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Essere più gentili con se stessi: il principio alla base di una migliore salute mentale

Essere gentili con se stessi tende a ridurre il disagio psicologico, aumentare la resilienza e migliorare le relazioni interpersonali

Di Lucia Salatini

Pubblicato il 07 Feb. 2024

I vantaggi dell’essere più gentili con se stessi

Capita spesso di essere molto critici e duri con se stessi, non riconoscendo gli sforzi e i risultati ottenuti, ma focalizzandosi solo ed esclusivamente sui fallimenti o su ciò che poteva essere fatto meglio o diversamente. Si tende a soffermare l’attenzione sui propri limiti, senza valutare anche le competenze e le capacità, generando un loop di autocritiche e insoddisfazione personale. Questo atteggiamento autopunitivo risulta potenzialmente dannoso, in quanto in grado di generare in chi lo vive una sensazione di indegnità e inadeguatezza talmente profonda da creare una spaccatura tra sé e gli altri, aumentando i livelli percepiti di disconnessione e solitudine (Miller, 2024).

Tutto ciò si riflette nei modelli di attivazione cerebrale: due studi (Vitale & Smith, 2022; Szcześniak et al., 2020) hanno scoperto che la bassa autostima e l’isolamento sono associati ad un’alterata attività delle aree connesse alla motivazione e alla risposta da stress.

Al contrario, una buona considerazione di sé è collegata ad una maggiore percezione di gratitudine per la vita e allo sviluppo di sentimenti positivi verso gli altri. Non a caso, lo studio condotto dal ricercatore MacBeth (MacBeth & Gumley, 2012) ha appurato il fatto che trattarsi bene e con gentilezza tende a ridurre il disagio psicologico e ad aumentare la resilienza.

Le origini dell’autocritica e della mancata gentilezza verso di sé

La necessità di dare sempre il massimo, di non sbagliare mai e di valutare se stessi solo ed unicamente sulla base dei risultati lavorativi e scolastici non è solo determinata da aspetti culturali in grado di generare un clima di competizione e di confronto perenne, ma affonda spesso le sue radici nelle modalità con cui i caregiver crescono ed educano le persone fin dall’infanzia. Un genitore estremamente critico e con alte aspettative riguardo le performance del figlio rischia di generare in quest’ultimo la convinzione di meritare amore ed affetto solo se perfetto, dando vita ad un loop di autocritica e insoddisfazione perenne.  

Risulta quindi cruciale ampliare il modo in cui si pensa e si parla a se stessi, poiché volendosi bene un po’ di più è possibile vedere oltre l’ideale di perfezione, ideale che non riuscirà mai a concretizzarsi in quanto, di fatto, irraggiungibile (Miller, 2024).

L’autocompassione e la gentilezza generano comprensione per gli altri

Adottare un linguaggio e una visione di se stessi più comprensiva e dolce, permette a sua volta di sviluppare atteggiamenti di connessione e comprensione anche verso le altre persone. Avere una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni permette di sviluppare sensibilità e reattività verso gli stati emotivi delle altre persone (Miller, 2024). Infatti, l’insula anteriore, l’area del cervello che media queste connessioni, si attiva ogni qualvolta si presti attenzione al proprio stato emotivo e fisico, ed è coinvolta nel modellare i sentimenti di connessione, amore e cooperazione quando interagiamo con gli altri (Cittern & Edalat, 2017). Al contrario, le aree che generalmente sono implicate nei processi di ricompensa sociale e connessione con gli altri possono essere sotto attivate in condizioni di ansia e depressione, facendo sentire di conseguenza gli individui ancora più soli (Winker et al., 2019).

Praticare la gratitudine e la gentilezza per stare meglio con se stessi e con gli altri

Secondo lo studio condotto da Hazlett (Hazlett et al., 2021) essere grati promuove il benessere psicofisico e influisce significativamente su alcuni sistemi biologici, diminuendo l’attività di determinate aree del cervello che generano emozioni negative. Essere grati, inoltre, non solo aumenta la percezione di soddisfazione della vita e riduce notevolmente lo stress, ma è anche in grado di frenare l’invidia e l’impellente bisogno di confrontarsi con gli altri, diminuendo di conseguenza la percezione di non essere mai abbastanza.

Fermare questo processo costante di autocritica e confronto con gli altri parte dal riconoscere se stessi come superiori e distaccati dai propri difetti, in quanto non definiti da essi. Solo in questo modo la gentilezza e la bontà verso se stessi e gli altri possono davvero fare il loro corso. 

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