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Attività ludica infantile: dalla dimensione psicologica alle connotazioni neurobiologiche

L'attività ludica infantile costituisce per ogni bambino un'attività dalle importanti ricadute sullo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. Non meno importanti sono gli effetti sulla neuroplasticità di alcune aree del cervello del bambino.

Di Vincenzo Amendolagine

Pubblicato il 26 Giu. 2018

L’attività ludica è presente nell’infante già dalle primissime fasi del suo sviluppo. Nel piccolo il gioco agevola l’acquisizione di abilità sociali e cognitive, favorisce il raggiungimento della competenza linguistica ed emotiva.

L’attività ludica è presente nell’infante già dalle primissime fasi del suo sviluppo. Nel piccolo il gioco agevola l’acquisizione di abilità sociali e cognitive, favorisce il raggiungimento della competenza linguistica ed emotiva. Nel gioco infantile si possono riconoscere differenti morfologie: ognuna con una finalità differente. Dal punto di vista sociale, la modalità di gioco cambia nel corso del tempo. Inizialmente il gioco dell’infante si situa nel rapporto diadico con la madre, successivamente il gioco dell’infante diviene triadico, ovvero si crea una triade ludica formata dalla mamma, dal bambino e dal giocattolo. A livello neurobiologico, il gioco sembra attivare tre circuiti, ovvero il circuito corticale esecutivo, il circuito sottocorticale limbico e il circuito somatosensoriale. L’attività ludica, inoltre, si ritiene possa incrementare la neuroplasticità delle aree del cervello coinvolte nei processi sensorio – motori.

Keywords: attività ludica, circuiti neuronali, neuroplasticità, sviluppo.

Attività ludica: come gioca il bambino?

L’attività ludica è presente nell’infante già dalle primissime fasi del suo sviluppo. Nel piccolo il gioco agevola l’acquisizione di abilità sociali e cognitive, favorisce il raggiungimento della competenza linguistica ed emotiva (Thibodeau e al., 2016; Fung e Cheng, 2017). Nel gioco infantile si possono riconoscere differenti morfologie: ognuna con una finalità differente. C’è il gioco motorio, nel quale oggetto dell’attività ludica divengono il corpo e le prestazioni corporee (correre, saltare, arrampicarsi ecc.). La finalità di questo gioco è quella di facilitare l’acquisizione degli schemi motori di base (St George e al., 2016). Nel gioco sociodrammatico l’attività ludica investe i ruoli sociali che il bambino vede svolgere dagli adulti. L’obiettivo di questo gioco è quello di aiutare ad apprendere le caratteristiche dell’adultità e, al contempo, implementare il pensiero creativo attraverso l’esercizio della fantasia, che questo gioco comporta (Lillard e al., 2013). Ci sono poi i giochi cooperativi, che possono assumere le sembianze di giochi di squadra, attraverso i quali il bambino comprende che ogni giocatore ha un suo ruolo definito e che la riuscita del gioco dipende dalla cooperazione che si instaura. La finalità di questi giochi è quella di far apprendere le abilità sociali (Hassinger – Das e al., 2017). Da quanto detto, il gioco svolge un ruolo importante per la crescita del bambino, coinvolgendo più domini (cognitivo, emotivo, sociale, motorio).

Attività ludica: veicolo di sviluppo per il bambino

Dal punto di vista sociale, la modalità di gioco cambia nel corso del tempo. Inizialmente il gioco dell’infante si situa nel rapporto diadico con la madre ed è proprio la mamma, attraverso questa attività ludica, che agevola lo sviluppo del proprio figlio, promuovendo l’acquisizione di competenze comunicazionali, linguistiche, cognitive e sociali (Bernier e al., 2016). Successivamente il gioco dell’infante diviene triadico, ovvero si crea una triade ludica formata dalla mamma, dal bambino e dal giocattolo. Questa relazionalità triadica, come molte ricerche hanno evidenziato (Tomasello, 1999; De Schuymer e al., 2011), è importante per l’acquisizione degli aspetti simbolici del linguaggio e di tutti i simboli culturali che caratterizzano il contesto di appartenenza (Rodriguez, 2009). Attraverso l’oggetto di gioco si arricchisce la comunicazione fra infanti e adulti. Inoltre, l’esplorazione del giocattolo da parte del bambino svolge un ruolo fondamentale nel miglioramento delle abilità di problem solving e delle capacità attentive (Clearfield e al., 2014).

Attività ludica: attiva e aumenta la neuroplasticità di alcune aree cerebrali

A livello neurobiologico sono state condotte diverse ricerche per capire quali circuiti neuronali si attivano nelle situazioni di gioco. La maggior parte degli studi è stato realizzato sui ratti. In questi animali il gioco sembra attivare tre circuiti, ovvero il circuito corticale esecutivo, il circuito sottocorticale limbico e il circuito somatosensoriale. Il circuito corticale esecutivo, che è costituito dalla corteccia prefrontale e da quella orbitofrontale, si attiva per dirigere i movimenti individuali in risposta alle azioni di gioco del partner (Siviy e Panksepp, 2011). Il circuito sottocorticale limbico, costituito dall’amigdala, dall’ipotalamo e dal nucleo striato, è responsabile degli aspetti motivazionali ed emozionali che sono presenti nell’attività ludica (Burgdorf e al., 2007). Il circuito somatosensoriale, formato dalla corteccia somatosensoriale, dal talamo e dal cervelletto, controlla le performance motorie in ambito ludico (Byers e Walker, 1995). L’attività ludica, inoltre, sembra incrementare la neuroplasticità delle aree del cervello coinvolte nei processi sensorio – motori, come, ad esempio, la corteccia parietale (Gordon e al., 2002). In aggiunta, l’attività ludica implementa la neuroplasticità della zona mediana della corteccia prefrontale, che invia degli stimoli al sistema limbico, finalizzati al controllo dei comportamenti sociali (Cheng e al., 2008). Con la dovuta cautela che la comparazione fra specie diverse richiede, si può supporre che gli stessi circuiti cerebrali si attivano anche negli esseri umani durante l’attività ludica e viene incrementata la neuroplasticità nelle zone cerebrali menzionate (Neale e al., 2018). Questo spiegherebbe, insieme ad altri elementi, i benefici che il gioco apporta allo sviluppo cognitivo, emotivo, sociale e motorio dei bambini.

In conclusione, il gioco svolge un ruolo importante per la crescita del bambino, in quanto consente l’acquisizione di abilità e competenze in vari domini (cognitivo, emotivo, sociale ecc.). Questo dipende anche dal fatto che nell’attività ludica infantile sono attivati dei circuiti neuronali specifici.

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Vincenzo Amendolagine
Vincenzo Amendolagine

Medico, psicoterapeuta psicopedagogista. Insegna come Professore a contratto presso la Facoltà/Scuola di Medicina dell’Università di Bari Aldo Moro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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