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Mindfulness e disabilità intellettiva

Introduzione del laboratorio di pratica mindfulness in un contesto socio educativo per persone adulte con disabilità intellettiva

Di Fabiola Caruso

Pubblicato il 13 Mar. 2020

Non esiste un modello psicopatologico chiaro ed esaustivo della disabilità intellettiva, infatti, si possono presentare differenti profili cognitivi e problematiche in aree di vita molto diverse, formando un quadro eterogeneo all’interno di una stessa condizione. Quali benefici può portare la pratica della mindfulness alle persone con disabilità intellettiva?

Fabiola Caruso – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi San Benedetto del Tronto

 

La disabilità intellettiva

In ambito clinico, sociosanitario e scientifico il termine “ritardo mentale” è stato ampiamente sostituito dal termine “disabilità intellettiva” che nel manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM-5) è ora l’equivalente di “disturbi dello sviluppo intellettivo”, adottato nella bozza dell’ICD-11. Il DSM-5 non associa a tale termine l’aggettivo “evolutiva” al fine di comprendere in questa condizione anche le disabilità intellettive acquisite, ad esempio derivanti da un trauma cranico durante il periodo di sviluppo.

Il ritardo mentale (disabilità intellettiva) è un disturbo con esordio in età evolutiva e comprende deficit del funzionamento sia intellettivo che adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici. Il funzionamento intellettivo si riferisce alle capacità mentali generali, come il ragionamento, il problem solving, la pianificazione, il pensiero astratto, la capacità di giudizio, l’apprendimento scolastico e l’apprendimento dall’esperienza. Il funzionamento adattivo fa riferimento all’efficacia con cui i soggetti fanno fronte alle esigenze più comuni della vita quotidiana e al grado di adeguamento agli standard di autonomia personale previsti per la loro particolare fascia di età, retroterra socioculturale e contesto ambientale: svolgere le attività di vita quotidiana, saper comunicare, essere in grado di partecipare alla vita sociale, essere in grado di vivere in modo indipendente. Il funzionamento adattivo andrà verificato, in base all’età, nel contesto familiare, scolastico, lavorativo e comunicativo.

In base al grado di compromissione, possiamo inquadrare quattro livelli di gravità (lieve, moderato, grave ed estremo). I quattro livelli di gravità andranno valutati per ognuno di questi tre domini:

  1. Dominio concettuale: comprende competenze linguistiche, abilità di lettura, scrittura, matematica, ragionamento, memoria e anche conoscenze generiche.
  2. Dominio sociale: riguarda la capacità empatica, il giudizio sociale e interpersonale, la capacità di comunicazione, la capacità di fare e mantenere amicizie e capacità similari.
  3. Dominio pratico: concerne la gestione di ambiti personali come il sapersi prendere cura di se stessi, la responsabilità sul lavoro, la gestione del denaro o le attività svolte nel tempo libero. Si include anche l’aspetto organizzativo della scuola e dei compiti di lavoro.

Ritardo mentale lieve

La disabilità intellettiva di grado lieve costituisce la parte più ampia (circa l’83-85%) dei soggetti affetti da ritardo mentale. Il ritardo mentale lieve nei bambini non è immediatamente evidente. Questi bambini tipicamente sviluppano capacità sociali e comunicative negli anni prescolastici (da 0 a 5 anni di età), hanno una compromissione minima nelle aree senso-motorie e spesso non sono distinguibili dai bambini senza disabilità fino all’ingresso nella scuola primaria. Prima dei 20 anni possono acquisire capacità scolastiche corrispondenti all’incirca alla quinta classe primaria. Al termine dei percorso scolastico (14-16 anni) possono raggiungere un’età mentale compresa tra gli 8 e gli 11 anni e delle competenze cognitive tipiche della fase dell’intelligenza operatoria concreta. Durante l’età adulta, di solito acquisiscono capacità sociali e occupazionali adeguate per un livello minimo di auto sostentamento, ma possono aver bisogno di appoggio, di guida e di assistenza, specie quando sono sottoposti a stress sociali o economici inusuali.

Ritardo mentale moderato

La disabilità intellettiva di grado moderato costituisce circa il 10-14% dell’intera popolazione di soggetti con disabilità intellettiva. La maggior parte dei bambini con ritardo mentale moderato acquisisce il linguaggio e le abilità prescolastiche molto lentamente. Possono beneficiare dell’addestramento alle attività sociali e lavorative, ma difficilmente progrediscono oltre il livello della seconda classe primaria nelle materie scolastiche. Al termine dell’iter evolutivo possono acquisire un’organizzazione cognitiva tra i 4 i 7 anni (non arrivano cioè all’intelligenza operatoria concreta). Possono imparare a spostarsi da soli in luoghi familiari. Durante l’adolescenza, le loro difficoltà nel riconoscere le convenzioni sociali possono interferire nelle relazioni con i coetanei. Nell’età adulta, la maggior parte riesce a svolgere lavori non specializzati, sotto supervisione, in ambienti di lavoro protetti.

Ritardo mentale grave

La disabilità intellettiva di grado grave costituisce il 3-4% dei soggetti con ritardo mentale. Durante la prima fanciullezza questi soggetti acquisiscono un livello minimo di linguaggio comunicativo; i limiti coinvolgono il lessico e la costruzione della frase: la produzione verbale è costituita prevalentemente da singole parole o frasi semplici. Durante il periodo scolastico possono imparare a parlare e possono essere addestrati alle attività elementari di cura della propria persona. Essi traggono un beneficio limitato dall’insegnamento delle materie scolastiche, come familiarizzare con l’alfabeto e svolgere semplici operazioni aritmetiche, ma possono acquisire capacità quali imparare a riconoscere a vista alcune parole per le necessità elementari. Nell’età adulta possono essere in grado di svolgere compiti semplici in ambienti altamente protetti. Possono essere presenti comportamento autolesivi e di disadattamento. La maggior parte di essi si adatta bene alla vita in comunità o con la propria famiglia, a meno che non abbia una disabilità associata che richieda assistenza specializzata o altre cure.

Ritardo mentale gravissimo

La disabilità intellettiva di grado profondo o estremo costituisce circa l’1-2% dei soggetti con ritardo mentale. La maggior parte di chi presenta questa diagnosi di ritardo mentale ha una condizione neurologica diagnosticata che spiega il disturbo. Durante la prima infanzia, mostrano considerevole compromissione del funzionamento senso-motorio. Le abilità concettuali in genere si riferiscono al mondo fisico piuttosto che ai processi simbolici. L’individuo può usare gli oggetti in modo finalizzato per la cura personale, il lavoro e lo svago. Ha una comprensione molto limitata della comunicazione simbolica nell’eloquio o nella gestualità. Può comprendere alcuni gesti o istruzioni semplici e comunicare attraverso il non verbale. L’individuo è dipendente dagli altri in ogni aspetto della cura fisica, della salute e della sicurezza quotidiane, sebbene possa essere in grado di partecipare ad alcune di queste attività. Alcuni possono svolgere compiti semplici in ambienti altamente controllati e protetti. Possono essere presenti, in una piccola parte di questi soggetti, comportamenti disadattivi.

Il ritardo mentale (disabilità intellettiva) si associa frequentemente a malattie psichiatriche, la cui incidenza è superiore di tre-quattro volte rispetto al resto della popolazione. I disturbi che si verificano più frequentemente in associazione con ritardo mentale (disabilità intellettiva) includono il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbi d’ansia, i disturbi dello spettro autistico, il disturbo da movimento stereotipato e i disturbi da controllo degli impulsi. Anche il disturbo depressivo maggiore può essere diagnostico, indipendentemente dal livello di gravità.

Non esiste un modello psicopatologico chiaro ed esaustivo del ritardo mentale (disabilità intellettiva). Nel ritardo mentale (disabilità intellettiva) vari fattori psicologici, fisici e sociali influiscono sullo sviluppo della personalità e persone con lo stesso quoziente intellettivo possono presentare differenti profili cognitivi e problematiche in aree di vita molto diverse, formando quindi un quadro eterogeneo all’interno di una stessa condizione, con punti di forza e di debolezza specifici per ogni individuo.

Terapia del ritardo mentale (disabilità intellettiva)

Il ritardo mentale (disabilità intellettiva) necessita spesso di un trattamento medico e farmacologico perché è frequentemente associato ad alterazioni neurologiche e somatiche. La riabilitazione nel ritardo mentale di tipo cognitivo, invece, ha l’obiettivo di introdurre e/o rinforzare quelle abilità che a causa dell’handicap non si sono sviluppate e consolidate spontaneamente: capacità attentive, linguaggio, apprendimenti e abilità che favoriscano l’autonomia. Nel trattamento di persone con questa condizione risultano particolarmente utili tecniche cognitive e comportamentali, quali l’analisi funzionale, il rinforzo positivo, l’estinzione, il problem-solving, il training di auto-istruzione, la token economy, il chaining, il prompting e altre. Unitamente alla riabilitazione cognitiva si considerano ulteriori variabili relative alla personalità quali motivazione, concetto di sé, temperamento, elementi di comunicazione, influenze familiari e fattori ambientali. Nelle persone con disabilità intellettiva la capacità di auto riferire i propri stati emotivi e l’orientamento del focus sulle risorse della persona, e non sui suoi deficit, promuove un cambiamento positivo.

Centro Socio Educativo “San Damiano” e la pratica Mindfulness

Il Centro Socio Educativo Comunale “San Damiano” di Termoli (CB) è una struttura gestita dalla cooperativa SIRIO che accoglie persone con disabilità intellettiva dai 18 ai 65 anni di età, fornendo interventi a carattere educativo, facilitando l’integrazione sociale ed il processo di crescita globale, attraverso il mantenimento e/o il potenziamento delle abilità residue e/o l’acquisizione di nuove abilità, mirando al miglioramento qualità della vita. La struttura ospita attualmente 18 persone, il gruppo di utenti comprende persone affette da Sindrome di Down, disabilità intellettiva lieve, moderata e grave.

Nella struttura opera un’equipe multidisciplinare che si occupa di ideare, organizzare e rimodulare tutte le attività, realizzando i Piani Educativi Personalizzati basati sulla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF), strumento utile alla valutazione delle capacità e potenzialità dei singoli utenti. L’ICF è una classificazione che fa parte della più ampia famiglia delle Classificazioni Internazionali dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e mira a descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti (sociale, familiare, lavorativo) al fine di cogliere tutte quelle difficoltà che nel contesto di riferimento possono causare difficoltà. L’equipe di lavoro, durante le osservazioni sistematiche, ha notato che la maggior parte degli utenti non dedicava tempo all’auto- osservazione, per questo è stata proposta come attività la mindfulness.

Mindfulness significa portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante (Kabat-Zinn, 1994). Mindfulness è quindi un processo che coltiva la capacità di portare attenzione al momento presente, consapevolezza e accettazione del momento attuale (Hanh, 1987). Per far approcciare alla mindfulness gli utenti del centro socio educativo si è pensato di strutturare il laboratorio esperienziale seguendo le indicazioni del libro di Ennio Preziosi, Corso di meditazione di mindfulness. Conosco, conduco, calmo il mio pensare, un manuale di auto aiuto che guida alla pratica mindfulness attraverso un percorso di otto settimane di meditazione guidata.

Il primo esercizio è quello della meditazione sul corpo o body scan. Gli utenti si sono allenati alla meditazione, cogliendo le sensazioni che vengono spontaneamente dal corpo, osservando i pensieri che li distraggono, cominciando ad imparare a distanziarsi dai pensieri e a non percepirli come fatti, riconoscendo e differenziando le emozioni e le componenti corporee. Il corso continua poi con una settimana di meditazione sul respiro e una settimana di meditazione sul respiro di tre minuti. Queste pratiche favoriscono il passaggio dalla modalità del fare alla modalità dell’essere, modalità di attenzione non giudicante (osservo i pensieri, non vi reagisco) e di presenza mentale (osservo ciò che c’è e ciò che ho). La quarta settimana è il momento di esercitarsi a guidare l’attenzione sul respiro, sui pensieri, sul corpo o sui suoni, per ricordarci l’importanza della presenza mentale, o come viene chiamata della modalità on-line, contrapposta al pilota automatico, in ogni istante della nostra esistenza. Il corso prosegue con la meditazione in movimento, la meditazione camminata e la meditazione dell’uvetta. La meditazione della montagna, infine, è una tecnica di visualizzazione che conferisce un forte senso di stabilità e di fermezza, che aiuta a essere pronti di fronte alle turbolenze esistenziali.

Dall’esperienza di meditazione introdotta in un centro socio educativo, l’equipe di lavoro ne ha tratto molteplici informazioni che riguardano il modo in cui ogni utente si percepisce, le capacità o l’assenza di capacità per quanto riguarda l’automonitoraggio, il riconoscimento delle emozioni e la concentrazione. Gli utenti si sono mostrati molto motivati alla pratica mindfulness, percependo una sensazione di rilassamento e richiedendo la continuazione della pratica mindfulness. Per la continuazione dell’attività esperienziale è stata utilizzata un applicazione per dispositivi android denominata “Insight Timer” che mette a disposizione tantissime audio tracce per praticare mindfulness e l’attività è stata protratta fino al periodo estivo in riva al mare.

Questa esperienza vuol rappresentare un punto di partenza per l’introduzione nei centri socio educativi, per persone con disabilità intellettiva, delle pratiche non incentrate sul fare ma sull’essere, qualitativamente importanti per tutti.

 

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