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Ecoansia: di cosa si tratta davvero e come la si affronta?

L’ecoansia è la paura cronica della rovina ambientale; anche se non è una diagnosi riconosciuta, è una condizione diffusa e caratterizzata da sintomi specifici

Di Micol Agradi

Pubblicato il 18 Ott. 2023

Il cambiamento climatico

Sentiamo da decenni parlare di cambiamento climatico e di surriscaldamento globale e sono molte le proteste non violente che le nuove generazioni muovono agli esponenti politici affinché questi volgano lo sguardo alle conseguenze disastrose che sta subendo la nostra Terra. Nel 2023 abbiamo assistito ad eventi atmosferici non di poco conto che, in molti casi, hanno stravolto il nostro microcosmo ambientale e la vita di tutti i giorni: solo nel nostro Paese, negli ultimi mesi abbiamo visto il ghiacciaio della Marmolada sgretolarsi, la regione Emilia-Romagna colpita da una terribile alluvione e l’intera nazione soffocata da temperature anomale per tutta l’estate. Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti e, con esso, l’atmosfera di paura e preoccupazione che le nuove condizioni ambientali portano nelle nostre menti.

Che cosa significa ecoansia

Soprattutto negli ultimi tempi, sui giornali, in televisione o sui social media, a molti di noi sarà capitato di sentire parlare di “ecoansia”. Esattamente, però, di che cosa si tratta?

Prima di dare una definizione del termine, è bene precisare una premessa. Tale espressione non fa riferimento a un’entità diagnostica ufficialmente riconosciuta dall’attuale Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), bensì a un termine di origine ed uso prettamente giornalistico. Questo, però, non significa che l’ecoansia non sia un’istanza scientificamente riconosciuta. La prima a parlarne fu Susan Clayton, una ricercatrice e docente di psicologia che, con l’aiuto dell’American Psychological Association, nel 2017 definì finalmente l’ansia da cambiamento climatico come la “paura cronica della rovina ambientale”. Forte delle nuove ricerche sull’argomento, oggi possiamo definire l’ecoansia come la preoccupazione, l’ansia e la paura causata dall’impatto dell’umanità sull’ambiente naturale, nella continua sensazione che le basi ecologiche dell’esistenza stiano per crollare (Albrecht, 2019).

Cause e sintomi

L’ecoansia può essere generata da diversi fattori: gli evidenti cambiamenti climatici, l’inquinamento, la distruzione degli habitat naturali, l’estinzione progressiva di sempre più specie animali e, in generale, una perdita di biodiversità (Castelnuovo, 2023). Tendenzialmente, essa si manifesta a partire da una serie di sintomi specifici che rimandano a una condizione di tristezza, impotenza e disagio in cui l’individuo sente di essere significativamente minato nel proprio benessere psicologico:

  • Solastalgia, ossia una nostalgia angosciosa, un senso di alienazione e di perdita che una persona può provare quando vede l’impatto della degradazione ambientale sui suoi luoghi cari o sulla sua sensazione di casa;
  • Episodi di ansia intensa quando si affrontano tematiche ambientali, perché ci si sente impotenti di fronte a essi e non equipaggiati degli strumenti necessari che occorrerebbero ad affrontarle efficacemente;
  • Sensazione di maggiore irritabilità nei confronti di familiari o amici che non hanno cura della problematica ambientale e non adottano le misure utili a contrastarla;
  • Sentimenti e pensieri autocritici verso il proprio comportamento, accompagnati dalla sensazione di non riuscire a fare mai abbastanza per prevenire o controllare il disastro ambientale.

L’impatto sulla salute mentale

Alla luce del corollario di sintomi con cui si può presentare, l’ecoansia non è una condizione da sottovalutare. Si tratta di un fenomeno sociale e individuale capace di intaccare significativamente la salute mentale delle persone, soprattutto di quelle che hanno vissuto in prima persona gli effetti del cambiamento climatico. In alcuni casi, le persone che sono state vittime di un disastro naturale possono vivere le conseguenze dell’impatto climatico in maniera più grave e improvvisa, sviluppando i sintomi di un vero e proprio disturbo da stress post-traumatico (Clayton et al., 2017). In altri casi, alcuni individui possono sviluppare vissuti di depressione, ansia e panico legate alla credenza di non avere il controllo della situazione, manifestando un senso di disperazione nei confronti del futuro. Qualsiasi sia l’impatto dell’ecoansia sulla nostra salute mentale, è bene sottolineare il fatto che il costante aumento del fenomeno ha attirato l’attenzione di clinici e ricercatori affinché la condizione non venga più sottodimensionata. Anche se spesso si configura come una risposta ansiosa normale rispetto alla minaccia ambientale, fino ad essere in grado di promuovere comportamenti pro-ambiente, ha la possibilità di interferire con il funzionamento quotidiano dell’individuo (Boluda-Verdù, 2023).

Alcune strategie utili

La distinzione che alcuni studiosi fanno tra concettualizzazione patologica e non patologica dell’ecoansia stabilisce anche una duplice valenza con cui, sul piano terapeutico, questa condizione può essere approcciata: da un lato come un problema, nei casi paralizzanti e clinicamente significativi, dall’altra come una risorsa, quando capace di smuovere comportamenti produttivi. In ogni caso, secondo gli psicologi, ci sarebbero alcune strategie utili da utilizzare per fronteggiare l’abbattimento emotivo e l’angoscia suscitati dal cambiamento climatico (Castelnuovo, 2023):

  • Limitare il doomscrolling, ossia la tendenza a cercare informazioni negative online rispetto a disastri climatici, calamità naturali, innalzamento delle temperature ed eventi simili che catalizzano la nostra attenzione in un vortice di catastrofizzazione e di emozioni negative;
  • Riconoscere il senso di colpa, la vergogna e l’impotenza che accompagnano la consapevolezza di essere umani e, in quanto tali, fallibili nei confronti dell’ambiente;
  • Praticare la mindfulness come strumento per riconnetterci con i nostri vissuti interiori in un’ottica non giudicante;
  • Partecipare ad eventi di attivismo climatico in cui condividere con gli altri iniziative e comportamenti nelle quali rendere veramente produttiva la sensibilità alle questioni climatiche.
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