Il perdono si riferisce a un cambiamento prosociale verso un altro individuo che ci ha recato un danno fisico e/o morale e include la riduzione dei sentimenti negativi provati verso l’autore del danno e, in alcuni casi, l’aumento di emozioni e pensieri positivi che potrebbe tradursi in una modifica dei comportamenti nei suoi confronti (Fehr et al., 2010; McCullough, Pargament e Thoresen, 2000).
L’auto-perdono si riferisce al grado di perdono verso se stessi in seguito al misfatto che si è commesso o si pensa di aver commesso.
Si possono provare infatti emozioni altamente negative verso di sé (ad es. rabbia, colpa, vergogna) dopo aver percepito di aver ferito qualcun altro o di aver violato i propri standard morali (Worthington, 2006).
Secondo J. North (1987), potremmo definire il perdono come segue:
Le persone, dopo aver determinato razionalmente che sono state trattate in maniera ingiusta, perdonano quando abbandonano volontariamente il risentimento e le relative risposte (a cui hanno diritto), e si sforzano di rispondere al trasgressore basandosi sul principio morale di beneficenza, che può includere compassione, valore incondizionato, generosità e amore morale (a cui il trasgressore, per la natura degli atti dolorosi, non ha alcun diritto).
Questa definizione è coerente con antichi punti di vista nelle tradizioni ebraica, cristiana, islamica e buddista. È inoltre conforme ai moderni scritti filosofici sull’argomento. Il perdono, infatti, implica una scelta (Enright e Kittle, 2000). Sebbene per alcuni individui possa essere visto come un obbligo, una persona deve esercitare il libero arbitrio per scegliere di perdonare: per perdonare veramente, una persona deve comprendere il significato del perdono e la sua importanza morale, e poi scegliere di rendere il perdono parte della sua vita. Secondo questa definizione, il perdono è una risposta morale e quindi implica molto più che smettere di essere arrabbiato o accettare passivamente quello che è successo.
Perdonare non è sinonimo di giustificare, dimenticare o riconciliarsi. Quando una persona giustifica un determinato comportamento, si rende conto che l’autore del torto potrebbe aver avuto un valido motivo per fare ciò che ha fatto. Al contrario, quando una persona perdona, identifica chiaramente il comportamento dell’altro come moralmente sbagliato, ma accetta l’altro e riconosce il suo valore intrinseco nonostante l’offesa. Inoltre, quando una persona perdona, offre ciò che può alla persona perdonata, ad esempio la propria compassione. Con la riconciliazione, invece, entrambi i protagonisti devono fare la propria parte per ripristinare la situazione, in particolare colui che ha sbagliato deve fare dei passi avanti per ristabilire la fiducia. Pertanto, è possibile perdonare anche senza riconciliarsi.
Le fasi del perdono
Come perdonano le persone? Enright e Kittle (2000) propongono un modello in fasi per aiutare le persone a perdonare. Il modello si compone di quattro fasi: disvelamento, decisione, lavoro e approfondimento. In ogni fase ci sono una serie di passaggi che la maggior parte delle persone sembra attraversare, sebbene non tutti li attraversino allo stesso modo o alla stessa velocità.
Fase del disvelamento
Focus di questa fase è favorire l’insight della persona offesa su come, e se, l’ingiustizia e la successiva lesione hanno compromesso la sua vita. Questo può essere un momento emotivamente doloroso. Eppure, se la persona conclude che sta soffrendo a causa di qualcun altro, questo può servire come spinta al cambiamento e al perdono. Questa fase è divisa in otto passaggi:
- 1. Esame delle difese psicologiche e dei problemi incontrati – In questo stato di pre-perdono, prevale la negazione che non permette alla persona di riconoscere in profondità la sua ferita o la sua rabbia
- 2. Confronto con la rabbia; il punto è riconoscere la rabbia, gestirla e non darle rifugio o reprimerla. – Questo è un grande passo avanti perché indica che la persona riconosce l’ingiustizia e risponde ad essa con emozioni idonee
- 3. L’ammissione della vergogna, quando ciò è appropriato.
- 4. Consapevolezza di “esaurimento dell’energia emotiva” – Una persona a questo punto può sentirsi emotivamente esausto, può sentirsi apatico e avvertire un senso di vuoto
- 5. Consapevolezza cognitiva del torto subito – La persona inizia a pensare che ciò che è accaduto sia un vero e proprio torto nei suoi confronti, aumentano dunque le preoccupazioni
- 6. Confronto interno con l’autore del dolo – Se la persona offesa si confronta con l’autore del torto, concludendo che l’altro è migliore e sentendosi inferiore nel confronto, la rabbia può peggiorare
- 7. Consapevolezza del fatto che si possa essere definitivamente e negativamente cambiati dopo il torto subito – Tale consapevolezza spesso intensifica ulteriormente le emozioni negative
- 8. Distorsione dell’idea di “mondo giusto” – Tutto il dolore emotivo può lentamente condurre la persona lesa ad adottare una filosofia pessimistica di vita, in cui la giustizia spetta solo agli altri, e non a se stessi.
Fase di decisione
La fase decisionale è un momento in cui la persona inizia a pensare al senso del perdono, a cosa rappresenta e a cosa non è. La decisione di perdono è un processo cognitivo, in cui il perdono non è ancora completato. La persona deve distinguere l‘impegno al perdono dai processi coinvolti in esso. Altrimenti, dopo essersi impegnato a perdonare, l’individuo può concludere che la maggior parte del lavoro è finito mentre, invece, non è che solo l’inizio. I passaggi di questa fase sono i seguenti:
- 9. Insight sul fatto che le proprie strategie di risoluzione questa volta non funzionano. – Quando la persona lesa inizia a vedere tutta la rabbia, il dolore e la frustrazione nutriti, può concludere che i precedenti tentativi di affrontare l’ingiustizia sono ora inefficaci, e questo potrebbe portare a un apertura verso nuovi approcci.
- 10. Disponibilità a considerare il perdono come un’opzione
- 11. Impegno a perdonare l’autore dell’ingiustizia subita – la parte lesa può decidere, ad esempio, di abbandonare la vendetta e provare a lavorare sul perdono.
Fase di lavoro
Durante la fase di lavoro, l’individuo che si interrga sul perdono inizia a capire che la persona che gli ha recato il danno non è il danno. Tutta l’attenzione rivolta a se stessi, parte offesa, in fase di Disvelamento, passa ora verso l’autore del torto subito, e ci si concentra di più sulla possibilità di essere comprensivi, empatici e compassionevoli nei suoi confronti. I passaggi di questa fase sono:
- 12. Ricontestualizzare, attraverso esercizi di role-playing, chi è il trasgressore e vederlo nel contesto. Si inizia con degli esercizi cognitivi perché spesso è più facile comprendere il colpevole prima di provare empatia o compassione per lui
- 13. Empatia e compassione verso l’autore del reato. Aiutare la parte lesa a ottenere una prospettiva più ampia sul colpevole: quest’ultimo è più del dolo stesso. A seguito di questa intuizione, possono emergere trasformazioni emotive verso l’autore del reato, come empatia e compassione.
- 14. Sopportare / accettare il dolore. Intervenire prima sulla cognizione e poi sulle emozioni sembra essere la sequenza d’azione più efficace. Punto centrale è che il partecipante ha bisogno di vedere l’autore del reato in nuovi modi per essere pronto a rispondere in nuovi modi. L’accettazione o l’assorbimento del dolore è una parte fondamentale nell’apprendimento del perdono e implica l’impegno a non mettere il proprio dolore emotivo prima degli altri, compreso l’autore del reato. Questo step implica il perdono come un dono e impedisce alla persona di entrare in quel ciclo di vendetta che altrimenti potrebbe nuocere agli altri, compresi i propri figli, e all’autore del dolo.
- 15. Offrire un dono morale all’autore del reato. Questo step enfatizza ancora di più la visione del perdono come dono, poiché perdonando si può fare un regalo all’autore del reato. Ciò potrebbe includere una dimostrazione di gentilezza o rispetto e non è necessario che sia un regalo tangibile, confezionato e consegnato.
Fase di approfondimento
Le intuizioni sul colpevole ottenute nelle fasi precedenti spesso stimolano altri pensieri, che si legano ai diversi passaggi di questa fase:
- 16. Trovare significato per se stessi e per gli altri nella sofferenza e nel processo di perdono. C’è un senso in tutto il dolore che ho sopportato?
- 17. Realizzare che il sé ha avuto bisogno del perdono degli altri nel passato. Ho avuto bisogno del perdono degli altri in passato? Come è stato per me essere stato perdonato?
- 18. Insight sul fatto che non si è soli (il perdono è un’esperienza condivisa). Qual è la mia migliore fonte di supporto che può aiutarmi durante il lavoro del perdono?
- 19. Realizzare che il sé può avere un nuovo scopo nella vita a causa della ferita subita. Sono motivato a interagire in nuovi modi con il colpevole e con le altre persone in generale?
- 20. Consapevolezza di una riduzione dell’affetto negativo e, probabilmente, di un aumento dell’affetto positivo, se questo inizia a emergere, nei confronti di chi ha sbagliato; consapevolezza delle proprie emozioni.
Le risposte a queste domande possono portare a un ritorno verso le altre fasi, che ora però avviene in modo più profondo, più penetrante. Il perdono è un bersaglio mobile. Man mano che le persone imparano a perdonare, possono scegliere di andare verso un perdono ancora più profondo, sperimentando un’esperienza emotiva di sollievo e persino aprendo la strada alla riconciliazione. Dopo, possono iniziare a generalizzare questo atteggiamento a nuove situazioni e persone.
Il modello proposto considera le fasi di sviluppo in questo ordine poiché la fase di disvelamento di solito si verifica per prima ed è seguita dalla fase di decisione, e successivamente da quelle di lavoro e di approfondimento. Questo tuttavia non è un ordine rigido: è possibile, ad esempio, che qualcuno provi subito empatia per un trasgressore (fase di lavoro) e che successivamente si attivi l’esplorazione dei dettagli dell’ingiustizia e delle successive emozioni che si provano (fase di disvelamento).
Bibliografia:
- Fehr, R., Gelfand, M. J., & Nag, M. (2010). The road to forgiveness: A meta-analytic synthesis of its situational and dispositional correlates. Psychological Bulletin, 136, 894 –914. doi:10.1037/a0019993
- McCullough, M. E., Pargament, K. I., & Thoresen, C. E. (Eds.). (2000). Forgiveness: Theory, research, and practice. New York, NY: Guilford Press
- Worthington, E. L., Jr. (2006). Forgiveness and reconciliation: Theory and application. New York, NY: Brunner-Routledge.
- North, J. (1987) Wrongdoing and Forgiveness, PHIL. 62, 499-508
- Robert D. Enright and Bruce A. Kittle, Forgiveness in Psychology and Law: The Meeting of Moral Development and Restorative Justice, 27 Fordham Urb. L.J. 1621 (2000). Available here