expand_lessAPRI WIDGET

La rivoluzione della gentilezza e il suo impatto sul logoramento telomerico

Piantare il seme della gentilezza può dare frutti immensi, perché esso ha il potere di crescere e sbocciare anche nel fango e nelle condizioni più avverse

Di Giulia Campanale

Pubblicato il 09 Mar. 2023

Aggiornato il 10 Mar. 2023 12:26

Rapportarsi agli altri con gentilezza, ammettere gli errori, ringraziare, chiedere scusa, accogliere il perdono e praticare la gratitudine, sono valori e azioni che possono avere il potere di alleviare il peso di angosce, tristezza e sensi di colpa che avvelenano la nostra mente e le nostre cellule.

Una riflessione a partire da “Biologia della gentilezza” di Daniel Lumera e Immaculata De Vivo

Introduzione

 Essere gentili ci fa stare sicuramente meglio. Ce lo dicono l’educazione, il buon senso, le millenarie tradizioni spirituali e religiose, e ora ce lo conferma persino la scienza.

Di questo ne parlano approfonditamente in “Biologia della gentilezza” Daniel Lumera, autore di bestsellers e riferimento internazionale nelle scienze del benessere, e Immaculata De Vivo, epidemiologa della Harvard Medical School di Boston e tra i massimi esperti mondiali di genetica del cancro.

“Biologia della gentilezza” è una vera e propria mappa esistenziale che dimostra come un cambiamento in termini di consapevolezza interiore possa influire positivamente sulla nostra salute, sul nostro benessere, sulle nostre relazioni personali, sui processi sociali che viviamo e persino sul nostro DNA.

Telomeri, stress e gentilezza

Per gli scienziati e i ricercatori esistono diverse molecole nel nostro organismo che sono in grado di indicarci se siamo predisposti a una specifica malattia oppure no. Queste molecole prendono il nome di biomarcatori e fungono da sentinelle della nostra salute, poiché la loro presenza o assenza e le loro caratteristiche biologiche possono fornire informazioni essenziali riguardo alla probabilità di sviluppare eventuali condizioni patologiche.

Negli anni più recenti, un particolare gruppo di biomarcatori si è rivelato molto utile nel fornire interessanti informazioni sulla nostra salute e sulle nostre aspettative di vita. Si tratta dei telomeri, strutture di DNA presenti alle estremità dei cromosomi, necessarie a proteggere questi ultimi da eventuali danni e a mantenere integro e intatto il materiale genetico di una cellula.

Le cellule del nostro organismo si riproducono incessantemente, generando un ciclo di sostituzione costante di quelle cellule che giungono alla fine del loro ciclo vitale. In questo processo di replicazione, i telomeri perdono di volta in volta dei piccoli segmenti del loro filamento genetico, cosicché la nuova cellula avrà dei telomeri leggermente più corti rispetto a quella da cui è stata generata. Si tratta di un processo del tutto naturale e irreversibile, che non ha di per sé delle conseguenze significative: nel corso della vita la lunghezza originaria dei nostri telomeri andrà gradualmente riducendosi, debilitando progressivamente la loro funzione protettiva e andando incontro a un processo di morte programmata nel momento in cui viene raggiunta una lunghezza critica che impedirebbe la possibilità di replicazione.

I telomeri possono quindi essere metaforicamente considerati come una sorta di orologio biologico che determina la durata della vita di una cellula e, per estensione, anche dell’organismo a cui appartiene.

Tuttavia, l’accorciamento della lunghezza dei telomeri non è solo frutto di un processo biologicamente naturale sul quale non abbiamo la possibilità di intervenire, ma è influenzato anche da elementi e fattori ambientali e dallo stile di vita. Il fumo e il consumo di alcolici, una cattiva alimentazione, la sedentarietà o lo stress sono tutte abitudini di vita ed elementi che contribuiscono ad accelerare il logoramento telomerico, creando terreno fertile per un invecchiamento precoce dell’organismo e l’insorgenza di malattie, poiché il DNA delle cellule, non essendo più adeguatamente protetto dai telomeri, viene più facilmente attaccato.

Questa complessa ma interessante interazione tra salute e ambiente è stata approfondita dal Nurses’ Health Study (NHS), un importante studio cominciato nel 1976 all’Harvard Medical School negli Stati Uniti e tutt’ora in corso, che ha messo in luce l’importanza e l’influenza dello stile di vita sul nostro organismo. Il nostro DNA, infatti, è sorprendentemente modificabile e le nostre scelte e stili di vita possono trasformare la nostra genetica. I geni non sono qualcosa di immutabile, ma rispondono attivamente alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente esterno adattandosi e manifestando un potenziale positivo o negativo in base agli input ricevuti.

Esiste quindi una variabile genetica di fondo sulla quale si innestano poi particolari condizioni ambientali e psicologiche che possono influire positivamente o negativamente sulla lunghezza dei telomeri e sul nostro stato di salute.

 Oggi più che mai, la componente emotiva della nostra mente è coinvolta nei complessi meccanismi dello stress, il quale si rivela a tal proposito uno dei nemici più insidiosi, causa di spiacevoli condizioni di sofferenza psicologica. Quando siamo sottoposti a stress, ansia o agitazione, il nostro cervello rilascia nel sangue una grande varietà di ormoni che preparano l’organismo alla cosiddetta risposta fight or flight, “combatti o fuggi”, uno dei più preziosi meccanismi della nostra sopravvivenza, che ci mette nelle condizioni di affrontare un pericolo o scappare da esso con tutte le nostre forze. Queste reazioni sono regolate dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e producono adrenalina e glucocorticoidi, tra cui il cortisolo, non a caso anche chiamato “ormone dello stress”. Il cortisolo ha parecchi effetti fisiologici volti a favorire la capacità di affrontare o fuggire da un eventuale nemico: aumenta i livelli di zucchero nel sangue, innalza la pressione sanguigna, produce un calo dell’appetito, acutizza la memoria e l’attenzione e abbassa la percezione del dolore. Eppure, laddove brevi episodi di stress possono essere funzionali e non lasciare alcun segno duraturo sull’organismo, è stato dimostrato che un’esposizione prolungata al cortisolo e ad altri ormoni associati può provocare danni latenti collegati all’invecchiamento precoce e all’insorgenza di malattie croniche.

Anche il DNA telomerico subisce potenziali conseguenze negative derivanti da uno stato di stress cronico, il quale è riconosciuto come uno dei fattori che ne accelerano l’accorciamento, poiché il rilascio nel sangue di cortisolo e altri ormoni crea stress ossidativo e infiammazione, due condizioni biochimiche che favoriscono il logoramento di queste nucleoproteine (i telomeri appunto).

Si tratta chiaramente di un effetto non immediato ma progressivo: lo stress, se rilasciato in piccole dosi ma in maniera costante, funge da veleno per il nostro DNA, rendendo tossico l’ambiente cellulare e favorendo lo sviluppo di patologie nel lungo periodo.

Nonostante la gradualità con la quale si manifestano, questo tipo di danni cellulari sono processi irreversibili, ma le loro conseguenze possono essere attenuate (ahimè non neutralizzate) dall’adozione di strategie protettive come gli stili di vita sani, la gentilezza, una corretta alimentazione, la meditazione e buoni rapporti sociali. Impegnarsi a migliorare fin da subito la qualità della nostra esistenza può davvero rivelarsi un importantissimo primo passo per arrivare a “sanificare” il nostro organismo e le nostre relazioni con il mondo.

Rapportarsi agli altri con gentilezza, ammettere gli errori, ringraziare, chiedere scusa, accogliere il perdono e praticare la gratitudine, sono valori e azioni tutt’altro che banali, poiché possono realmente avere il potere di alleviare il peso di angosce, tristezza e sensi di colpa che avvelenano la nostra mente e le nostre cellule.

È stato dimostrato che le persone che accolgono e praticano con più costanza questi valori hanno dei telomeri più lunghi rispetto a coloro che non lo fanno, e questo accade perché questi atteggiamenti positivi sono sorprendentemente in grado di contrastare i processi infiammatori e lo stress ossidativo che li deteriorano.

Essere gentili – con gli altri ma in primis soprattutto con sé stessi – e piantare il seme della gentilezza può dare frutti immensi, perché esso ha il potere di crescere e sbocciare anche nel fango e nelle condizioni più avverse.

La consapevolezza del ruolo migliorativo che la gentilezza e i sentimenti positivi svolgono per la nostra salute è già diffusa da tempo nel mondo scientifico, ma è solo negli anni più recenti che si è cominciato ad impiegare queste risorse in maniera più attiva – ad esempio adottando protocolli psicologici incentrati sulla pratica della gentilezza come veicolo di vicinanza umana ai pazienti che affrontano gravi malattie – con risultati significativi e molto incoraggianti.

La gentilezza, praticata in tutte le sue preziose forme, si è rivelata un potente strumento di benessere utile a disinnescare le emozioni negative e ripristinare l’equilibrio emotivo non solo nelle persone affette da gravi malattie, ma anche in persone sane e semplicemente soggette alle pressioni della vita quotidiana. Perché la gentilezza “è il punto di incontro tra dare e ricevere: quello spazio in cui scegli di donare ciò che vorresti ricevere, ed è così che ti fai dono”. Gentilezza è meraviglia, è divenire l’amore che dai.

Conclusioni

Eliminare lo stress dalla nostra quotidianità non è possibile, specialmente nella dinamica realtà odierna, e non è nemmeno possibile evitare il graduale processo di invecchiamento del nostro organismo. È possibile però cambiare il modo in cui reagire ad esso e scegliere consapevolmente come vivere, contribuendo a posticipare e a rendere più piacevole questo nostro inesorabile e naturale destino. La “rivoluzione della gentilezza” allora ci porta concretamente ad una trasformazione interiore frutto di un nuovo senso di responsabilità, empatia e apertura. Perché la vera rivoluzione non può che partire da sé stessi, e ha poi un impatto anche sugli altri, sul mondo che abitiamo e l’universo che ci ospita. E allora, scegliere la gentilezza, così come l’ottimismo, la felicità, il perdono e la gratitudine, non è più solo una questione di buona educazione né una moda di passaggio, ma è una scelta consapevole, una scelta sentita, vissuta, resa manifesta lasciando entrare questi valori nelle nostre vite e allenandoci il più possibile ad essi.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Biologia della gentilezza 2020 di I de Vivo e D Lumera Recensione Featured
Biologia della gentilezza (2020) di Immaculata de Vivo e Daniel Lumera – Recensione del libro

Il libro Biologia della gentilezza spiega come ciascuno di noi ha il potere di controllare e quindi di influenzare direttamente il proprio stato di salute

ARTICOLI CORRELATI
Vergogna e senso di colpa quale ruolo nelle abbuffate - Psicologia
Il ruolo del senso di colpa e della vergogna nelle abbuffate

Un nuovo studio ha confrontato gli effetti del senso di colpa e della vergogna sulle abbuffate e sugli episodi di vomito auto-indotto

Lockdown e alimentazione: tra binge eating e alimentazione emotiva
Alimentazione e Covid-19: gli effetti del lockdown sull’alimentazione emotiva e sul binge eating

Le emozioni sperimentate nel lockdown possono aver portato all'aumento di abitudini alimentari disfunzionali come l'alimentazione emotiva e il binge eating

WordPress Ads
cancel