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Avere una relazione con un’intelligenza artificiale – Psicologia Digitale

Create per simulare conversazioni realistiche, le intelligenze artificiali in alcuni casi finiscono per sostituire le relazioni con umani

Di Chiara Cilardo

Pubblicato il 05 Mag. 2023

I companion chatbot sono intelligenze artificiali che simulano un dialogo molto bene, sono disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sono liberi da giudizi e puoi parlarci di qualsiasi cosa. Proprio come un amico, può aiutare a superare la solitudine o a esplorare emozioni e vissuti.

PSICOLOGIA DIGITALE – (Nr. 39) Avere una relazione con un’intelligenza artificiale 

 

 I sistemi di intelligenza artificiale (IA) progettati per interagire con altri sistemi IA o con umani vengono chiamati robot sociali (social robots, SR). Ce ne sono di diversi tipi adatti a diversi scopi.

I robot sociali vengono utilizzati in molti contesti come, per esempio, i chatbot dei servizi clienti che forniscono informazioni su prodotti e servizi.

Negli ultimi anni sono stati sviluppati anche robot da compagnia, i companion robot (CRs), ovvero robot ideati per fare conversazione o migliorare le abilità sociali. La ricerca finora si è focalizzata principalmente sul rispondere a bisogni di cura di specifiche categorie come i più anziani o pazienti con disturbi dello spettro autistico (Sharkey & Sharkey, 2012; Coeckelbergh et al., 2016; Peca et al., 2016).

Si tratta di soggetti con delle fragilità relative soprattutto alle interazioni sociali. Ma i robot da compagnia non vengono utilizzati solo per questo. Esistono ad esempio i sexual robots (SexRs) che simulano interazioni di natura sessuale o, ancora, chatbot come Replika, che nascono principalmente per ‘parlare con qualcuno’ e riprodurre legami emotivi con l’utente.

Relazioni simulate

I companion chatbot vengono proposti come amici con cui “formare una vera connessione emotiva, condividere una risata con un’intelligenza artificiale così buona da sembrare quasi umana”, come recita la descrizione di Replika nell’app store.

Replika, come altre app simili (per citarne qualcuna: SimSimi o Anima), propongono di fare due chiacchiere con qualcuno che non ti giudica, con cui si può parlare di tutto, con qualcuno che ascolta e si interessa, come un caro amico o un partner con cui parlare e confrontarsi.

Replika è il companion chatbot più celebre e diffuso, è personalizzabile (si può scegliere un avatar 3D e dargli anche un nome) ed ha un sistema avanzato: può riconoscere le immagini e continuare la conversazione utilizzandole; supporta le chiamate vocali, quindi è possibile effettivamente “parlarci”; ha una modalità “realtà aumentata” che rende l’esperienza più realistica (infatti è disponibile oltre che negli app store e sul web anche per il visore Oculus).

Il rapporto con questo partner virtuale si alimenta e aggiorna ad ogni scambio: tutte le informazioni scambiate vengono memorizzate ed utilizzate in conversazioni successive. Questo gli consente di crearsi “una personalità” e “conoscere” quella dell’altro. Inoltre, nel corso del tempo si ottengono dei punti che servono per sbloccare interessi, tratti, vestiti o aspetto dell’”amico virtuale”, proprio come accade nei videogiochi.

Replika nasce nel 2017 con l’idea di fornire “un’amica solidale che sarebbe sempre stata lì”, con lo scopo in sostanza di poter dialogare. È con lo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale generativa più raffinati che è diventato possibile conversare in maniera davvero realistica su qualsiasi argomento; ciò ha portato molti utenti a considerare l’avatar di Replika un vero e proprio partner con cui impegnarsi in relazioni romantiche.

Un partner digitale

In una certa misura, tutti noi abbiamo a che fare con intelligenze artificiali tutti i giorni, per esempio con gli assistenti digitali Siri o Alexa. In questi casì però per noi sono solo uno strumento che ci semplifica la vita svolgendo al posto nostro compiti più o meno semplici ma che ci annoiano o che non vogliamo fare. Non ci aspettiamo (e forse non vogliamo) che ci rispondano diversamente, per esempio facendoci a loro volta domande.

I companion chatbot simulano un dialogo e lo fanno molto bene. Sono disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, sono liberi da giudizi e puoi parlarci di qualsiasi cosa. Proprio come un amico, può aiutare a superare la solitudine o a esplorare emozioni e vissuti.

Il punto cruciale di queste tecnologie è che gli esiti del loro uso dipendono proprio dall’utilizzo che se ne fa. Utilizzare Replika, così come altri companion chatbot, può mitigare la solitudine in momenti difficili, aiutare a comprendere pensieri e sentimenti, gestire lo stress, migliorare il benessere mentale, ma anche aiutare a tenere traccia di progressi nella costruzione di nuove abilità o nella sperimentazione di altre, come quelle comunicative e relazionali.

Le giuste misure

Avere una relazione con un companion chatbot ricorda un film di dieci anni fa, “Her”, in cui il protagonista Theodore ha una relazione affettiva (e, con macchinosi tentativi, anche sessuale) con una intelligenza artificiale. Nel film anche un altro personaggio, Amy, intrattiene una relazione con una intelligenza artificiale. Quello che accomuna Theodore ed Amy è che vivono un momento di profonda crisi e sfiducia nelle relazioni e che entrambi danno il via a questo rapporto virtuale dopo una separazione sofferta e non ancora accettata. Altri personaggi – che hanno relazioni con umani – condannano o accettano di buon grado che l’amico sia innamorato di una intelligenza artificiale.

Il messaggio implicito è che una relazione con un robot è un ripiego, un rifugio, un immaginario riparo dalle sofferenze delle relazioni con umani.

Utilizzando Replika o app simili il rischio di sviluppare una relazione emotiva con un’app è reale. Perdendo di vista che, per quanto realistica possa essere, si tratta di una tecnologia e non di un essere umano dotato di empatia, emozioni, coscienza, ma delle capacità linguistiche per simularli.

App e non persone

La relazione con il social chatbot Replika è gratificante, ha un impatto positivo perché è vista come accogliente, comprensiva e non giudicante (Skjuve et al., 2021). Se all’inizio si è motivati dalla curiosità, dal giocare con qualcosa di nuovo, man mano che si è più coinvolti e impegnati nel dialogo aumentano la fiducia e l’investimento affettivo.

È plausibile pensare che la stessa Replika sia utilizzata da alcuni come un gioco, da altri come un strumento per sfogarsi, da qualcuno come sostituto di una vera e propria relazione. Si tratta però di una scelta dell’utente utilizzarlo come una sorta di mentore, di amico, di partner virtuale e prendere le giuste misure in una relazione che, in ogni caso, è con un’app e non con una persona. Andrebbe valutato caso per caso se questa scelta sia dettata da problematiche di natura clinica da rimandare all’intervento di un professionista.

L’auspicio è che chi sviluppa queste tecnologie rifletta su come individuare casi complessi e problematici di utenti che avrebbero bisogno di supporto e non solo di “condividere una risata”.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Coeckelbergh, M., Pop, C., Simut, R., Peca, A., Pintea, S., David, D., Vanderborght, B. (2016). A Survey of Expectations About the Role of Robots in Robot-Assisted Therapy for Children with ASD: Ethical Acceptability, Trust, Sociability, Appearance, and Attachment. Science and Engineering Ethics. Feb;22(1):47-65.
  • Peca, A. et al. (2016). Robot Enhanced Therapy for Children with Autism Disorders: Measuring Ethical Acceptability. IEEE Technology and Society Magazine, vol. 35, no. 2, pp. 54-66.
  • Sharkey, A., Sharkey, N. (2012). Granny and the robots: ethical issues in robot care for the elderly. Ethics Inf Technol 14, 27–40.
  • Skjuve, M., Følstad, A., Fostervold, K.I., Brandtzaeg, P.B. (2021). My Chatbot Companion - a Study of Human-Chatbot Relationships. International Journal of Human-Computer Studies, Volume 149, 102601.
 
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