà continuano senza alcun miglioramento nonostante tale supporto, potrebbe essere il momento di chiedere aiuto a un esperto.
Lo psicoterapeuta è un professionista imparziale che effettua diagnosi, stimola a una maggiore consapevolezza su ciò che siamo, come pensiamo, cosa sentiamo e come ci comportiamo. Non dispensa consigli in base alla propria esperienza personale, ma è preparato a riconoscere modalità ripetitive di pensiero e di agire, dannose per il paziente, e che gli altri stentano a vedere.
La relazione terapeutica, inoltre, è fondata sulla riservatezza: molte persone dicono allo psicoterapeuta cose che non hanno mai rivelato a nessuno. In casi eccezionali, lo psicoterapeuta ha il dovere di informare gli altri, ad esempio se il paziente minaccia di fare del male a se stesso o a terzi, ma questo aspetto viene di solito discusso in seduta.
La psicoterapia significa dare ragione ai pazzi: FALSO!
Si tratta di uno stigma che circonda la psicoterapia.
La realtà è che la maggior parte dei pazienti in terapia sono persone ordinarie e comuni che hanno a che fare con problemi ordinari. Qualche esempio? Adattarsi ai grandi cambiamenti della vita, sperimentare il dolore, elaborare un lutto, gestire la rabbia, migliorare le relazioni, lavorare su autostima, ansia, depressione, sbalzi d’umore e immagine corporea: sono tutti esempi di comuni problemi che portano le persone in terapia.
La psicoterapia incolperà i tuoi genitori per tutti i tuoi problemi: FALSO!
In alcuni casi, lo psicoterapeuta si concentrerà sui problemi che hanno condotto il paziente al trattamento, scegliendo di non approfondire affatto il passato. In altri, la psicoterapia potrebbe comportare l’esplorazione delle esperienze infantili e del background familiare del paziente per comprendere quali eventi possono aver influenzato la sua vita. Lo scopo del guardare indietro è capire meglio il presente e apportare cambiamenti positivi per il futuro. Non si tratta di colpevolizzare le figure genitoriali, ma inserirle in un contesto storico e familiare per capire cosa significasse essere genitori e figli in quel tempo e ottenere indizi sul perché si agisce e pensa in un certo modo nel presente.
Lo psicoterapeuta è seduto, mentre tu sei sdraiato sul lettino: FALSO!
È la rappresentazione iconica diffusa dalla cinematografia: il paziente sdraiato sul lettino o sul divano, che parla al terapeuta seduto dietro di lui, intento a prendere appunti. La psicoanalisi di Sigmund Freud ha inaugurato un simile tipo di trattamento, ma la maggior parte degli approcci moderni, tra cui la psicoterapia cognitivo comportamentale, coinvolge il paziente seduto direttamente di fronte al terapeuta su una sedia o su un divano. Alcune psicoterapie prevedono sessioni outdoor, ad esempio affiancando il paziente nei luoghi in cui ha sperimentato una serie di attacchi di panico; altre vengono condotte esclusivamente online, comodamente da casa propria.
La psicoterapia ti fa il lavaggio di cervello: FALSO!
Alcuni individui credono che gli psicoterapeuti possano manipolare i pazienti, “travasando” in loro idee che non gli appartengono. La psicoterapia aiuta il paziente a riscoprire e riconquistare la propria voce, creando uno spazio sicuro in cui esprimere i propri pensieri, valori e obiettivi. Lo psicoterapeuta accetta la diversità del paziente, lo supporta nel ristrutturare modalità di pensiero distorte e modificare comportamenti dannosi, muovendosi all’interno del mondo di valori del paziente stesso e sviluppando i suoi punti di forza.
7. Si può diventare dipendenti dallo psicoterapeuta: VERO!
Sentirsi apprezzati, accolti e valorizzati può indurre una persona a legarsi al terapeuta e a non sentirsi pronti/e a terminare la terapia. L’obiettivo di una psicoterapia è aiutare a raggiungere il traguardo di non avere più bisogno della terapia stessa, sviluppare la capacità di prendere decisioni, pensare e agire in modo autonomo. Lo psicoterapeuta può sostenere il paziente nel definire i sotto-obiettivi di questo processo ed equipaggiarlo di strumenti per andare avanti da solo.
8. La psicoterapia è faticosa: VERO!
La psicoterapia è un processo attivo e spesso faticoso per il paziente. In alcuni approcci, come quello cognitivo comportamentale, il paziente è coinvolto sia durante la seduta che a seduta conclusa, mettendo in pratica le indicazioni del terapeuta “nella vita reale” o svolgendo compiti per casa.
Alcune persone pensano che la psicoterapia equivalga a un rapido rimedio per stare “magicamente” meglio, altre temono di essere travolte dal “peso” emotivo di un lavoro su di sé o che la terapia addirittura non stia funzionando se non si avverte tale tumulto interiore. Al contrario, la psicoterapia consente di sviluppare capacità di coping, utili ad affrontare le difficoltà emotive della vita e vivere in modo sano e appagante.
9. La psicoterapia risolverà tutti i tuoi problemi: FALSO!
Dare per scontato che uno psicoterapeuta possa “sistemare” da solo la tua vita può risultare dannoso per la relazione terapeutica. Alcune persone intraprendono una psicoterapia con l’aspettativa di liberarsi per sempre dall’ansia o “aggiustare” tutta la loro esistenza. Tuttavia, l’ansia è destinata a tornare, perché fa parte dell’esperienza umana, e la psicoterapia non aggiusta, ma aumenta il grado di consapevolezza su come siamo soliti pensare e comportarci di fronte ai nostri problemi.
Con la psicoterapia è possibile costruire nuovi percorsi per rispondere a vecchi problemi, non evitarli o cancellarli.
10. La psicoterapia ti fa rivivere vecchi traumi: FALSO!
In molti casi, è un’esperienza traumatica che spinge le persone a cercare aiuto e, al contempo, a farle fuggire dalla possibilità di rivivere il dolore associato a quel momento. La psicoterapia non vuole traumatizzare nuovamente il paziente, ma trovare gli strumenti per aiutarlo ad attribuire nuovi significati a quell’esperienza. Permette di andare oltre le situazioni non risolte, cercare punti di forza già presenti nella vita delle persone e valorizzarli, al fine di acquisire maggiore controllo e responsabilità sul futuro e vivere esperienze gratificanti nel presente.