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Coping Power Program

Il Coping Power Program risponde all’esigenza di utilizzare un protocollo evidence based per la gestione dei Disturbi da Comportamento Dirompente

Coping Power Program: le basi teoriche, le fasi e gli obiettivi del protocollo

Il Coping Power Program è un protocollo di trattamento multimodale per i Disturbi da Comportamento Dirompente, sviluppato da J. Lochman nel corso degli anni 90, validato in Italia e utilizzato dal 2008 nel servizio “Al di là delle nuvole” dell’IRCCS Stella Maris di Calambrone (PISA). È un intervento rivolto alle famiglie e ai bambini di età compresa tra i 7 e i 14 anni per la gestione ed il controllo dell’aggressività, dell’impulsività e della rabbia

Perché inserire il Coping Power Program nel trattamento dei disturbi del comportamento nell’infanzia

Il Coping Power Program risponde all’esigenza di utilizzare un protocollo per la gestione dei Disturbi da Comportamento Dirompente che fosse supportato empiricamente. Nell’ambito dei disturbi del comportamento la letteratura scientifica e le linee guida internazionali raccomandano prima di tutto di individuare se le difficoltà comportamentali sono legate a problemi ambientali, a disturbi neurologici o patologie mediche o ad altri disturbi psichiatrici. Frequentemente inoltre i Disturbi da Comportamento Dirompente si trovano in associazione tra loro (Disturbo Oppositivo Provocatorio, ADHD, Disturbo della Condotta), con disturbi dell’area internalizzante (Disturbi d’Ansia, Disturbi dell’Umore), con Disturbi Specifici dell’Apprendimento e con il Disturbo della Coordinazione Motoria. Pertanto nel tempo sono stati sviluppati variegati approcci di presa in carico di queste problematiche, ma solo alcuni trattamenti sono stati supportati empiricamente, tra cui, appunto, il Coping Power Program.

Gli obiettivi del Coping Power Program

La psicoterapia per i disturbi del comportamento dei bambini si basa sull’utilizzo del protocollo cognitivo comportamentale Coping Power Program.

Gli obiettivi principali che il Coping Power Program si pone per i bambini sono:

  • sviluppare l’abilità di intraprendere obiettivi a medio e lungo termine;
  • incrementare la capacità di organizzare efficacemente lo studio;
  • sviluppare capacità di controllo della rabbia, tramite la modulazione dei segnali fisiologici, dei pensieri e dei comportamenti ad essa legati;
  • permettere al minore di capire e accettare il punto di vista dell’altro;
  • insegnare modalità adeguate per entrare a far parte del gruppo dei pari;
  • sviluppare la capacità di resistere alle pressioni dei pari.

Gli obiettivi principali che il Coping Power Program si pone per i genitori sono:—

  • sviluppare la tendenza a gratificare e fornire attenzione positiva;
  • stabilire regole chiare ed esprimere le aspettative sul comportamento del figlio;
  • promuovere l’organizzazione e le abilità di studio;
  • utilizzare appropriate pratiche educative;
  • modulare lo stress genitoriale;
  • incrementare la comunicazione familiare e le capacità genitoriali di soluzione di problemi.

Come è strutturato il Coping Power Program

Il Coping Power Program è progettato per essere svolto in circa 30 incontri strutturati, con frequenza settimanale, della durata di 90 minuti; si prevedono anche 16 sessioni per i genitori a cadenza quindicinale di 60 minuti ciascuno. I gruppi sono costituiti da circa 4/5 bambini di 8-10 anni, che presentano Disturbi da Comportamento Dirompente (ADHD, DOP, DC).

Il trattamento può essere realizzato anche in sedute individuali della durata di 45 minuti ciascuna a cadenza settimanale e prevede il coinvolgimento dei genitori.

Coping Power Program: le basi teoriche

Le basi teoriche del Coping Power Program, di matrice cognitivo-comportamentale e derivato dagli studi sull’eziologia dell’aggressività, sono fondate sul Contextual Social-Cognitive Model (Lochman e Wells, 2002). Tale modello teorico vede l’aggressività del bambino come la risultante diretta e/o indiretta di fattori di rischio ambientale, sia sociale che legati al contesto familiare come ad esempio la presenza di conflitti tra i coniugi, depressione nella madre, rifiuto materno, stili educativi eccessivamente permissivi o autoritari, scarso supporto sociale, abuso familiare o extrafamiliare, maltrattamento, contesto urbano o culturale di tipo delinquenziale, basso stato socio economico ecc. (Lochman et al., 2008).

Secondo questo modello i fattori di rischio biologici (fattori genetici, complicanze neonatali, anomalie neurotrasmettitoriali, fattori genetici e temperamentali ecc) conducono allo sviluppo di un disturbo del comportamento dirompente in età evolutiva, esclusivamente se associati ai fattori di rischio ambientali sopracitati.

L’iterazione dei fattori di rischio biologici ed ambientali predispongono lo sviluppo di una modalità di elaborazione dell’informazione sociale distorta e deficitaria che induce il bambino (prevalentemente) a percepire e valutare i segnali sociali interpersonali come ostili e a reagirvi con condotte comportamentali aggressive (Lochman e Dodge, 1994); e inoltre a sviluppare delle strategie di Problem Solving interpersonale scarse ed inefficaci che gli inducono a valutare l’aggressività come l’unica e la più efficace possibilità da utilizzare per la modulazione emotiva e per la regolazione delle relazioni interpersonali (Lochman e Lenhart, 1993; Lochman e Wells, 2003). Più nello specifico tale modello teorico prevede, innanzi alla “situazione problema”, una continua e dinamica interazione reciproca tra:

  • Lo stile cognitivo di valutazione (Appraisal);
  • L’attivazione fisiologica indotta (Arousal);
  • La risposta comportamentale attuata per fronteggiare la situazione (Problem Solving) (Williams et al., 2003).

Partendo dal modello teorico appena descritto gli autori svilupparono nel 1993 l’Anger Coping Program, un programma di gruppo di gestione della rabbia rivolto esclusivamente ai bambini, che è stato recentemente modificato ed ampliato, introducendo anche delle sessioni di gruppo di Parent Training, per originare il Coping Power Program (Lochman e Wells, 2002). Sebbene fosse stato originariamente ideato per l’applicazione al contesto scolastico viene utilizzato, attualmente con ottimi risultati, in numerosi contesti clinici europei (Van de Wiel et al., 2007; Zonnevylle-Bender et al., 2007).

Bibliografia

  • Webster – Stratton C., Reid J. M., Hammond M. (2004). “Treating Children With Early-Onset Conduct Problems: Intervention Outcomes for Parent, Child, and Teacher Training”. In Journal of Clinical Child and Adolescent Psychology, Vol. 33, No. 1, 105–124
  • J.E. Lochman, K. Wells e L.A. Lenhart (a cura di), Coping Power (ed. it. a cura di P. Muratori, L. Polidori, L. Ruglioni, A. Manfredi e A. Milone). Trento: Erickson.
  • Bertacchi I., Giuli C., Muratori P. (2016). Coping Power nella scuola primaria: gestire i comportamenti problematici e promuovere le abilità relazionali in classe. Trento: Erickson.
  • Lochman J.E. e Wells K.C. (2002). “The Coping Power Program at the middle-school transition: Universal and indicated prevention effects”. In Psychology of Addictive Behaviors, vol. 16, pp. 40-54.
  • Muratori P., Polidori L., Lambruschi F., Lenzi F., Manfredi A., Ruglioni L., Lochman J.E., Milone A. (2013). “Un modello di trattamento in setting di gruppo per i Disturbi da Comportamento Dirompente in età evolutiva: Il Pisa Coping Power Program”. In Psicologia Clinica dello Sviluppo, vol. 17, pp. 411-428.
  • Bulgarelli A., Lai E. (2018) Il Coping Power Program per il trattamento multimodale del bambino difficile. State of Mind, consultato il 14 Dicembre 2022
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