Disturbi alimentari: come e perché si manifestano?
I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder, rappresentano una significativa preoccupazione per la salute mentale negli ultimi anni, dato il consistente incremento di casi rilevato (Treasure, Claudino, & Zucker, 2020). Questi disturbi sono descritti dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali come condizioni caratterizzate da comportamenti alimentari disfunzionali, preoccupazioni estreme riguardo al peso e alla forma corporea, che compromettono il funzionamento psicologico dell’individuo (American Psychiatric Association, 2013). Tra i fattori di rischio identificati, l’ideale di bellezza irraggiungibile, la pressione sociale e le esperienze traumatiche giocano un ruolo cruciale (Keel & Forney, 2013), insieme ad aspetti psicologici come la bassa autostima, l’ansia e il perfezionismo (Mitchison et al., 2017). La complessità di questi fattori rende essenziale un approccio multidisciplinare per la prevenzione e il trattamento, le cui strategie di intervento possono essere strutturate in maniera più efficace comprendendo la natura dei suddetti fattori. È fondamentale infatti costruire una storia del sintomo e ottenere una fotografia del contesto individuale e sociale in cui si è radicato: una modella, una sportiva e uno studente potranno soffrire della medesima psicopatologia, ma potrebbe essere insorta per motivi diversi e di conseguenza essere sostenuta da nuclei patologici differenti seppur ugualmente problematici.
Il lato oscuro del perfezionismo
Tra le cause scatenanti e di mantenimento, come anticipato, troviamo il perfezionismo, un costrutto psicologico caratterizzato da standard elevati e da una costante auto-valutazione critica, spesso associato a una forte paura del fallimento (Flett & Hewitt, 2002). Si manifesta in diverse forme, tra cui il perfezionismo orientato al risultato, alla prestazione e all’immagine corporea. Questa predisposizione può portare a comportamenti disfunzionali, specialmente nei giovani, che si sentono spinti a conformarsi a ideali di bellezza spesso irraggiungibili (Stoeber & Otto, 2006). La ricerca ha dimostrato che il perfezionismo è un fattore di rischio significativo per i disturbi alimentari; le persone con elevati livelli di perfezionismo possono sviluppare schemi alimentari disordinati nel tentativo di soddisfare standard irrealistici (Miller & McHugh, 2015). Questi individui possono adottare pratiche estreme come il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo, in risposta a un senso di inadeguatezza legato al proprio aspetto. Inoltre, il perfezionismo è spesso correlato a bassa autostima e a una maggiore vulnerabilità all’ansia, fattori che possono aggravare ulteriormente i disturbi alimentari (Lloyd et al., 2020). Intervenire sul perfezionismo potrebbe quindi rivelarsi cruciale per il trattamento dei disturbi alimentari, offrendo nuove prospettive per il recupero e il benessere psicologico.
Il caso di Federica Pellegrini
È esemplare il caso di Federica Pellegrini, campionessa italiana di nuoto: ha recentemente raccontato, durante una puntata di Ballando con le stelle, la propria esperienza con la bulimia nervosa risalente a quando era adolescente (Vanity Fair, 2024). L’adolescenza, essendo una fase di sviluppo ad alta vulnerabilità, è proprio quel periodo di vita in cui i disturbi alimentari trovano la massima diffusione. L’immagine corporea e l’aspetto esteriore diventano di fondamentale importanza e oggetto di attenzione, per cui l’autostima negli adolescenti è determinata dall’alimentazione, il peso e la forma del corpo. A ciò consegue l’adozione di comportamenti alimentari disfunzionali, come la restrizione, l’alimentazione incontrollata o il vomito (Campbell & Peebles, 2014). Soffrire di disturbi alimentari in adolescenza ha un impatto significativo sulla salute fisica e sul funzionamento psico-sociale (Qian et al., 2022).
Dalle parole di Federica Pellegrini emerge una storia di vita caratterizzata da una tendenza a ricercare la perfezione in varie aree significative («Dovevo essere la prima della classe a scuola, a nuoto»), un tratto probabilmente rinforzato dall’educazione del padre basata sulla disciplina e sul lavoro da egli svolto (paracadutista della Brigata Folgore), che ha portato Pellegrini a idealizzarlo tanto da crescere «volendo essere forte come lui, all’altezza di ogni situazione come lui». Pellegrini ammette di essersi imposta di essere «impenetrabile, come una corazza» in modo da essere invincibile – «la macchina da guerra», così l’hanno descritta i giudici durante la puntata di Ballando con le stelle.
Emerge un vissuto particolarmente doloroso della malattia, soprattutto in relazione alla vita da nuotatrice professionista: l’evento precipitante è stato il cambiamento del corpo durante la pubertà, passando da un corpo esile di bambina ad un corpo formoso di ragazza, un corpo che non riconosceva più e un cambiamento che ha faticato ad accettare. Per di più, riferisce Pellegrini, «Ho sofferto di bulimia perché ho vissuto 36 anni in costume da bagno, davanti a tutti»: l’esposizione del corpo davanti ad un vasto pubblico e durante la vulnerabile fase adolescenziale è stato quel fattore perpetuante che ha mantenuto i sintomi nel tempo. Federica Pellegrini racconta di aver gestito questo vissuto abbuffandosi dalla mattina alla sera per poi vomitare tutto ciò che ingeriva.
Federica Pellegrini riporta alcune figure di riferimento che sono state centrali nel suo percorso di guarigione: una famiglia unita capace di sostenerla nei momenti difficili, la passione per il nuoto, poiché solo attraverso il ripristino delle energie sarebbe potuta tornare a gareggiare, ma, soprattutto, una figura professionale, «l’unica che può aiutare veramente», in grado di fornirle gli strumenti necessari per migliorare la propria salute mentale e fisica.
Il caso di Federica Pellegrini ci aiuta a comprendere l’associazione tra elevato perfezionismo e disturbi dell’alimentazione in infanzia, adolescenza (Bills et al., 2023) ed età adulta (Limburg et al., 2016).