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Psicoterapia Sensomotoria: il Ruolo del Corpo nelle Esperienze Traumatiche

Psicoterapia Sensomotoria: la Psicotraumatologia riscopre l'opera di Janet, sulle cui idee si fondano le moderne teorie relative al trauma.

Di Cristiana Chiej

Pubblicato il 11 Mag. 2012

Aggiornato il 30 Mag. 2012 15:46

 

Psicoterapia Sensomotoria: il Ruolo del Corpo nelle Esperienze Traumatiche. - Immagine: © Guido Vrola - Fotolia.comDando uno sguardo al panorama della letteratura scientifica attuale non si può non notare la crescente attenzione che il trauma sta risvegliando a livello sia clinico sia di ricerca: a differenza di un paio di decenni fa, quando di trauma non parlava quasi nessuno e imperava la visione freudiana che negava l’influenza delle esperienze reali sullo sviluppo della psicopatologia, oggi la psicotraumatologia sembra aver ritrovato nuovo splendore e riscoperto l’opera di Janet, sulle cui idee si fondano le moderne teorie relative al trauma (Howell, 2005).

Il lavoro sulle esperienze traumatiche (intese sia come eventi singoli sia come storie traumatiche di sviluppo) ha portato con sé la progressiva presa di coscienza del ruolo fondamentale ricoperto dal corpo.

Le memorie traumatiche non sono rimosse, ma fin dall’inizio non vengono integrate nella sintesi personale. L’esperienza, tuttavia, viene registrata in modo implicito, a livello di schemi corporei. Come ha efficacemente espresso van der Kolk: “The body keeps the score” (1994).

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Per questo le esperienze traumatiche non sono ricordate, ma rivissute. Non sono controllabili perché non integrate nella coscienza (van der Kolk e van der Hart, 1989). Il trauma viene rivissuto come fosse sempre attuale, la persona si sente ancora minacciata, il corpo è ancora iper-attivato. C’è una sorta di dispercezione temporale, per cui il passato è confuso con presente e col futuro. Parte importante del lavoro terapeutico con persone che hanno subito traumi, pertanto, consiste nel trasformare il rivivere in ricordare, collocando l’esperienza nel passato, integrando memoria implicita ed esplicita, dando voce alla narrazione muta del corpo.

Ma se il trauma agisce frammentando le funzioni della coscienza, sono sufficienti gli approcci terapeutici top-down (pensiero-emozioni-corpo), come ad esempio la terapia basata sulla mentalizzazione, l’interpretazione, la CBT classica, per trattare questo tipo di pazienti? (Bromberg, 2008). Sempre più clinici e ricercatori che si occupano di traumi propongono di integrare nelle terapie fondate sulla parola approcci bottom-up (corpo-emozioni-pensiero), basati sul corpo, che non necessitano di funzioni superiori integre, ma che possono integrarle.

Uno di questi approcci è la Psicoterapia Sensomotoria (PSM), sviluppata negli anni ’80 dalle tecniche di mindfulness e progressivamente integrata con i contributi della psicoterapia psicodinamica, cognitivo-comportamentale, delle neuroscienze, della ricerca sull’attaccamento e sulla dissociazione, orientata specificatamente al trattamento delle esperienze traumatiche dello sviluppo (Fisher and Ogden, 2009; Ogden & Minton, 2000; Ogden, Minton & Pain, 2006; Ogden, Pain and Fisher, 2006).

Questo approccio utilizza strumenti di osservazione e di intervento rivolti principalmente al corpo, che sono abitualmente esclusi da altri tipi di terapie. Il terapeuta si concentra sulla postura, sulle tensioni muscolari, sui movimenti, incoraggiando il paziente a riconoscere ed osservare come le sensazioni fisiche siano legate a particolari emozioni e pensieri e ad integrare queste esperienze corporee nel suo vissuto. Obiettivo principale della psicoterapia sensomotoria è aiutare il paziente a regolare le funzioni neurovegetative alterate, modificando i sintomi somatoformi e alcune credenze patogene, soprattutto riguardanti il corpo (Liotti e Farina, 2011).

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Migliorando la capacità di regolare l’attivazione corporea si facilita l’accesso a stati mentali problematici. Man mano che la relazione terapeutica si consolida e il paziente sperimenta un certo grado di sicurezza si possono gradualmente affrontare le sensazioni corporee collegate a momenti di difficoltà, concentrandosi sulle reazioni motorie e posturali legate al trauma senza giudicarle (con atteggiamento tipico della mindfulness).

Lentamente si aiuta il paziente a riconoscere la ripetizione degli schemi corporei di lotta e fuga, di freezing o di sottomissione, innescati dall’attivazione costante dei sistema di difesa (conseguenza della pervasiva sensazione di minaccia che caratterizza gli sviluppi traumatici) (Liotti e Farina, 2011). Il paziente impara a diventare consapevole del proprio corpo, acquisendo verso di esso una progressiva fiducia, imparando a riconoscere e rispettare i propri marcatori somatici.

Attraverso questa crescente integrazione mente-corpo, il paziente acquisisce una progressiva capacità di regolazione emotiva, autoriflessività e un maggiore senso di padronanza e competenza. Una rielaborazione ideale include elementi cognitivi, emotivi, comportamentali e sensomotori. Per questo è importante non aderire dogmaticamente ad una teoria, ma esplorare approcci diversi, tentarne l’integrazione, ove possibile, utilizzando ciò che di utile si può ricavare da ognuno di essi.

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Bromberg, P.M. (2008). Mentalize THIS! Dissociazione, enactment e processo clinico. Tr.It. in Jurist, E.L., Slade, A., Bergner, S. (a cura di), Da mente a mente. Raffaello Cortina, Milano, 2010.
  • Fisher, J. & Ogden, P. (2009). Sensorimotor Psychotherapy. In Courtois, C. A., Ford, K. D.(a cura di), Treating Complex Traumatic Stress Disorder. Guildford Press, New York-London.
  • Howell, E.F. (2005). The Dissociative Mind. Analytic Press, Hillsdale, NJ.
  • Liotti, G., Farina, B. (2011). Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa. Raffaello Cortina, Milano.
  • Ogden, P., Minton, K. (2000). Sensorimotor Psychotherapy: One Method for Processing Traumatic Memory. Traumatology, 6, 3, 3.
  • Ogden, P., Minton, K., Pain, C. (2006). Trauma and the Body. A Sensorimotor Approach to Psychotherapy. New York: Norton.
  • Ogden, P., Pain, C., Fisher, J. (2006). A sensorimotor approach to the treatment of trauma and dissociation. Psychiatric Clinics of North America, 29, 263-279.
  • van der Kolk, B.A. (1994). The body keeps the score: Memory and the evolving psychobiology of post-traumatic stress”. Harvard Review of Psychiatry, 1, 253-265.
  • van der Kolk, B.A., van der Hart, O. (1989). Pierre Janet and the breakdown of adaptation in psychological trauma. American Journal of Psychiatry, 146, 1530-1540.
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