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Lo psicologo nella pancia: esperienze in chirurgia bariatrica – Congresso SITCC 2014

Congresso SITCC 2014 - Report dal simposio: Lo psicologo nella pancia: esperienze in chirurgia bariatrica - Psicoterapia, Disturbi Alimentari, Obesità.

Di Carolina Redaelli

Pubblicato il 26 Set. 2014

Aggiornato il 04 Nov. 2016 16:14

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Chirurgia bariatrica - Congresso SITCC 2014

Primo giorno di lavori alla SITCC e tra i molteplici simposi scegliamo quello dei colleghi Pastorini, Mian, Rancati, Celotti che da tempo collaborano e si occupano della gestione del paziente obeso.

Cos’è prima di tutto l’obesità?

E’ una malattia multifattoriale costituita da un danno organico, da una sofferenza psicologica e da difficoltà nelle relazioni sociali. Questa malattia è quindi una condizione eterogenea e complessa. Per farci un’idea dell’impatto dell’obesità pensiamo che in Italia 1 soggetto su 10 è in sovrappeso e 1 su 10 è obeso. Inoltre riflettiamo anche sui costi elevati che l’obesità comporta anche a causa della sua comorbilità con altre patologie ad esempio di tipo endocrinologico e cardiaco. Ci ritroviamo quindi spesso a sentire parlare di obesità ma a noi che piace guardare alla persona rimane la domanda: chi è il paziente obeso?

Ci aiuta a rispondere Pastorini presentando le caratteristiche del paziente obeso tramite uno studio effettuato su un campione di 50 soggetti usando come strumenti SCL-90, BDI, EDI II.

Da questo studio emerge che è un soggetto depresso, insoddisfatto del proprio corpo, preoccupato per la salute, con alterazioni nel ritmo sonno veglia e/o nella sessualità, deluso, con aspettative elevate e resistenza al cambiamento.

Questo tipo di paziente prima di venire da noi ha effettuato uno “shopping terapeutico”, tentando numerose strade senza però avere successo. Ho tentato diete “selvagge”, centri estetici, naturopata, medico specialista, farmaci da banco…e nulla è cambiato.

Questa risulta un’ informazione rilevante da tenere in considerazione nel trattamento di tali soggetti. Cosa fare dunque?

Mian e Rancati/Celotti ci propongono diverse tipologie di trattamento in base alla propria esperienza clinica.

Mian ci racconta la chiurgia bariatrica per i pazienti obesi. I criteri di accesso per questi interventi sono un’età compresa tra i 18-60 anni, obesità di II e III grado, presenza di comorbilità e precedenti tentativi di trattamento falliti. Vengo invece esclusi quei pazienti con Bulimia Nervosa, Binge Eating Disorder, Night Eating Syndrome, Depressione Maggiore , Disturbo di personalità, Abuso di sostanze e di alcolici, Disturbi psicotici.

(CONTINUA DOPO LE DIAPOSITIVE)

E’ importante la valutazione della presa in carico di questi pazienti: le tappe del processo devono essere tra loro strettamente correlate e interdipendenti, con una codificazione delle procedure.

L’assessment psicologico si focalizza su: storia del peso corporeo e indagine sui possibili disturbi alimentari, psicopatologie e farmacoterapie pregresse, storia dei trattamenti dietoterapici precedenti, valutazione delle difficoltà in ognuno di essi e analisi dell’eventuale deresponsabilizzazione, monitoraggio del comportamento alimentare attuale e dei comportamenti disfunzionali, motivazione e resistenza al cambiamento, intolleranza alle frustrazione, strategie di coping, valutazione delle aspettative del paziente, informazione e monitoraggio dell’ immagine corporea e la sua futura integrazione con “il nuovo corpo” e soprattutto il nuovo “stile di vita”.

Perché appare importante lo psicologo non solo nella valutazione? Il circolo vizioso del paziente obeso è caratterizzato da il caos nutrizionale, la fame emotiva, le diete ed il loro fallimento, l’aumento del peso, i sentimenti depressivi conseguenti e l’intolleranza alle emozioni.

Nel momento in cui quindi questi interventi hanno successo ed il caos alimentare, con le sue conseguenze, non è più predominante ecco che si potrà focalizzare in modo più efficace l’intervento sull’intolleranza delle emozioni.

Celotti e Rancanti ci presentano infine un modello residenziale dove il cuore è costituito dall’ empowerment del paziente obeso basato sia su un percorso di gruppo sia individuale. Perché l’empowerment? Perché si vuole “far fare” un processo di cambiamento e non raccontarlo, perché si vuole insegnare al paziente a valorizzarsi e a responsabilizzarsi con quello che è un problem solving comune.

Ecco che il paziente ha un ruolo attivo in cui vive una sperimentazione guidata. Un ruolo che forse in precedenza mai aveva sperimentato con tutte quelle diete solo prescritte e mai fatte proprie. In fondo come diceva Pascal

“Le persone si lasciano convincere più facilmente dalle ragioni che esse stesse hanno scoperto piuttosto che da quelle scaturite dalla mente altrui”.

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