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Un attimo prima di cadere. La rivoluzione della psicoterapia (2020) di Giancarlo Dimaggio – Recensione del libro

'Un attimo prima di cadere' parla dell'attuale rivoluzione della psicoterapia, rivoluzione avvenuta anche grazie a strumenti in realtà scoperti da tempo..

Di Marco Innamorati

Pubblicato il 13 Ott. 2020

Giancarlo Dimaggio è un grande fautore dell’integrazione in psicoterapia e, per non smentirsi, ha deciso di scrivere un libro, Un attimo prima di cadere, in cui l’integrazione fonda, in buona sostanza, anche la tecnica della scrittura.

 

Un attimo prima di cadere presenta i caratteri del saggio e del romanzo; della chiacchierata tra amici davanti a un bicchiere di birra e del dramma esistenziale; dei racconti sportivi e delle vignette cliniche; del cazzeggio e della riflessione teorica; del vissuto e dell’immaginato; delle narrazioni (cliniche e romanzesche) di Irving Yalom e delle suggestioni di Milton Erikson. Parallelamente suscita sentimenti ed emozioni contrastanti: simpatia e irritazione; piacere e dolore; vertigine e scoramento; vicinanza e distacco. Insomma: questo libro è uno strano oggetto, ma non lascerà indifferente il lettore.

In qualche modo la tesi di fondo (o almeno quella che al vostro recensore è parsa tale) è già di per sé abbastanza paradossale, in un certo senso: si può parlare, come da sottotitolo, di una vera e propria rivoluzione della psicoterapia degli ultimi anni, anche se gli strumenti tecnici di questa rivoluzione erano stati scoperti di fatto da molto tempo: in parte, da orientamenti teorici che venivano guardati come non-scientifici o al limite della scientificità, in parte, perfino da personaggi apertamente osteggiati dal mainstream e che sono in corso di riscoperta. Da questo punto di vista, il caso più clamoroso è quello di Pierre Janet, che Freud e i suoi allievi provarono ad archiviare nella soffitta della storia, ma che illustri personaggi hanno provveduto a recuperare, da Henri Ellenberger fino al compianto Philip Bromberg, recentemente scomparso. Vale la pena riportare le scherzose parole di Dimaggio a questo riguardo, perché offrono anche un esempio dei momenti più casual del libro:

Ah regà, Giancarlo [Dimaggio, NdR] sta a dì’ pe’ davero. Pierre Janet spacca de brutto, ’na cifra proprio. Nun se lo so ’nculato de pezza perché Freud era più fijo de la mignotta, co tutto e’ rispetto p’a’ madre (p. 58).

Questo almeno è quello che direbbero le ‘Brigate Janetiane’, mentre gli ‘Ultras Curva Sigmund’ sarebbero certamente di altro avviso. Anche perché, come Dimaggio non manca di sottolineare, non è che la psicoanalisi debba essere a sua volta archiviata come teoria inutile. La psicoanalisi infatti (come del resto la terapia cognitiva classica) ha esplorato le ‘idee su come i nostri desideri legati agli scambi con gli altri vanno a finire’; ha peraltro anche lavorato (come cognitivismo e comportamentismo in modi ovviamente differenti) sui ‘pattern di comportamento automatico che la persona mette in atto a volte in modo cosciente […] a volte in modo inconsapevole’. Tuttavia, sugli ‘stati del corpo’ si sono soffermati piuttosto Gestalt e bioenergetica; già gli ipnotisti, invece, avrebbero lavorato sulle ‘immagini mentali’ definite informalmente come ‘veri e propri film in cui proietto nella mia mente la storia [che sto vivendo ora]’ (pp. 276-277). Tutte queste dimensioni dovrebbero entrare nel discorso psicoterapeutico, ma di fatto alcune sono state lavorate in passato solo nell’ambito di paradigmi terapeutici oggi minoritari se non completamente screditati.

Ciò che in generale nel corso del tempo è mancato alla maggior parte delle psicoterapie sarebbe la capacità di coniugare: a) la consapevolezza epistemologica (sapere perché bisogna usare certe tecniche), b) una teoria dello sviluppo euristicamente valida; c) una teoria delle motivazioni consistente e d) il coraggio della verifica empirica. Tutto questo sarebbe ottenibile grazie alle maggiori nozioni che abbiamo sul funzionamento del nostro cervello, e in particolare alle ricerche sui neuroni specchio (a); alla teoria dell’attaccamento di Bowlby e a quella dello sviluppo del Sé di Stern (b); al lavoro di Liotti sull’operativizzazione dei sistemi motivazionali teorizzati da Lichtenberg (c); naturalmente alla ricerca, e in particolare la ricerca-azione.

Dal punto di vista operativo, l’azione terapeutica si troverebbe riassunta in ‘6 Tessere’, il cui contenuto può essere così riassunto:

Tessera 1: ragioniamo, percepiamo il mondo e prendiamo decisioni sulla base delle emozioni che proviamo […] Tessera 2: il corpo, la postura, la percezione di forza, energia, debolezza, di caldo e freddo, di duro e morbido, influenzano il modo di pensare e le decisioni […] le decisioni che prendiamo nascono prima che la coscienza abbia voce in capitolo e dipendono, almeno in parte, dallo stato del corpo […] Nella Tessera 3 si legge: gli schemi interpersonali maladattivi formati nello sviluppo influenzano il comportamento e la visione del futuro. Il terapeuta deve cambiarne il testo. Tessera 4: gli altri sono entrati dentro di noi […] Lo psicoterapeuta deve aiutare i pazienti a smettere di pensare in termini di ‘mi fanno’ e iniziare a dire ‘io scelgo’. Tessera 5: mentre immaginiamo, il corpo si prepara ad agire […] Tessera 6: quando una scena si impianta nella nostra mente, che sia un ricordo una fantasia o un’anticipazione del futuro, cambia poco (pp. 265-271).

Si tratterebbe dunque di interrompere il circolo vizioso delle azioni basate su ricordi negativi, ‘stanare’ questi ricordi, e ‘plasmarli’ di nuovo, a formare degli schemi nuovi e più efficaci. Di fatto, la prospettiva che Dimaggio propone integra in particolare l’emdr, la terapia sensomotoria, la Mindfulness e la Schema Therapy. Con una formula si potrebbe dire basata sull’integrare forme terapeutiche di per sé proposte dagli ideatori come psicoterapie integrate (per un’analisi mi permetto di rimandare a Foschi e Innamorati, 2020).

Di fatto, però, Dimaggio non si ferma alla cosiddetta terza ondata cognitivista (alla quale i modelli ricordati sono riconducibili), ma apre alla psicoanalisi relazionale (molti dialoghi clinici riportati nel libro non sarebbero fuori posto in analisi nello stile di Mitchell) e allo psicodramma analitico (rivivere ‘nel presente’ situazioni traumatiche e trovare vissuti alternativi oltre alle relative interpretazioni). Non si può fare a meno di notare che anche queste due ultime prospettive, peraltro, si presentino a loro volta come integrative: Mitchell (1988) cercava di raccogliere sotto un’unica insegna i teorici riconducibili al ‘modello strutturale delle relazioni oggettuali’; Anzieu (1956) metteva insieme lo psicodramma di Moreno all’interpretazione psicoanalitica.

L’entusiasmo di Dimaggio, tuttavia, non inficia mai la sua onestà intellettuale e lui stesso è il primo a ricordare:

Per quanto riguarda l’efficacia di questi nuovi, chiamiamoli così, pacchetti di trattamento non c’è materiale per innescare i fuochi d’artificio. La terapia sensomotoria, di suo, non ha uno studio di efficacia che sia uno a sostegno – e in pratica nessun articolo scientifico pubblicato su riviste attendibili. Per definizione è quindi impossibile dire se sia più efficace delle terapie parascientifiche alle quali si è ispirata (p. 283).

Similmente, potremmo aggiungere, l’emdr è stata riconosciuta empiricamente una terapia che presenta la stessa efficacia della CBT; il che significa, di fatto, che a funzionare è la parte cognitivo-comportamentale e non quella para-ipnotica dei movimenti degli occhi.

Sarà questo nuovo impasto in grado di sommare l’efficacia delle tecniche proposte dai diversi modelli ai quali si ispira? Potrebbe darsi, ma torna anche in mente il monito di Adrian Wells:

L’impiego di trattamenti misti […] presenta dei problemi teorici e, nella sua forma più estrema, non è altro che un tentativo di ‘sparare nel mucchio (Wells, 1997, p. 301).

Il vetusto motto manzoniano del Cinque Maggio ci soccorre: saranno i posteri a lavorare a una sentenza certamente ardua da scrivere.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dimaggio G. (2020). Un attimo prima di cadere. La rivoluzione della psicoterapia, Raffaello Cortina, Milano.
  • Anzieu, D. (1956), Le psychodramme analytique chez l’enfant. Presses Universitaires de France, Paris.
  • Foschi, R., Innamorati, M. (2020), Storia critica della psicoterapia, Raffaello Cortina, Milano.
  • Mitchell, S.A. (1988), Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi. Per un modello integrato. Tr. it. Bollati Boringhieri, Torino 1993.
  • Wells, A. (1997), Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia. Tr. it. McGraw-Hill, Milano 1999.
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