Ping pong e cervello umano
Il ping pong, o tennis da tavolo, è uno sport veloce e dinamico che richiede ai giocatori di reagire rapidamente per intercettare la pallina in pochi millisecondi, impegnando al massimo l’attenzione e i riflessi.
Studi scientifici indicano che il continuo allenamento a ricevere e processare stimoli in ambienti movimentati può migliorare le funzioni cerebrali (Gu et al., 2019). In particolare, praticare questo sport sembra influenzare positivamente la struttura e la funzione del cervello, portando i giocatori a sfruttare pienamente il decision making e l’attenzione visiva (Draganski & May, 2008; Mietchen & Gaser, 2009; Sagi et al., 2012). Per l’appunto, il ping pong è stato utilizzato come intervento per migliorare le funzioni cognitive nei bambini con disturbi dello spettro autistico e ADHD (Chang et al., 2022; Pan et al., 2017).
L’analisi della connettività funzionale dinamica (dFC) offre una comprensione delle variazioni dinamiche delle attività cerebrali su larga scala, rilevando cambiamenti in pochi secondi (Hutchison et al., 2013). Alcune ricerche hanno applicato la dFC per esaminare disturbi come la schizofrenia e l’autismo, rivelando come l’allenamento motorio influenzi l’attività cerebrale (Hidalgo de la Cruz et al., 2021; Wang et al., 2023; Yang et al., 2022).
Tramite la risonanza magnetica con tensore di diffusione (DTI) sono state identificate alterazioni nella sostanza bianca in atleti di varie discipline. La trasmissione neurale è più efficiente, implementando la velocità di elaborazione e delle funzioni cognitive. La frazione di anisotropia (FA) è un indicatore della DTI sensibile ai cambiamenti microstrutturali della sostanza bianca. Ricerche hanno osservato aumenti significativi della FA negli atleti, riflettendo miglioramenti nell’integrità della sostanza bianca (Jang et al., 2019; Yao et al., 2019).
Tuttavia, pochi studi hanno esaminato le modifiche della FA nei cervelli dei giocatori di ping pong, lasciando incertezza riguardo alle potenziali alterazioni microstrutturali della sostanza bianca in questi atleti.
La ricerca sui giocatori di ping pong
Uno studio innovativo ha tentato di colmare le lacune in merito a questa tematica. Un team di ricercatori (Zheng et al., 2024) si è posto l’obiettivo di studiare le regioni del cervello che presentano una struttura alterata della sostanza bianca nei giocatori di ping pong, e di esplorare le variazioni di connettività funzionale tra esse.
Il campione dello studio è costituito da 20 giocatori di tennis da tavolo la cui carriera supera i 6 anni, e da un gruppo di controllo di 21 studenti senza alcuna esperienza di allenamento costante delle abilità motorie. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a una serie di scansioni cerebrali utilizzando la risonanza magnetica, al fine di ottenere immagini della struttura e dell’attività del cervello. L’oggetto delle scansioni interessa due aspetti: la connettività funzionale dinamica (dFC), un indicatore della modalità attraverso cui le diverse parti del cervello comunicano, e l’integrità della sostanza bianca, che riflette la salute dei percorsi di comunicazione del cervello. Quest’ultima è stata analizzata attraverso la risonanza magnetica con tensore di diffusione (DTI), che permette di misurare la diffusione delle molecole d’acqua nel cervello al fine di individuarne le proprietà microstrutturali. Sono inoltre stati condotti dei test di attenzione noti come test del campo visivo utile (UFOV), così da valutare la velocità di elaborazione, l’attenzione divisa e l’attenzione selettiva.
I risultati dello studio sui giocatori di ping pong
I ricercatori hanno osservato che la struttura e la funzione cerebrale dei giocatori di ping pong sembrano essere migliori rispetto a quelle del gruppo di controllo: in particolare, gli atleti hanno mostrato una maggiore integrità della sostanza bianca, come evidenziato da valori più elevati di frazione di anisotropia (FA) e di diffusività assiale (AD) in diverse regioni cerebrali, tra cui il tratto corticospinale sinistro e il fascicolo longitudinale superiore.
Tali risultati suggeriscono che giocare a ping pong possa favorire dei cambiamenti vantaggiosi nei neuroni di queste regioni cerebrali, quali una maggiore mielinizzazione o l’aumento del diametro degli assoni, entrambi aspetti che rafforzano l’efficacia della comunicazione neurale.
In linea con questa ipotesi, infatti, i risultati hanno anche evidenziato che i giocatori di ping pong presentano un aumento della connettività funzionale dinamica (dFC) in aree cerebrali quali l’ippocampo, il cervelletto e il giro linguale (aree coinvolte nella memoria, nella coordinazione motoria e nell’elaborazione visiva): questa connettività dinamica riflette la capacità del cervello di riconfigurare le proprie reti neurali in risposta alle esigenze del gioco, che richiede movimenti rapidi ma al contempo complessi. Gli atleti, inoltre, hanno superato il gruppo di controllo nei compiti di attenzione, suggerendo che una maggiore connettività cerebrale possa contribuire a migliorare la velocità di elaborazione e, più in generale, ad avere prestazioni cognitive superiori.
Come spesso accade, questo studio presenta alcuni limiti, primo tra tutti la ridotta dimensione del campione, la quale può ridurre la generalizzabilità dei risultati. Inoltre, sono stati coinvolti solamente giocatori di ping pong esperti, precludendo la possibilità di osservare come i cambiamenti neurali evidenziati possano progredire in base a diversi livelli di abilità degli atleti: ricerche future potrebbero dunque includere campioni più ampi e variegati, così da poter monitorare l’evoluzione della struttura e della funzione cerebrale nel tempo. Ad ogni modo, questi risultati sottolineano i potenziali benefici cognitivi offerti dagli sport ad open-skills come il ping pong, i quali permettono di migliorare non solo la propria forma fisica, ma anche le capacità attentive e altre funzioni cognitive.