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Dai giocattoli alle esperienze: l’evoluzione della felicità

La felicità deriva dai beni materiali o dalle esperienze? Uno studio ha indagato come la felicità dei bambini derivante dalle esperienze cambia nel tempo

Di Silvia Bettoni, Silvia Carrara, Martina Gori, Giulia Onida

Pubblicato il 18 Dic. 2024

Aggiornato il 24 Dic. 2024 09:38

Bambini e adulti: la felicità deriva dai beni materiali o dalle esperienze?

I consumatori comprano e utilizzano spesso beni materiali ed esperienze al fine di ottenere felicità (Richins, 2013). Un bene materiale è definito come “un oggetto tangibile che si possiede”, mentre un’esperienza come “uno o più eventi che si vivono” (Van Boven & Gilovich, 2003). Tuttavia, secondo il fenomeno definito “vantaggio esperienziale”, sembra che i consumatori siano più felici e soddisfatti retrospettivamente delle esperienze avute piuttosto che dei beni (Zhang et al., 2014);  questo vale anche a livello prospettico, ovvero i consumatori affermano di essere più felici nell’attesa di acquistare un’esperienza rispetto ad un oggetto materiale (Kumar et al., 2014). Per di più, le esperienze sembrano essere fonti di felicità non solo in caso di acquisti personali ma anche di regali, dove il regalare un’esperienza viene apprezzato maggiormente rispetto al regalare un oggetto (Chan & Mogilner, 2017).

Tuttavia, per i bambini la questione sembra essere diversa. Chiunque di noi ha assistito, almeno una volta, alla scena di un bambino che scarta i regali di compleanno o di Natale. La sua contentezza e l’entusiasmo sono ben percepibili e solitamente li confermano un sorriso a 36 denti nonché la totale immersione nel gioco appena scartato. Di fatto, studi scientifici dimostrano che i bambini traggono felicità dagli oggetti (Chaplin & John, 2007), evidenza che supporta la nostra percezione dell’esempio sopracitato. Lan Nguyen Chaplin, una ricercatrice della University of Illinois Chicago, ha raccontato come in seguito alla festa del sesto compleanno del figlio, ricca di divertimento e organizzata nei minimi dettagli, il bambino abbia riferito di essere stato reso felice soprattutto dai regali ricevuti (Chaplin et al., 2020). Poiché la letteratura riporta come gli adulti, al contrario dei bambini, derivino maggiore felicità dalle esperienze vissute rispetto ai beni materiali (Van Boven & Gilovich, 2003), sembrerebbe che prima o poi quei bambini, col passare degli anni, arriveranno a provare maggiore felicità pensando alle proprie esperienze di vita piuttosto che agli oggetti che possiedono. La studiosa Chaplin e il suo gruppo di ricercatori (Chaplin et al., 2020) si sono ispirati alla propria esperienza personale e hanno deciso di indagare empiricamente quand’è che i bambini iniziano a trarre più felicità dalle esperienze rispetto agli oggetti e come tale felicità si sviluppa.

L’indagine di Chaplin e colleghi

Chaplin e i colleghi (2020) hanno effettuato quattro studi al fine di analizzare i cambiamenti, nel corso del tempo, nel grado di felicità dei bambini derivante dalle esperienze e i processi alla base. Dato che la sofisticazione cognitiva ci consente di comprendere profondamente il significato delle nostre esperienze, gli autori hanno ipotizzato che lo sviluppo cognitivo della memoria e della teoria della mente (la capacità di comprendere gli stati mentali degli altri) permetterebbe ai bambini di comprendere meglio i propri vissuti e, quindi, di massimizzare la felicità che ne deriva. Una buona memoria aiuta i bambini a ricordare i dettagli dell’esperienza e una buona teoria della mente li aiuta a dare un senso alle loro relazioni sociali, abilità che dovrebbero aiutarli a trarre maggiore felicità dalle esperienze. Poiché queste abilità cognitive aumentano con l’età, hanno ipotizzato che anche la felicità retrospettiva e prospettica derivante dalle esperienze aumenti con l’età, e che il preciso passaggio dalla maggiore felicità provata per gli oggetti a quella per le esperienze avverrebbe in tarda adolescenza.

Nella prima fase (Studio 1A),  bambini e ragazzi di 5-16 anni dovevano scegliere da un elenco di beni e di esperienze (in coppie abbinate in base al prezzo, senza che fosse indicato) i premi che avrebbero voluto ricevere, cerchiando solo un oggetto per coppia. Ai genitori è stato chiesto di indicare i premi che, secondo loro, i figli avrebbero voluto ricevere. Nella seconda fase (Studio 1B), i bambini potevano scegliere da un elenco di premi contenente le coppie beneesperienza che erano state scelte più frequentemente nella prima fase.

Nello Studio 2, i bambini di 3-12 anni dovevano indicare spontaneamente ciò che li rendeva felici piuttosto che fare una scelta forzata tra alternative.

Nello Studio 3, i bambini e gli adolescenti di 3-17 anni, oltre al rispondere alla domanda aperta dello Studio 2, dovevano creare un collage utilizzando immagini di beni ed esperienze (derivate dalle risposte aperte dello Studio 2) e indicare quanto tali beni ed esperienze li hanno resi felici in passato. Successivamente, i partecipanti hanno completato dei compiti di memoria (guardare gli stimoli e cercare di ricordarli) e di teoria della mente (compiti di falsa credenza).

Dal possesso all’esperienza: evoluzione della felicità

I risultati dei quattro studi condotti hanno mostrato che, mentre i bambini più piccoli tendono a derivare maggiore felicità dai beni materiali rispetto alle esperienze, con l’aumento dell’età questa preferenza cambia. Nei bambini tra i 3 e i 12 anni, i beni sono associati a maggior felicità rispetto alle esperienze, ma da circa i 13 anni in poi la situazione si inverte: gli adolescenti iniziano a derivare più felicità dalle esperienze che dai beni. Questo cambiamento avviene gradualmente, e l’analisi delle diverse età ha rivelato un incremento costante della felicità derivante dalle esperienze man mano che i bambini crescono. I risultati suggeriscono che i bambini più giovani non siano ancora in grado di apprezzare appieno il valore delle esperienze, mentre gli adolescenti, grazie a uno sviluppo cognitivo più avanzato, riescono a riflettere meglio sulle esperienze e a godere della loro dimensione sociale e duratura. Inoltre, l’analisi ha evidenziato che il passaggio dalla preferenza per i beni a quella per le esperienze è mediato da due fattori cognitivi fondamentali: la memoria e la teoria della mente. Con l’età, i bambini sviluppano una memoria più solida che permette loro di ricordare e apprezzare meglio le esperienze passate, mentre una maggiore comprensione delle emozioni e dei pensieri degli altri (teoria della mente) facilita la soddisfazione derivante dalle esperienze sociali. Questi cambiamenti cognitivi spiegano perché la felicità derivante dalle esperienze cresce con l’età, fino a superare quella derivante dai beni materiali durante l’adolescenza.

La felicità cambia insieme alla crescita

Il cambiamento nella felicità derivante dai beni materiali e dalle esperienze è strettamente legato allo sviluppo cognitivo dei bambini. Fino ad una certa età, i bambini tendono a preferire i beni materiali, in quanto non possiedono ancora le capacità cognitive necessarie per apprezzare pienamente le esperienze. Con il passare degli anni e l’acquisizione di abilità come una memoria più sviluppata e una maggiore comprensione delle emozioni altrui (teoria della mente), i bambini iniziano a vedere il valore delle esperienze e, alla fine dell’adolescenza, queste diventano una fonte di felicità maggiore rispetto ai beni materiali.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Chan, C., & Mogilner, C. (2017). Experiential Gifts Foster Stronger Social Relationships Than Material Gifts. Journal of Consumer Research, 43(6), 913–931. 
  • Chaplin, L. N., & John, D. R. (2007). Growing up in a Material World: Age Differences in Materialism in Children and Adolescents. Journal of Consumer Research, 34(4), 480–493. 
  • Chaplin, L. N., Lowrey, T. M., Ruvio, A. A., Shrum, L. J., & Vohs, K. D. (2020). Age differences in children’s happiness from material goods and experiences: The role of memory and theory of mind. International Journal of Research in Marketing, 37(3), 572–586. 
  • Kumar, A., Killingsworth, M. A., & Gilovich, T. (2014). Waiting for Merlot: Anticipatory Consumption of Experiential and Material Purchases. Psychological Science, 25(10), 1924–1931. 
  • Richins, M. L. (2013). When Wanting Is Better than Having: Materialism, Transformation Expectations, and Product-Evoked Emotions in the Purchase Process. Journal of Consumer Research, 40(1), 1–18. 
  • Van Boven, L., & Gilovich, T. (2003). To Do or to Have? That Is the Question. Journal of Personality and Social Psychology, 85(6), 1193–1202. 
  • Zhang, J. W., Howell, R. T., Caprariello, P. A., & Guevarra, D. A. (2014). Damned if they do, damned if they don’t: Material buyers are not happier from material or experiential consumption. Journal of Research in Personality, 50, 71–83. 
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