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Affido familiare

Quali sono le caratteristiche dell' affido familiare? Diversamente dall’ adozione, l’ affido familiare si configura come intervento di accompagnamento al bambino e alla sua famiglia di origine. Obiettivo principale è garantire il successivo rientro del bambino nel contesto familiare naturale.

Affido familiare: definizione e differenze con l’ adozione

Diversamente dall’ adozione, che comporta l’instaurarsi di un legame filiale definitivo ed esclusivo, l’ affido familiare consiste nell’inserimento del minore in una famiglia diversa da quella di origine, che ad essa tuttavia non si sostituisce ma si affianca, costituendo così una misura provvisoria.

Affido familiare dagli aspetti legali ai vissuti psicologici dei minori in affido

In Italia l’istituto dell’ affido familiare è regolamentato dalla legge 149/01, in cui si afferma il diritto del minore ad essere educato nella propria famiglia e, in mancanza di essa, a poter fruire delle cure di una famiglia altra, che possa quindi esercitare una funzione vicariante. Attualmente i minori in affidamento in Italia sono circa 16.800, si tratta pertanto di un fenomeno estremamente diffuso nel nostro Paese, che riguarda tutte le fasce di età e comprende tanto gli affidi etero-familiari quanto quelli intra-familiari (Moretti et al., 2009).

L’ affido familiare, pertanto, si configura come intervento di accompagnamento e supporto alla famiglia di origine, avendo come obiettivo il successivo rientro del minore nel contesto familiare naturale. Nella stragrande maggioranza dei casi, in Italia, l’intervento di affidamento familiare avviene ad opera dei servizi territoriali di Tutela Minori su incarico dell’Autorità Giudiziaria Minorile, che è garante della protezione dei più piccoli in casi di potenziale pregiudizio.

Ma in quali situazioni è richiesto un intervento di tal genere? Tra le più frequenti troviamo: la malattia di un genitore, la sua carcerazione, la fragilità psicologica o anche la psicopatologia di un genitore.

Le potenzialità dell’ affido familiare sono numerose, ma in esso sono insiti altrettanti rischi. Inserirsi in una nuova famiglia, può significare per il bambino conoscere e sperimentare stili di attaccamento nuovi, andando così a modificare i propri Modelli Operativi Interni, utili a comprendere se stesso e il mondo che lo circonda. In tal senso l’ affido si configura come un’esperienza correttiva e positiva, capace di interrompere i precedenti cicli interpersonali disfunzionali interiorizzati dal bambino nella sua famiglia di origine.

Tuttavia l’ affido familiare porta i suoi protagonisti a fare i conti con una perdita: il minore viene separato dalla famiglia di origine e a volte dal suo intero contesto di vita. Perdita dunque delle abitudini ma anche dei suoi riferimenti.

Dall’ affido all’ adozione: la legge del 15 Ottobre 2015

Il 15 ottobre 2015 è stata approvata la Legge che sancisce il diritto alla continuità degli affetti da parte dei minori che vivono l’esperienze dell’ affido famigliare.

L’ approvazione è stata ottenuta dopo una lunga attesa e un lungo lavoro da parte di moltissime associazioni che hanno spinto per il riconoscimento della continuità degli affetti stabilita dal bambino con le figure affettive che si sono prese cura di lui nel periodo dell’ affidamento famigliare.

La legge definisce che la famiglia che accoglie un bambino in affido, nel caso in cui si presenti una situazione di adottabilità del minore, potrà inoltrare richiesta di adozione del minore grazie al riconoscimento della continuità affettiva stabilita tra loro.

La legge si configura come un superamento della parte della legge 184/1983 che impediva l’ adozione del minore da parte degli affidatari, anche quando era presente un legame affettivo positivo e funzionale alla crescita del bambino. Un punto questo che stonava con l’attenzione che la legge 184/1983 dava al diritto del minori di vivere in famiglia, grazie all’affidamento famigliare e all’adozione. Si può facilmente comprendere come ciò avesse un effetto deleterio sulla vita del bambino e delle famiglie affidatarie, proprio perché interrompeva la continuità affettiva consolidata nella famiglia e decretava un ulteriore separazione dalle persone che erano diventate dei sostituti genitoriali, un’ulteriore perdita.

La legge sulla continuità degli affetti finalmente interviene su questo punto permettendo alla famiglia affidataria di inoltrare richiesta di adozione del minore o di mantenere i contatti con egli nella situazione in cui, invece, venga adottato da un’altra famiglia.

Un altro aspetto assolutamente degno di note è il riconoscimento del diritto della continuità affettiva anche quando il bambino rientra nella famiglia d’origine o viene adottato da un’altra famiglia: la legge, infatti, stabilisce che è importante garantire momenti di incontro volti a mantenere la continuità affettiva del bambino nei confronti della famiglia affidataria.

E’ inoltre tutelato il riconoscimento del diritto del minore di essere ascoltato in merito alle decisioni che riguardano la sua vita: quindi il bambino potrà essere ascoltato dal giudice e potrà esprime il proprio parere in relazione a qualsiasi proposta degli operatori e giudici che riguarda la possibilità di rientrare nella sua famiglia d’origine, o di essere adottato dalla famiglia affidataria o da un’altra famiglia e di mantenere i contatti con la famiglia affidataria come definito dall’art. 12 della Convenzione sui diritti dell’infanzia.

Con la legge sul diritto alla continuità degli affetti si interrompe finalmente il processo di perdita dolorosa che sembrava caratterizzare la vita dei bambini in affido.

Comunità per minori o affido familiare?

Dibattiti molto accesi sono avvenuti sull’opportunità o meno di inserire bambini, soprattutto quando molto piccoli, in comunità per minori. Da più autori è stato affermato come non sia opportuno, ad esempio, inserirvi bambini e ragazzi che dovranno restarvi a lungo, sostenendo l’importanza di privilegiare l’ affido familiare perché ritenuto un contesto relazionale più vicino alla normalità, più affettivo e più stabile.

Certamente l’ affido etero familiare può essere una risposta adatta per un bambino con esperienze di inadeguatezza, trascuratezza e relazioni distorte nella sua famiglia d’origine; tuttavia l’ affido non è sempre un percorso facilmente praticabile e spesso non sempre si riescono a reperire famiglie affidatarie adeguate e necessariamente preparate ad accogliere i minori allontanati dai loro precedenti contesti di vita. Capita inoltre che problematiche a volte molto gravi, come ad esempio un abuso o un grave maltrattamento, possono rendere difficile un affido familiare per le complesse dinamiche vissute e i susseguenti problemi che si dovranno affrontare. A volte sono i ragazzi stessi a non essere pronti ad un affido da parte di un adulto semi-sconosciuto che in breve tempo diventa “la tua famiglia”.

 

 

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