Cosa sono i sogni lucidi e come potrebbero essere impiegati nella pratica clinica e nei percorsi terapeutici?
Sperimentare un sogno lucido significa acquisire un certo grado di consapevolezza della propria attività onirica durante il sonno (Baird et al., 2018). È raro ma non impossibile averne esperienza spontaneamente e la frequenza di presentazione può essere aumentata attraverso l’utilizzo di specifiche tecniche (Gott et al., 2020). Sebbene il fenomeno dei sogni lucidi non sia una novità, esistono pochi studi, spesso contrastanti, al riguardo; nella pratica clinica infatti non è ancora stato stabilito se possano essere utili o dannosi.
Sogni lucidi e incubi
Nel corso dell’ultimo decennio è nata l’idea di combinare i trattamenti psicoterapeutici per i militari affetti da Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD) e l’impiego dei sogni lucidi: questo progetto ha preso il nome di “Power Dreaming”. L’interesse per questa nuova pratica è nato dagli aspetti preoccupanti e dagli effetti a lungo termine causati dalla malattia sul personale militare, dal momento che il 52% dei veterani con PTSD riferisce di avere incubi frequenti, rispetto al 3-7% della popolazione generale (Kuhn, 2011). Secondariamente, la proposta di introdurre questa procedura innovativa combinata con strategie psicoterapeutiche alternative è stata dettata dalla necessità di trovare una soluzione ai nuovi problemi psicologici derivanti dal moderno servizio militare. L’utilizzo dei sogni lucidi potrebbe essere una possibilità per aiutare i militari, e generalmente i pazienti affetti da PTSD, a controllare consapevolmente i propri incubi legati al trauma e modificare le risposte fisiche ed emotive ad essi legate (Smith, 2020). In questo ambito, l’utilizzo dei sogni lucidi come pratica terapeutica potrebbe servire come strumento per aiutare gli individui a risolvere i propri conflitti interni, cambiando la percezione degli eventi traumatici già vissuti e allo stesso tempo preparare la psiche a potenziali scenari pericolosi nella vita reale, sperimentandoli in un ambiente controllato e sicuro (Zink & Pietrowsky, 2015).
Alla luce di queste considerazioni, è stato ipotizzato che possano avere un impatto positivo sulla riduzione dell’intensità e della frequenza di comparsa degli incubi, i quali possono essere fonte di disagio significativo e compromissione del funzionamento lavorativo e sociale. Possono essere anche connessi a sintomi di depressione e ansia e predire la comparsa del fenomeno delle paralisi del sonno. Pertanto, essere consapevoli di star sognando potrebbe essere molto utile in queste situazioni (de Macêdo et al., 2019).
Eppure, sebbene l’induzione di sogni lucidi possa essere un possibile supporto nel trattamento dei soggetti che soffrono di incubi, riducendone la frequenza e l’intensità, la letteratura a riguardo è scarsa o quasi inesistente (de Macêdo et al., 2019), anche perché stabilire il legame tra incubi e sogni lucidi è estremamente complesso (Drinkwater et al., 2020). Ad esempio, Glicksohn (1990) ha osservato come solo credere nelle esperienze paranormali predicesse i sogni lucidi e, nel 2017, Denis e Poerio hanno dimostrato come la paralisi del sonno e i sogni lucidi fossero collegati alla credenza nel paranormale, suggerendo che una spiegazione valida per questo legame potrebbe essere l’apertura all’esperienza.Sogni lucidi e insonnia
Il trattamento di prima scelta per l’insonnia è la terapia cognitivo-comportamentale specifica per questo disturbo (CBT-I). Tuttavia, è stato osservato come anche l’impiego dei sogni lucidi potrebbe attenuarne la sintomatologia, come affermato da Ellis e colleghi (2020) in uno studio pilota. L’obiettivo dello studio era quello di verificare se il training sui sogni lucidi per l’insonnia potesse influire positivamente su di essa e sui sintomi di depressione e ansia. Il training consisteva in quattro moduli distribuiti in un periodo di due settimane e prevedeva l’introduzione di cinque tecniche di induzione di tipo cognitivo, come la normalizzazione dei sogni, il controllo della realtà, le affermazioni lucide, la visualizzazione e l’autosuggestione. Dei 48 partecipanti dello studio, 37 hanno riferito di aver fatto sogni lucidi almeno una volta durante il percorso, mentre 11 non sono riusciti a sperimentarli. Al termine della procedura, 26 soggetti non soddisfacevano più i criteri per la diagnosi di insonnia e inoltre, nessuno dei partecipanti ha richiesto il supporto della CBT-I.
Ad ogni modo, a prescindere dai suoi possibili risultati terapeutici, l’utilizzo dei sogni lucidi nella pratica clinica è ampiamente dibattuto, soprattutto perché il loro innesco può causare disturbi nei pattern del sonno (Stumbrys et al., 2012) e nell’equilibrio dei sistemi serotoninergici e colinergici (Biard et al., 2016). A tal proposito, vi sono infatti opinioni contrastanti: ad esempio, alcune ricerche (es. Ellis et al., 2020) sostengono che i sogni lucidi possano conferire un buon livello di benessere e che perciò possano essere integrati alla terapia standard. Al contrario, altre si concentrano sulla possibilità che gli stati di sonno-veglia possano essere correlati a cognizioni bizzarre, stress e psicopatologia e, seguendo questa linea di pensiero, Aviram e Soffer-Dudek (2018) hanno condotto uno studio per osservare il legame tra quest’ultima e la comparsa o induzione dei sogni lucidi. Dallo studio è emerso che l’intensità del sogno lucido, le emozioni positive ad esso legate e l’uso di tecniche di stimolazione fossero profondamente associati a diversi sintomi psicopatologici, evidenziando soprattutto un forte legame con l’induzione deliberata e l’aumento della dissociazione e di sintomi psicotici in un periodo di 2 mesi.
Conclusioni
Il dibattito sull’impiego dei sogni lucidi nel trattamento delle malattie continua, poiché non è ancora chiaro se gli aspetti positivi del loro utilizzo possano essere più solidi di quelli negativi; inoltre, gli effetti a lungo termine sul cervello causati dall’induzione dei sogni lucidi necessitano di ulteriori studi.
In conclusione, sebbene la lucidità possa presentare aspetti sia positivi che negativi a seconda delle sue caratteristiche, questa procedura dovrebbe essere utilizzata con cautela, soprattutto in ambito terapeutico.