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L’uso della mindfulness per la gestione dell’ansia

La mindfulness ha guadagnato crescente attenzione come strumento per la gestione dell'ansia contribuendo al benessere psicologico

Di Francesco Cecere

Pubblicato il 13 Nov. 2024

Cos’è la mindfulness?

La mindfulness è una pratica di consapevolezza derivata dalla tradizione meditativa buddista, adattata in contesti psicologici e terapeutici, soprattutto grazie al lavoro del biologo Jon Kabat-Zing. La consapevolezza è uno stato mentale che implica l’essere pienamente presenti e consapevoli del momento attuale, accogliendo: pensieri, sensazioni ed emozioni senza alcun giudizio. In questa pratica non si cerca di eliminare o sopprimere l’ansia, bensì di osservarla con curiosità e accettazione. L’approccio mindfulness è basato su degli esercizi specifici, come la meditazione consapevole del respiro, il body scan e la camminata consapevole, che promuovono un’osservazione non reattiva delle esperienze interne. Questo porta a una riduzione della tendenza a rimuginare e/o a preoccuparsi eccessivamente sul futuro, due meccanismi cognitivi chiave nei disturbi d’ansia.

I meccanismi di autoregolazione dell’ansia

L’ansia è una risposta naturale del corpo a situazioni percepite come minacciose, caratterizzata da sintomi fisici (come l’aumento della frequenza cardiaca, della sudorazione, ecc) e cognitivi (preoccupazioni eccessive, pensieri ricorrenti, ecc). Tuttavia, quando questi sintomi diventano eccessivamente intensi e invalidanti, possono sfociare in un disturbo d’ansia conclamato. 

Con la mindfulness possiamo intervenire sui meccanismi di autoregolazione emozionale, aiutando a sviluppare una maggiore consapevolezza delle proprie reazioni psico-fisiche di fronte a situazioni stressanti. Studi neuroscientifici hanno dimostrato che la pratica della mindfulness può ridurre l’attività nell’amigdala, la parte del cervello coinvolta nelle risposte di paura e ansia, e aumentare l’attività nelle aree prefrontali, responsabili della regolazione emotiva.

Come la mindfulness riduce l’ansia

Diversi studi clinici hanno confermato che la mindfulness può essere efficace nel trattamento dell’ansia. Tra gli interventi più studiati vi è la Mindfulness-Based Stress Reduction (o MBSR), un programma sviluppato da Kabat-Zinn. La ricerca suggerisce che la pratica regolare della mindfulness può:

  • Ridurre i pensieri automatici negativi: le persone ansiose tendono a rimuginare su possibili scenari negativi, che possono amplificare lo stato d’ansia. La mindfulness aiuta a sviluppare una consapevolezza più obiettiva di questi pensieri, riducendo il loro impatto emotivo.
  • Migliorare la resilienza allo stress: imparare a vivere il momento presente riduce la preoccupazione costante riguardo al futuro, un tratto comune ad esempio nelle persone con disturbo d’ansia generalizzato. La pratica costante della mindfulness aiuta a tollerare meglio le situazioni stressanti favorendo una risposta più calma e ponderata.
  • Promuovere il rilassamento: le tecniche di respirazione utilizzate nella mindfulness inducono un’attivazione del sistema nervoso parasimpatico, associato a uno stato di calma e rilassamento. Questo può contrastare alcuni dei sintomi fisici dell’ansia, come la tensione muscolare e l’iperventilazione.
  • Aumentare l’accettazione: uno degli aspetti chiave della mindfulness è l’accettazione non giudicante delle proprie emozioni e di sé. Invece di lottare contro l’ansia, l’individuo impara a riconoscerla e ad accettarla come parte dell’esperienza umana. 

Prove empiriche dell’efficacia della mindfulness

Una meta-analisi di Khoury et al. (2015) ha evidenziato che gli interventi basati sulla mindfulness sono efficaci nel ridurre i sintomi dell’ansia in una vasta gamma di popolazioni, comprese persone con disturbi d’ansia clinici e soggetti che sperimentano ansia a livelli subclinici. Altri studi, come quello di Hoge et al. (2013), hanno confrontato la MBSR con la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), trovando risultati comparabili in termini di riduzione dell’ansia, suggerendo che la mindfulness potrebbe essere un’alternativa valida o un complemento alla CBT. Inoltre, studi neuroscientifici (Tang, Hölzel, & Posner, 2015) hanno mostrato che la pratica costante della mindfulness può indurre cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello, associati a una ridotta reattività allo stress e una migliore regolazione emotiva.

Cosa possiamo dire della mindfulness per l’ansia?

L’uso della mindfulness per la gestione dell’ansia è supportato da una solida base di prove empiriche e sembra rappresentare un valido strumento per le persone che desiderano migliorare la loro capacità di gestire lo stress e ridurre l’impatto dell’ansia sulla propria vita quotidiana. Tuttavia, come ogni intervento terapeutico, la mindfulness non è una panacea e potrebbe non essere sufficiente per tutti. Per alcuni, la combinazione con altre forme di terapia, come la terapia cognitivo-comportamentale o l’uso di farmaci, potrebbe essere necessaria. L’importante è che la mindfulness offra un’opportunità di sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e di affrontare l’ansia con un approccio più compassionevole e meno reattivo, migliorando il benessere psicologico e la qualità di vita.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Hoge, E. A., Bui, E., Marques, L., Metcalf, C. A., Morris, L. K., Robinaugh, D. J., … & Simon, N. M. (2013). Randomized controlled trial of mindfulness meditation for generalized anxiety disorder: Effects on anxiety and stress reactivity. The Journal of Clinical Psychiatry, 74(8), 786-792. 
  • Kabat-Zinn, J. (2013). Vivere momento per momento. Sconfiggere lo stress, il dolore, l’ansia e la malattia con la saggezza di corpo e mente. Trad. a cura di Augusto Sabbadini, Milano, Garzanti Libri s.p.a.
  • Khoury, B., Lecomte, T., Fortin, G., Masse, M., Therien, P., Bouchard, V., … & Hofmann, S. G. (2013). Mindfulness-based therapy: A comprehensive meta-analysis. Clinical Psychology Review, 33(6), 763-771. 
  • Tang, Y. Y., Hölzel, B. K., & Posner, M. I. (2015). The neuroscience of mindfulness meditation. Nature Reviews Neuroscience, 16(4), 213-225. 
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