Cosa dice la letteratura sulla Psicoterapia Sensomotoria
La Psicoterapia Sensomotoria considera il corpo come l’elemento centrale nell’ambito della valutazione e dell’intervento terapeutico. È un approccio psicoterapeutico integrato in cui i principi della terapia orientata al corpo, delle neuroscienze e la teoria dell’attaccamento si uniscono in un composito ed efficace metodo di trattamento del trauma (Pat Odgen, Kekuni Minton, Clare Pain).
I progressi delle neuroscienze hanno fatto si che si ponesse attenzione al modo in cui la mente e il cervello elaborano le esperienze traumatiche, arrivando ad affermare che il trauma ha profondi effetti sul corpo e sul sistema nervoso e che molti dei sintomi presentati dai soggetti traumatizzati sono guidati a livello somatico (Van der Kolk, McFarlan e Weisaeth). La persona quindi ricorda i traumi passati attraverso la ri-esperienza sensomotoria delle iterazioni non verbali dell’evento traumatico e attraverso sintomi fisici apparentemente privi di basi organiche. La Psicoterapia Sensomotoria interviene quindi sulla fisiologia del trauma, sulla disregolazione del sistema nervoso e sulla sofferenza provocata da tale iper-attivazione o dal tentativo di difendersi da essa. Il lavoro sul corpo facilita il processamento delle memorie implicite, modifica l’apprendimento procedurale e aiuta a regolare l’arousal del sistema nervoso autonomo.
Allo stato attuale la Psicoterapia Sensomotoria rappresenta un trattamento specifico per il Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD), per i disturbi post-traumatici complessi e i disturbi relativi allo sviluppo e alla storia di attaccamento del paziente (Fisher & Ogden, 2009).
Che cos’è la Psicoterapia Sensomotoria
La Psicoterapia Sensomotoria (PSM) è sviluppata da Pat Odgen a partire dagli anni ’80, si ispira alle tecniche di mindfulness e progressivamente si integra con i contributi della psicoterapia psicodinamica, cognitivo-comportamentale, delle neuroscienze, della ricerca sull’attaccamento e sulla dissociazione, orientata specificatamente al trattamento delle esperienze traumatiche dello sviluppo (Fisher and Ogden, 2009; Ogden & Minton, 2000; Ogden, Minton & Pain, 2006; Ogden, Pain and Fisher, 2006).
Questo approccio utilizza strumenti di osservazione e di intervento rivolti principalmente al corpo, che sono abitualmente esclusi da altri tipi di terapie. Il terapeuta si concentra sulla postura, sulle tensioni muscolari, sui movimenti, incoraggiando il paziente a riconoscere ed osservare come le sensazioni fisiche siano legate a particolari emozioni e pensieri e ad integrare queste esperienze corporee nel suo vissuto. Obiettivo principale della psicoterapia sensomotoria è aiutare il paziente a regolare le funzioni neurovegetative alterate, modificando i sintomi somatoformi e alcune credenze patogene, soprattutto quelle riguardanti il corpo (Liotti e Farina, 2011).
Migliorando la capacità di regolare l’attivazione corporea, la Psicoterapia Sensomotoria facilita l’accesso a stati mentali problematici. Lentamente si aiuta il paziente a riconoscere la ripetizione degli schemi corporei di lotta e fuga, di freezing o di sottomissione, innescati dall’attivazione costante dei sistema di difesa (conseguenza della pervasiva sensazione di minaccia che caratterizza gli sviluppi traumatici) (Liotti e Farina, 2011). Il paziente impara a diventare consapevole del proprio corpo, acquisendo verso di esso una progressiva fiducia, imparando a riconoscere e rispettare i propri marcatori somatici.
Attraverso questa crescente integrazione mente-corpo, il paziente acquisisce una progressiva capacità di regolazione emotiva, autoriflessività e un maggiore senso di padronanza e competenza. Una rielaborazione ideale include elementi cognitivi, emotivi, comportamentali e sensomotori.
La Psicoterapia Sensomotoria si basa sul presupposto che per superare l’evento traumatico la persona ha bisogno di:
- diventare consapevole delle vecchie tendenze all’azione, automatiche e maladattive;
- imparare a inibire gli impulsi iniziali;
- sperimentare varie alternative per completare ciò che è incompleto;
- allenarsi a eseguire azioni alternative efficaci.
Come si struttura una psicoterapia Sensomotoria
La Psicoterapia Sensomotoria si attua mediante colloqui individuali in cui si aiuta il paziente traumatizzato a porre attenzione al corpo, seguire le sensazioni somatiche, ad avere consapevolezza dei movimenti corporei e mettere in atto azioni fisiche che favoriscano l’autoefficacia.
Nel corso delle sedute di psicoterapia il paziente viene incoraggiato a osservare e a essere consapevole della relazione che intercorre tra il corpo, le proprie convinzioni e le proprie emozioni e a notare come una propria auto-rappresentazione possa influenzare l’organizzazione fisica e come le parole e il contenuto da essa descritto nel qui ed ora della terapia, influenzino le sensazioni e i movimenti.
Il paziente imparerà a confrontarsi gradualmente con i ricordi traumatici, principalmente attraverso la componente sensomotoria, tenendola inizialmente disconnessa dalla dimensione emotiva e cognitiva. Questo metodo manterrà il paziente in una condizione di sicurezza psicofisiologica che lo porterà a confrontarsi, in modo diverso, con i ricordi post- traumatici.
Tali intervento aiuta a unificare il corpo e la mente nel trattamento dell’esperienza traumatica e offre al pazienti un ulteriore modalità di utilizzo del corpo.
Le tre fasi di intervento nella psicoterapia sensomotoria
Fase I – Stabilizzazione emotiva
Il modello della Psicoterapia Sensomotoria prevede tre fasi di intervento:
- Stabilizzazione emotiva e la riduzione del sintomo;
- Trattamento della memoria traumatica;
- Integrazione della personalità.
La scelta d’intervento iniziale è chiara: quando il paziente esorbita i limiti della cosiddetta finestra di tolleranza emotiva sia per eccesso (iperattività fisica e verbale fino al congelamento) che per difetto (ipoattivazione fisica ed emotiva fino al vuoto e al distacco emotivo) il terapeuta interrompe il lavoro sulla narrazione dei contenuti concentrandosi sulla narrativa somatica.
Dato che la maggior parte del comportamento umano è guidato dalla memoria procedurale che si riflette in risposte automatiche e pattern d’azione appresi (movimenti, posture, gesti, ecc.), il terapeuta osserva attentamente tali aspetti e via via interviene attraverso l’attivazione di risorse spontanee di riconoscimento e modulazione emotiva del paziente.
A completamento, il terapeuta può anche proporre tecniche di stabilizzazione emotiva sempre accedendo attraverso il riconoscimento e il maneggiamento degli aspetti corporei con l’obiettivo di restituire consapevolezza cognitiva e maggiore padronanza emotiva.
Nella Psicoterapia Sensomotoria il terapeuta alterna due azioni. Da un lato, una sintonizzazione forte con gli stati corporei ed emotivi del paziente condividendo l’attenzione ad azioni, gesti e postura in una sorta di rispecchiamento reciproco che rende disponibile alla coscienza del paziente attraverso l’esperienza di un corpo che avverte qualcosa di non sempre accessibile ma comunque disturbante e problematico. Esso può avvenire compiendo una microanalisi del comportamento non verbale e paralinguistico ma anche attraverso l’urlare insieme ad esempio. Dall’altro, un continuo sforzo di integrazione cognitiva, chiedendo al paziente come ti fa sentire e cosa dice di te il comportamento che attraverso l’azione viene riattivato e reso esplicito.
Il corpo, in tutte le sue componenti, è assolutamente potente nel favorire la collaborazione nella ricerca di un superamento delle esperienze traumatiche. Il lavoro di integrazione si avvia con il porre attenzione sull’esperienza di percezione interna del corpo da parte del paziente, per proseguire nel focalizzare l’attenzione ai movimenti del suo corpo, sia grande che fino motorio, attraversando le percezioni veicolate dai cinque sensi e giungendo, prima agli stati emotivi e, per ultimo, al pensiero e alle interpretazioni.
Attraverso questo percorso condiviso, paziente e terapeuta conquistano una progressiva sintonizzazione che permette una più efficace elaborazione di aspetti problematici che sono portati dal paziente sia a livello esplicito, ma anche e, specialmente, attraverso l’implicito depositato nell’esperienza corporea.
Nella Psicoterapia Sensomotoria si fa grande utilizzo delle tecniche di Mindfulness con un approccio “directed”, cioè focalizzato su un aspetto o un problema interno al paziente piuttosto che aperto all’esperienza ampia di consapevolezza di sé.
L’obiettivo finale è quello di permettere al paziente di ripristinare una serena relazionalità in un clima di sicurezza in sé, attraverso il cambiamento delle tendenze procedurali del corpo, che si erano fissate a neuropercezioni “difettose” a causa dei sistemi difensivi del trauma per ripristinare una neuroplasticità ridotta o perduta. Il cambiamento del corpo, anche dopo poche ore di trattamento, rappresenta un indicatore assolutamente saliente del mondo interno e un terreno di lavoro terapeutico volto al cambiamento.
La Psicoterapia Sensomotoria pone una particolare attenzione ai pazienti con traumi cumulativi e spesso hanno avuto un’esperienza “pericolosa” nello stare in contatto con il proprio corpo. Questo tipo di terapia propone al paziente di accostarsi al proprio corpo in modo differente ma non attraverso il parlare e l’argomentare circa l’esperienza vissuta e i suoi risvolti emotivi e di pensiero.
Anche una semplice indicazione data al paziente di tenere una mano sul torace e una sull’addome con la immediata consegna di stare ad ascoltare, consente di sentire il proprio corpo e guidarlo senza fatica ad una spontanea rimodulazione dell’esperienza emotiva.
Fase II – Trattamento della memoria traumatica
Dopo la fase di riduzione del sintomo e stabilizzazione emotiva, la Psicoterapia Sensomotoria apre la fase del trattamento delle memorie traumatiche. Basandosi sulle ricerche e sulle conoscenze neurofisiologiche che riconoscono una gerarchia di sistemi atti a gestire gli aspetti traumatici che vanno dall’attivazione del sistema nervoso simpatico fino ad una immobilizzazione da “morte apparente” governata dal complesso ventrale vagale, e riprendendo una felice e produttiva intuizione di Bromberg, si lavora sul delicato confine tra la finestra di tolleranza emotiva e l’iperattivazione provocata dal materiale traumatico.
Muoversi terapeuticamente sui confini regolatori dell’esperienza emotiva traumatica, significa attivare l’esposizione a memorie drammatiche dopo aver concertato con il paziente un set di interventi regolatori della risposta emotiva, sviluppati nella fase di stabilizzazione per evitare al paziente ad entrare in dissociazione davanti a tale materiale.
La narrativa s’interrompe tutte le volte che si rischia di uscire dalla finestra di tolleranza emotiva con un attento e fine lavoro di rimodulazione emotiva che ha come centro la regolazione del corpo fino a quando il paziente raggiunge un senso di sufficiente sicurezza.
A quel punto si riprende la narrazione dell’esperienza traumatica appena il paziente ha recuperato una sufficiente stabilità emotiva. In tal modo, la coppia paziente/terapeuta si muove a zig zag tra la memoria e il qui ed ora dell’esperienza sensomotoria, entrando ed uscendo più e più volte dalla narrazione, mantenendo una grande focalizzazione sulla condivisione della ricadute in termini di esperienza del corpo e miglior padroneggiamento del disconfort emotivo. Via via il paziente esperisce una confidenza con il proprio vissuto problematico. A partire da un’attenzione chiara e forte alla propria esperienza sensomotoria e riconnettendosi in modo consapevole alle sensazioni prodotte dal proprio corpo il paziente può ritornare in contatto con il materiale che era stato dissociato per effetto del trauma.
Il terapeuta ha un ruolo importante anche nel far notare al paziente movimenti o reazioni del corpo che il paziente non riconosce consapevolmente perché legate al proprio vissuto traumatico, scegliendo di utilizzare forme di compenso emotivo in grado di risolvere l’esperienza traumatica. Questo avviene attraverso un vero e proprio accompagnamento che permette di sperimentare in seduta un’esperienza capace di completare l’azione protettiva e rassicurante spontanea del paziente bloccata precedentemente dal trauma. In seguito, il paziente sarà gradualmente in grado di utilizzare fuori dal setting terapeutico l’esperienza condivisa in seduta.
Va notato che la Psicoterapia Sensomotoria vuole andare oltre la semplice consapevolezza del proprio corpo ma anche senza una partecipazione pienamente consapevole, crea un significato, processa informazioni ed esegue azioni al fine di ripristinare un migliore adattamento all’ambiente e di migliorare l’efficacia e il benessere nelle relazioni.
Fase III – Integrazione della personalità
La terza fase della Terapia Sensomotoria si rifà al contributo di Van der Hart e procede attraverso un percorso che porta il paziente ad un incremento progressivo della mentalizzazione delle parti dissociate e delle loro alternanze che vengono riconosciute come a loro modo funzionali a scopi anche differenti o opposti, poi messe in relazione a differenti stati in modo sempre più consapevoli, modulati e strategicamente orientati ad un migliore adattamento.
Il corpo è il primo territorio e al tempo stesso lo strumento concreto attraverso cui queste parti vengono riconosciute e integrate. Attraverso il corpo il paziente esprime anche il bisogno di completare con il movimento o con le differenti posture le azioni protettive che il trauma ha precocemente bloccato e conduce il terapeuta a riconoscere parti inconsapevoli che possono emergere e trovare quell’accoglienza probabilmente negata o non riuscita da parte delle figure che potevano avere un ruolo protettivo e, in ultima analisi, restituendo comprensione e senso.
Trauma, corpo e arousal
La Psicoterapia Sensomotoria di Pat Ogden si propone come uno degli approcci più promettenti e capaci di integrare gli approcci cognitivi top-down con tecniche e modelli bottom-up in particolar modo per la psicoterapia del trauma, procurato da eventi ambientali oppure connesso all’attaccamento.
Riprendendo l’insegnamento di Janet, viene enfatizzato il corpo come sede della memoria degli eventi vissuti della persona ma anche come strumento di elaborazione e ristrutturazione di apprendimenti altamente problematici e attualmente disfunzionali.
L’approccio parte dall’idea che la narrativa somatica racconti la storia delle relazioni precoci di attaccamento e di eventuali traumi subiti nel passato. Riprendendo l’idea di Janet che i pazienti con storie di sviluppo traumatiche continuino il tentativo di messa in atto dell’azione di difesa che non sono stati in grado di portare a compimento durate l’esperienza traumatica, uno degli obiettivi del lavoro terapeutico è quello aiutare i pazienti ad eseguire “azioni trionfali” (Janet, 1925).
Occorre considerare il corpo, i suoi movimenti e le sue posture per vedere cosa il corpo riesce o non riesce a fare, quali schemi di azione riesce a mettere in atto, quali invece risultano bloccati.
I pazienti traumatizzati mostrano un arousal disregolato, con picchi di iperarousal in cui l’attivazione supera la capacità di integrazione e picchi verso il basso, di ipoarousal in cui l’attivazione non è sufficiente per permettere l’integrazione.
Questi pazienti infatti passano molto rapidamente da stati di intensa reattività emozionale ad un distacco emotivo che talvolta esita in vero e proprio collasso fisico. Per riuscire ad integrare e quindi ad elaborare le sensazioni e l’esperienza traumatica è fondamentale riportare il paziente ad una stabilizzazione dell’attivazione entro una finestra di tolleranza.
Il lavoro clinico con un paziente traumatizzato si focalizza così nel far portare a compimento più volte i gesti e le azioni problematiche o di attacco/difesa, di modo che questi si iscrivano nel corpo come memoria procedurale, entrando a far parte della narrativa somatica. Ci si sofferma poi sulle emozioni, sensazioni e cognizioni che questo movimento e questa postura producono nel paziente, in un processo di elaborazione bottom-up.
Guidati da un atteggiamento mindfulness di attenzione consapevole al momento presente senza giudizio, si osserva tutto ciò che (in termini di sensazioni corporee, movimenti, percezioni provenienti dai 5 sensi, emozioni e cognizioni) emerge all’interno dell’occhio della mente momento per momento.
A partire da specifiche tecniche corporee l’obiettivo è di facilitare un nuovo apprendimento di tipo procedurale: se non si modificano gli aspetti somatici, il trauma resterà nel corpo e non potrà essere elaborato efficacemente.
La Psicoterapia Sensomotoria va però oltre la sola consapevolezza corporea, lavora sul processamento sensomotorio, ovvero sul come creiamo implicitamente i nostri significati, processiamo le informazioni ed eseguiamo le azioni.
Bibliografia
- Pat Odgen, Kekuni Minton, Clare Pain, (2006) “Il trauma e il corpo”, Istituto Scienze Cognitive Editore, Milano
- Pat Odgen, Claire Pain, Kekuni Minton, Janina Fisher (2005), “Includere il corpo nella psicoterapia corrente dei soggetti traumatizzati”, American Psychological Association Division 39 publication