Denis et al. (2018) hanno condotto una revisione sistematica della letteratura sulle variabili associate alla paralisi del sonno.
La paralisi del sonno
La paralisi del sonno è uno stato di immobilità transitoria che compare fra la veglia e il sonno, o fra il sonno e la veglia. In tali condizioni, durante il sonno REM (Rapid Eye Movement) il nostro cervello produce sogni bizzarri e intensi, causando una paralisi dei muscoli volontari che cessa una volta usciti completamente dal sonno REM. La funzione di tale processo è quella di impedirci di agire nei nostri sogni, ovvero seguirne le azioni con il nostro corpo rischiando di farci potenzialmente del male. L’alterazione della sincronizzazione dei meccanismi che separano la veglia dal sonno REM provoca le tanto temute paralisi del sonno (Plazzi, 2019). La persona inizia a svegliarsi ma non è in grado di muoversi o di parlare e frammenti di sogno producono allucinazioni ipnagogiche (al momento dell’addormentamento) o ipnopompiche (al risveglio), che possono verificarsi in tutte le modalità sensoriali. Le caratteristiche della paralisi del sonno includono comunemente l’udire passi e voci, nonché la levitazione, l’autoscopia (cioè esperienze extracorporee) e il “percepire una presenza terrificante”, di vedere una figura o una forma amorfa “intimidatoria” avvicinarsi al corpo durante l’evento (Jalal et al., 2021). In molti paesi, le esperienze di paralisi del sonno sono intrecciate con il folklore culturale e sono state proposte come spiegazione di presunti fenomeni paranormali come la stregoneria, la possessione demoniaca e il rapimento di alieni dallo spazio (French & Santomauro, 2008). Denis et al. (2018) hanno condotto una revisione sistematica della letteratura sulle variabili associate alla paralisi del sonno.
Paralisi del sonno, stress e trauma
Una storia di abuso sessuale infantile è risultata significativamente correlata alla frequenza degli episodi di paralisi del sonno. La frequenza e l’intensità delle allucinazioni sono risultate maggiori in individui che hanno riferito abusi sessuali rispetto al gruppo di controllo (Abrams et al., 2008). Un altro studio ha rilevato che la prevalenza riferita di paralisi del sonno non differiva in modo significativo tra i gruppi di partecipanti che ricordavano il proprio abuso (47%) e quelli che ritenevano di aver vissuto un abuso ma non possedevano ricordi autobiografici (44%) (McNally & Clancy, 2005). Anche altre esperienze di eventi traumatici sembrano essere correlate alla paralisi del sonno. In un campione di immigrati Hmong che vivono negli Stati Uniti, le esperienze stressanti vissute durante la guerra del Vietnam (ad esempio, “sono stato esposto alla guerra chimica”, “ho perso familiari, parenti stretti o amici”) erano correlate a una maggiore probabilità di sperimentare la paralisi del sonno (Young et al., 2013). Esperienze generali con eventi potenzialmente traumatici (come aggressioni, morte di una persona cara, disastri, ecc.) sono risultate correlate alla paralisi del sonno in termini di occorrenza. È stato inoltre riscontrato un legame tra il numero di eventi traumatici vissuti e la paralisi del sonno (Mellman et al., 2008). In modo correlato, i livelli di stress auto-riferiti hanno mostrato associazioni simili con la paralisi del sonno (Denis & Poerio, 2016).
Paralisi del sonno, dissociazione e convinzioni anomale
I livelli di esperienze dissociative allo stato di veglia, che comportano depersonalizzazione, derealizzazione e amnesia, sono risultati correlati sia alla frequenza delle paralisi del sonno (McNally & Clancy, 2005) sia alla frequenza/intensità delle allucinazioni (Abrams et al., 2008). In un campione universitario, una misura composita di “immaginazione”, che comprendeva propensione alla fantasia, pensiero magico, vividezza delle immagini, credenze paranormali e mistiche ed esperienze sensoriali insolite, era risultata correlata alla frequenza e all’intensità della paralisi del sonno (Spanos et al., 1995). Nello stesso campione, coloro che riferivano paralisi del sonno mostravano una maggiore ipnotizzabilità, valutata sia soggettivamente che oggettivamente. La vividezza delle immagini sensoriali non è risultata correlata alla frequenza delle paralisi del sonno, ma ha predetto in modo significativo l’intensità delle allucinazioni (Denis & Poerio, 2016).
Paralisi del sonno e abitudini del sonno
Particolari aspetti dell’igiene del sonno, che si riferisce alle abitudini e alle pratiche che favoriscono un sonno regolare, sono stati associati a una maggiore probabilità di riportare la paralisi del sonno. In particolare, una durata del sonno eccessivamente breve (<6 ore) o lunga (>9 ore) e il sonnecchiare, in particolare per più di 2 ore, sono stati associati a maggiori probabilità di paralisi del sonno. Anche l’orario in cui si va a letto ha mostrato una certa relazione col fenomeno (Munezawa et al., 2011). Nello studio di Ma et al. (2014) le probabilità di aver mai sperimentato la paralisi del sonno (rispetto a quelle di non averla mai sperimentata) sono risultate significativamente ridotte nei partecipanti che riferivano di essersi coricati tra le 22:00 e la mezzanotte e significativamente aumentate nei partecipanti che riferivano di essersi coricati oltre la mezzanotte.
Paralisi del sonno e disturbi mentali
Nello studio di Simard & Nielsen (2005) i partecipanti che hanno sperimentato la paralisi del sonno con un’allucinazione di “presenza percepita” hanno mostrato livelli più elevati di ansia sociale rispetto ai partecipanti che hanno sperimentato la paralisi del sonno senza allucinazioni. Le allucinazioni di presenza percepita sono state anche correlate alla quantità di angoscia associata all’episodio di paralisi del sonno e il livello di angoscia riportato è stato associato a immagini sociali disfunzionali (Solomonova et al., 2008). Nei pazienti con disturbo di panico, sono stati riportati tassi di prevalenza nell’arco della vita del 56% e del 59%, significativamente più alti rispetto a quelli senza disturbo di panico, la cui prevalenza era di circa il 19% (Yeung et al., 2005). Punteggi più elevati nelle misure di autovalutazione dell’umore depresso sono stati associati alla frequenza della paralisi del sonno ed è stato anche dimostrato che questa relazione rimane significativa dopo la correzione statistica adottata per ridurre l’effetto dei sintomi d’ansia (Szklo-Coxe et al., 2007). Un solo studio ha esaminato il disturbo bipolare e la paralisi del sonno. In questo caso si è riscontrato che il disturbo bipolare si verificava più frequentemente in un gruppo di paralisi del sonno gravi, definite in questo caso come almeno un episodio alla settimana (19%), rispetto a un gruppo senza paralisi del sonno (2%) (Ohayon et al., 1999).
Attualmente sono state condotte numerose ricerche sulle variabili associate alla paralisi del sonno. Di conseguenza, esiste un’enorme opportunità di ampliare questa letteratura al fine di approfondire le origini e le opzioni di trattamento del disturbo.