Il dibattito tra gli esperti sui costi e i benefici dei sogni lucidi è ancora molto acceso: ci si interroga su quale sia il loro impatto sulla qualità del sonno e quali effetti possano portare.
La maggior parte delle persone sogna per circa due ore a notte e ciò che accade durante questo periodo è principalmente inconscio. Tuttavia, acquisire coscienza durante un sogno, sebbene sia poco comune, non è impossibile: sperimentare un “sogno lucido” infatti significa rimanere in qualche modo coscienti mentre si sogna ed accedere ad uno stato ibrido di sonno e veglia (Kahn & Gover, 2010). Ciò è possibile sia in maniera spontanea che attraverso delle strategie di stimolazione, come il monitoraggio metacognitivo (ad esempio, il “test di realtà”) e la memoria prospettica (Baird et al., 2018).
Sogno lucido e aree cerebrali
È stato osservato come il cervello subisca un mutamento nella sua attività quando il sognatore acquisisce lucidità durante il sonno REM, ovvero essa sembra essere più simile ai periodi di veglia. Infatti, affinché il sognatore diventi cosciente di essere a letto e di star sognando, diverse regioni cerebrali, normalmente silenti durante il sonno REM, come il circuito cerebrale necessario per le funzioni esecutive, il richiamo della memoria autobiografica e la selezione degli obiettivi e il precuneo, devono riattivarsi. Secondariamente, durante il sogno lucido è stato osservato un aumento della connettività corticale complessiva, così come l’attività delle frequenze della banda gamma (circa a 40Hz), note per essere associate all’elaborazione cosciente (Voss et al., 2009).
Baird e colleghi (2018) hanno condotto uno studio che ha mostrato una connessione tra l’attivazione della corteccia prefrontale anteriore (aPFC), regione legata alle funzioni metacognitive, tra cui la valutazione dei propri pensieri e sentimenti e la capacità di esprimere giudizi metacognitivi accurati e la frequenza di comparsa dei sogni lucidi. In più, questi ultimi sembrano anche essere collegati ai sistemi neurali che regolano le funzioni esecutive, come la rete di controllo frontoparietale, la quale è interconnessa sia con il default mode network, legatp agli aspetti interni della cognizione (ad esempio la memoria autobiografica e il pensiero spontaneo), sia con il dorsal attention network, coinvolto nell’attenzione percettiva visuo-spaziale. Questo studio (Baird et al., 2018) ha sottolineato un aumento della connettività funzionale in stato di riposo tra l’aPFC sinistra e il giro angolare bilaterale, il giro temporale medio bilaterale e il giro frontale inferiore destro negli individui sperimentanti sogni lucidi frequenti rispetto a coloro che non ne fanno esperienza. In aggiunta, ha sottolineato il fatto che il sogno lucido è associato a un aumento della connettività funzionale tra l’aPFC e le aree di associazione tempoparietali, normalmente silenti durante tutte le fasi del sonno. D’altra parte, non ha mostrato differenze significative nella struttura cerebrale tra i due gruppi.
Sogni lucidi indotti e spontanei
Il dibattito tra gli esperti sui costi e i benefici dei sogni lucidi è ancora molto acceso: è stato dimostrato come numerose delle strategie di induzione alterino i pattern e la durata del sonno, impattandone notevolmente l’igiene. Ad esempio, la tecnica di induzione mnemonica dei sogni lucidi (MILD; Levitan e LaBerge, 1994; Neuhäusler et al., 2018) prevede che l’individuo si svegli durante la notte e trascorra da 30 a 120 minuti sveglio prima di potersi riaddormentare (Stumbrys et al., 2012); ciò porta alla frammentazione del sonno e ne modifica l’andamento riducendone la durata.
Per l’induzione dei sogni lucidi possono anche essere utilizzate sostanze che aumentano l’acetilcolina intracerebrale, spesso utilizzate in combinazione con la tecnica MILD. Questa pratica aumenta il rischio di alterare l’equilibrio tra i sistemi serotoninergici e colinergici, entrambi attivamente coinvolti nella regolazione del sonno e questa alterazione può interferire con l’integrità della sua struttura e portare ad effetti negativi sulla salute (Biard et al., 2016).
Similmente, è possibile aumentare i livelli di consapevolezza autoriflessiva durante i sogni mediante la stimolazione fronto-temporale transcranica a corrente alternata (tACS). Tuttavia, l’utilizzo di questa strategia è molto controversa in quanto non vi è sufficiente letteratura sui possibili effetti di uno strumento agente sull’attività corticale in questo ambito (Voss et al., 2014).
Infine, i sogni lucidi possono anche verificarsi spontaneamente e in questo caso il dibattito si concentra sulla frequenza di comparsa del fenomeno e come ciò possa impattare sull’igiene del sonno. Ad ogni modo, sebbene i sogni lucidi spontanei sembrino arrecare meno danni rispetto a quelli indotti, la letteratura al riguardo non è sufficiente per una valutazione esaustiva del fenomeno.
Conclusione
Gli esperti si chiedono quale impatto possa avere la sostituzione di una fase di sonno regolare con una ibrida sulla salute generale, considerando l’influenza che il “buon sonno” ha sulla buona salute e, in particolare, l’impatto del sonno REM sulla regolazione emotiva e sul consolidamento della memoria (Plailly et al., 2019). È ormai ampiamente noto che il cervello umano funzioni in modo diverso durante il sonno REM non lucido e lucido (Dresler et al., 2012) e infatti i pochi studi sulle possibili implicazioni di quest’ultimo sui processi di regolazione cerebrale suggeriscono di procedere con cautela e ne scoraggiano l’induzione (Tempesta et al., 2018).