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Memoria Autobiografica

La memoria autobiografica organizza quell’insieme di conoscenze dichiarative riguardanti i fatti e gli episodi della vita personale

La memoria autobiografica organizza quell’ insieme di conoscenze dichiarative riguardanti i fatti e gli episodi della vita personale in relazione a schemi o percorsi di significato, impliciti o espliciti, consapevoli o inconsci. Secondo Galton (1893) il bagaglio di conoscenza in nostro possesso, che deriva da storia di vita vissuta, è immagazzinata all’interno della la memoria autobiografica.

Memoria autobiografica: definizione, caratteristiche e scopi - Psicologia

Memoria autobiografica: che cos’è

La memoria autobiografica, dunque, immagazzina fatti ed eventi accaduti alla persona in relazione a schemi o percorsi di significato, impliciti o espliciti, consapevoli o inconsci. La memoria autobiografica unifica consapevolmente le diverse esperienze di vita accumunandole da un significato comune, coerente tra i diversi ricordi facenti parte della stessa categoria. L’insieme di tutte queste informazioni costituisce il bagaglio di conoscenza che ognuno di noi possiede e che dipende, sostanzialmente, dalle esperienze effettuate.

Tracce mnestiche riguardanti situazioni accadute lontano nel tempo possono essere vivide alla nostra memoria. Questo accade perché i ricordi sono inglobati in una rete di significati più ampia che riguarda la conoscenza di noi, del mondo e delle relazioni sociali. Il ricordo, dunque, dopo essere stato rielaborato sarà inglobato all’interno di una di queste categorie. La nitidezza del ricordo è dettata dal significato emotivo o comportamentale a esso correlato.

Relativamente all’utilizzo della memoria autobiografica da parte degli individui, essa viene usata per tre scopi ben precisi, ovvero per pianificare i propri comportamenti presenti e futuri, per sviluppare la percezione della continuità della propria storia di vita, per avere cognizione delle interazioni sociali che si sono strutturate nel tempo (Bluck e al., 2005).

Primo scopo della memoria autobiografica: la pianificazione del comportamento

Riguardo alla prima funzione, è noto come l’esperienza passata, che entra a far parte della memoria autobiografica, serva a direzionare le condotte del presente e del futuro. In pratica, le informazioni desunte dalla propria storia di vita diventano un archetipo che dirige la capacità di decidere per il presente e per il futuro e fungono da ancora a cui l’individuo può aggrapparsi nei momenti di incertezza (Baddley, 1988; Bluck e al., 2005). Inoltre, le informazioni desunte dalla memoria di tipo autobiografico costituiscono una cognizione utile per capire il comportamento degli altri, inquadrandoli in una cornice di continuità e di prevedibilità, con l’obiettivo di capire meglio il contesto sociale nel quale si vive (Robinson e Swanson, 1990). In aggiunta, la memoria autobiografica ha una funzione di apprendimento che si palesa, soprattutto, in ambito morale, ossia le condotte del passato possono aiutare l’individuo a comportarsi diversamente, laddove i propri comportamenti sono stati fonte di sofferenza per l’alterità (Bluck e Gluck, 2004).

Secondo scopo: garantire un senso di continuità e di stabilità del sé

Riguardo alla seconda funzione, la memoria autobiografica gioca un ruolo importante in quanto fornisce i costrutti necessari a creare una stabile e duratura immagine di sé. In altre parole, le notizie ricavate dalla propria autobiografia sotto forma di ricordi danno il senso di continuità che accompagna il proprio divenire. In pratica, malgrado l’individuo possa fare esperienze disomogenee e frammentarie nel suo arco di vita, la memoria di tipo autobiografico crea l’unitarietà dell’agire come specchio di un sé che si è costruito nel corso del tempo e questo assicura il senso dell’identità personale (Bluck e Alea, 2008).

Terzo scopo: sviluppare e mantenere le relazioni sociali

Relativamente alla terza funzione, ossia quella sociale, la memoria autobiografica serve a selezionare e a far perdurare le relazioni sociali. In altri termini, attraverso la memoria autobiografica il soggetto sceglie quali relazioni sociali coltivare e consolidare e quali, invece, recidere, in quanto i ricordi delle interazioni sociali passate divengono un’unità di misura con cui soppesare le nuove conoscenze sociali (Bluck e al., 2005; Rasmussen e Habermas, 2011).

L’utilizzo delle tre funzioni a cui è deputata la memoria autobiografica varia nel corso del ciclo di vita. Come differenti ricerche hanno evidenziato (Baltes e al., 2016; Vranić e al., 2018), esiste una differenza generazionale nell’uso della memoria autobiografica. Infatti, i soggetti più giovani (età media 28 anni) tendono ad utilizzare più frequentemente, rispetto alle persone più anziane (età media 60 anni), la memoria autobiografica per dirigere i propri comportamenti e per avere la continuità e la stabilità del proprio sé. Le stesse ricerche, inoltre, hanno mostrato che le donne si servono più degli uomini della memoria autobiografica per calibrare le proprie azioni.

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