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Stare a tavola con la propria famiglia: quali sono i possibili benefici?

Le cene e i pranzi in famiglia possono essere un terreno scomodo per molti individui, ma vi possono essere anche degli effetti benefici?

Di Alessio Mantovani

Pubblicato il 06 Feb. 2024

Quanto è piacevole mangiare in famiglia?

“Come va con il lavoro?”, “Quando ti sposi?”, sono frasi che in un modo o nell’altro hanno fatto parte di quei lunghi pasti familiari all’italiana. Mangiare in famiglia può essere un momento di raccoglimento, affetto e calore, ma in altri casi una sfida non da poco, tra continui piatti che fanno il loro ingresso trionfale sulla tavola imbandita e parenti che ripropongono in maniera automatica sempre lo stesso tipo di domande. I pranzi o le cene in famiglia, alle volte, possono sembrare delle convenzioni sociali da rispettare quelle due o tre volte all’anno, eppure vi sono diversi studi che dimostrano come questi momenti di convivialità familiare possano essere benefici su diversi fronti. 

Una delle prime cose sulle quali diverse ricerche sembrano concordare è che mangiare in famiglia regolarmente sia associato a una dieta più equilibrata sia nei bambini che negli adulti (Dallacker et al., 2018; Fulkerson et al., 2014). Consumare un pasto assieme sembrerebbe esser associato in maniera positiva allo stato di salute, alla riduzione comportamenti rischiosi (Goldfarb et al., 2015) e alla funzione protettiva nel ridurre comportamenti tipici dei disturbi alimentari negli adolescenti (Harrison et al., 2015). 

In letteratura vi sono diversi esempi di correlazioni (Peat et al., 2002) che indicano i benefici di consumare i pasti assieme alla famiglia, ma ancora risulta poco chiaro quali siano i fattori causali, come evidenziato anche da Middleton e collaboratori (2020). 

Mangiare in famiglia, abitudini alimentari e benessere

Middleton e collaboratori (2020) si sono occupati di svolgere una revisione della letteratura proprio per andare ad indagare la relazione esistente tra stare a tavola in famiglia, abitudini alimentari e benessere, cercando di comprendere quali siano i fattori che sono coinvolti in questa correlazione positiva. 

I risultati ottenuti però non sono stati così chiari, poiché la maggior parte degli articoli analizzati ha riportato risultati statisticamente non significativi. Però, tra le componenti chiave che sembravano giocare un ruolo in questa correlazione vi era la frequenza con cui si mangia in famiglia (DeBar et al., 2012). Dallo studio di DeBar e collaboratori, infatti si può evincere come, tramite l’utilizzo di strumenti di misurazione del peso, la frequenza e la regolarità dei pasti svolti in famiglia riducessero l’indice BMI (indice di massa corporea) in adolescenti con problemi di obesità. Altri articoli invece riportano come i genitori svolgano un ruolo cruciale nello strutturare le prime esperienze adolescenziali con il cibo, andando ad influenzare gli aspetti sociali e comportamentali che porta con sé l’assunzione di cibo (Savage et al., 2007).

Ad ogni modo, le ricerche individuate, per lo più, si concentravano sugli aspetti nutrizionali dell’alimentazione in famiglia, lasciando ancora da indagare quali siano gli effettivi fattori che conducano ad una maggiore benessere psicologico. 

Inoltre è interessante osservare come le ricerche qualitative puntino il faro dell’attenzione su fattori comunicativi e di connessione sociale, più che sulla qualità dell’alimentazione (Middleton et al., 2020).

Nonostante alle volte il tempo speso “inchiodati” al tavolo con la famiglia possa sembrare una situazione difficile, i dati sopra citati possono dare una sintetica visione sui possibili effetti benefici che questa pratica porta con sé. Forse il pranzo o la cena di Natale non rientra nelle condizioni che i precedenti autori hanno identificato salutari per l’indice di massa corporea, ma potrebbero comunque, insieme a una pratica regolare di condivisione dei pasti, contribuire a migliorare il benessere e il senso di appartenenza, creando un ambiente aperto alla comunicazione e interconnesso.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dallacker, M., Hertwig, R., & Mata, J. (2018). The frequency of family meals and nutritional health in children: A meta‐analysis. Obesity Reviews, 19(5), 638–653. 
  • Fulkerson, J. A., Larson, N., Horning, M., & Neumark-Sztainer, D. (2014). A Review of Associations Between Family or Shared Meal Frequency and Dietary and Weight Status Outcomes Across the Lifespan. Journal of Nutrition Education and Behavior, 46(1), 2–19. 
  • Goldfarb, S. S., Tarver, W. L., Locher, J. L., Preskitt, J., & Sen, B. (2015). A systematic review of the association between family meals and adolescent risk outcomes. Journal of Adolescence, 44(1), 134–149. 
  • Harrison, M. E., Norris, M. L., Obeid, N., Fu, M., Weinstangel, H., & Sampson, M. (2015). Systematic review of the effects of family meal frequency on psychosocial outcomes in youth. Canadian Family Physician Medecin De Famille Canadien, 61(2), e96-106.
  • Middleton, G., Golley, R., Patterson, K., Le Moal, F., & Coveney, J. (2020). What can families gain from the family meal? A mixed-papers systematic review. Appetite, 153, 104725. 
  • Peat, J. K., Mellis, C., Williams, K., & Xuan, W. (A c. Di). (2002). Health science research: A handbook of quantitative methods. SAGE.
  • Savage, J. S., Fisher, J. O., & Birch, L. L. (2007). Parental Influence on Eating Behavior: Conception to Adolescence. Journal of Law, Medicine & Ethics, 35(1), 22–34.
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