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Il cognitivismo italiano all’ EABCT 2012

A pochi giorni dalla fine del congresso, un breve bilancio sui contributi del cognitivismo made in Italy al Congresso Annuale EABCT 2012

Di Giovanni Maria Ruggiero, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 04 Set. 2012

Aggiornato il 06 Set. 2012 16:15

Giovanni M. Ruggiero e Sandra Sassaroli

 

A pochi giorni dalla fine del congresso, un breve bilancio sui contributi del cognitivismo made in Italy al Congresso Annuale EABCT.  

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Abbiamo già parlato del contributo di Liotti al congresso EABCT. La presenza italiana prevedeva altri importanti contributi. I simposi a cui ha partecipato Giancarlo Dimaggio (Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma) erano naturalmente focalizzati sul modello di metacognizione sviluppato dal nostro collega in collaborazione con Antonio Semerari e gli altri membri storici del Terzo Centro di Roma.

La presenza di Dimaggio al congresso EABCT è un evento interessante. Per varie ragioni, finora il modello metacognitivo-interpersonale dei colleghi di Roma si era diffuso soprattutto nell’ambiente più ecumenico della Society for Psychotherapy Research. Questo suggeriva una sorta di vocazione interdisciplinare e una sorta di desiderio di smarcarsi dal modello cognitivo standard. Tuttavia, è pur vero che a sua volta l’EABCT si distacca dal modello cognitivo standard, aprendo le porte alla mindfulness e alle nuove ricerche di terza ondata.

43 - Gianni Liotti, Sandra Sassaroli, Giovanni Maria Ruggiero - STATE OF MIND & Studi Cognitivi - EABCT 2012 Genève. Pictures from the Congress - © 2011-2012 State of Mind All rights reserved
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Finora il modello metacognitivo dominante nel campo EABCT è stato quello di Adrian Wells. La presenza di Dimaggio consente di paragonare i due modelli. Si tratta in entrambi i casi di modelli processuali. I processi di Wells, però, sono soprattutto di tipo attentivo e quindi tendenzialmente intrapsichici. I processi descritti da Dimaggio e Semerari sono invece più di tipo interpretativo (identificazione degli stati mentali) e interpersonali (consapevolezza degli stati mentali dell’altro come separati dai propri).

Il modello “romano” mette più l’accento sulle funzioni per così dire positive della metacognizione, quelle che più ci consentono di gestire in maniera produttiva e sana il pensiero. Il modello “manchesteriano” sembra invece insistere sulle possibili conseguenze negative della metacognizione: la produzione di pensieri secondari disfunzionali e dannosi, il cosiddetto meta-rimugino (meta-worry). Sembra quasi una differenza tra razionalismo continentale fiducioso verso la moltiplicazione degli stati mentali ed empirismo anglo-sassone teso alla massima economizzazione dei pensieri. Entrambi i modelli mantengono un interesse verso il disputing dei contenuti cognitivi distorti, ma come una sorta d’intervento preparatorio.

Il simposio presieduto da Dimaggio era molto internazionale. Il nostro collega è riuscito a richiamare l’interesse di gruppi stranieri che hanno adottato il suo modello e lo stanno applicando a vari disturbi, non solo di personalità. In particolare, Matthias Schwannauer dell’Università di Edimburgo, Angus MacBeth dell’Università di Glasgow, Katja Koelkebeck dell’Università di Muenster e Toshiya Murai dell’Università di Kioto stanno applicando il modello metacognitivo-interpersonale ai disturbi psicotici.

36 - Tom Borkovec's Keynote - STATE OF MIND & Studi Cognitivi - EABCT 2012 Genève. Pictures from the Congress - © 2011-2012 State of Mind All rights reserved
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Francesco Aquilar dell’Associazione Italiana di Psicoterapia Cognitiva e Sociale (AIPCOS) di Napolie Mauro Galluccio dell’European Association for Negotiation and Mediation (EANAM) proseguono il loro lavoro, molto originale e sperabilmente proficuo per il benessere del nostro pianeta, di applicazione dei principi cognitivi ai negoziati politici internazionali. Naturalmente il modello adotta molti principi della cognizione sociale e interpersonale.

Tullio Scrimali dell’Università di Catania continua a sviluppare il suo modello di trattamento cognitivo delle psicosi e partecipando al tentativo, molto presente in questo congresso, di ancorare la psicoterapia alle neuroscienze (Freeston già parla di “fourth wave”, quarta ondata. Ma non è un po’ presto?).

Anche Barbara Basile, collaboratrice di Francesco Mancini all’Associazione di Psicoterapia Cognitiva di Roma ha portato un contributo che mette in relazione variabili cognitive e neurologiche, analizzando le basi cerebrali del senso di colpa nel disturbo ossessivo.

Antonio Pinto del Centro di Psicoterapia cognitivo-comportamentale di Napoli si occupa di terapia cognitiva delle psicosi, ma si aggancia alla mindfulness e ai principi dell’accettazione e pare meno interessato alle neuroscienze. Segnaliamo anche il grande lavoro di coordinamento organizzativo di Antonio Pinto, membro sempre più prestigioso e rispettato del Board direttivo dell’EABCT.

Il gruppo di Sandra Sassaroli e Giovanni M. Ruggiero delle Scuole di specializzazione in terapia cognitiva Studi Cognitivi e “Psicoterapia Cognitiva e Ricerca” di Milano ha portato i suoi contributi nelle sue aree di passione e competenza: le basi cognitive dei disturbi alimentari (in collaborazione con Ronald Rapee della Macquarie University di Sydney), dei disturbi d’ansia, dei disturbi dissociativi (area di competenza della nostra sede distaccata di Firenze coordinata da Carmelo La Mela) e nelle dipendenze (area padroneggiata dai ricercatori della nostra sede distaccata di Modena e coordinati da Gabriele Caselli).

Gioia Bottesi dell’Università di Padova ha portato un lavoro sul modello dell’intolleranza dell’incertezza di Michel Dugas. Laura Tieghi del Centro GRUBER di Bologna (diretto da Romana Schumann) ha parlato di assertività nella bulimia. Roberto Cattivelli dell’Università di Parma ha presentato un lavoro sull’acceptance and committment therapy. Fabrizio Didonna della Casa di Cura Villa Margherita di Vicenza ha portato un lavoro dedicato alla mindfulness. Angela Ganci dell’Istituto Beck di Roma (diretto da Antonella Montano) si è occupata di trattamento e neuroscienza delle allucinazioni. Cristina Terribili del Gruppo Accademia di Ricerca e Formazione Clinicopedagogica e Psicosociale di Roma ha trattato l’integrazione di terapia cognitiva e psicofarmaci. Davide Coradeschi e Andrea Pozza dell’Università di Firenze hanno analizzato l’efficacia della terapia comportamentale nel disturbo ossessivo compulsivo mentre nello stesso simposio Annunziata Larosa del Miller Institute, Genova ha validato un interessante strumento di valutazione della confusione inferenziale.

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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