Lee ed Enright hanno recentemente condotto una meta-analisi per analizzare l’associazione tra benessere corporeo e perdono.
Il perdono libera l’anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un’arma potente.
Queste le parole di Nelson Mandela in merito agli effetti che tale processo può avere sulle nostre emozioni. Ma leggendo questa frase la domanda che sorge spontanea è: quando si perdona qualcuno anche il nostro corpo può trarne beneficio?
Sono state pubblicate ben quattordici meta-analisi su perdono e salute mentale, mentre fino a poco tempo fa non esisteva alcuna meta-analisi completa che descrivesse la relazione tra perdono e salute fisica. Proprio da queste necessità è nata l’indagine di Lee ed Enright, in grado di evidenziare un’associazione finora trascurata (2019).
Lee ed Enright hanno infatti recentemente condotto una meta-analisi di studi empirici per analizzare l’associazione tra benessere corporeo e perdono in persone con e senza problemi di salute. Per studiare al meglio la relazione tra questi due concetti, è bene conoscerne il significato.
Enright (2012) ha definito l’atto di perdonare qualcuno come una diminuzione della motivazione a vendicarsi, accompagnata dalla volontà di rinunciare al risentimento nel contesto dell’ingiustizia e di offrire amore morale e benevolenza a un offensore.
Da questa definizione si può assumere che il perdono nasca da un’offesa percepita come intenzionale da parte della vittima, che inizialmente reagisce con un atteggiamento di rivalsa. Ad essa segue poi una riflessione, che può verificarsi anche sotto forma di ruminazione cognitiva, attraverso la quale la prima reazione emotiva viene ad affievolirsi per fare spazio ad un atto intenzionale di rinuncia alla vendetta. Le emozioni che precedono questo processo hanno una natura negativa. Tra le più diffuse troviamo rabbia e risentimento. Perdonare qualcuno, invece, può permettere di sperimentare emozioni positive, che possono favorire leggerezza e benessere fisico.
Il concetto di salute è stato descritto in molti modi diversi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente l’assenza di malattie o infermità (Grad, 2002, p. 984)”. Eppure, Huber e colleghi (2011) hanno criticato la definizione di salute dell’OMS per aver trascurato l’aumento delle malattie croniche, giudicandola, per tale motivo, non completa. Il team di Huber (2011) ha quindi concettualizzato la salute come “la capacità di adattarsi e di autogestirsi di fronte alle sfide sociali, fisiche ed emotive (p. 1)” ed ha affermato che il termine salute fa riferimento alla condizione di un organismo che è “capace di “allostasi”, vale a dire mantenimento dell’omeostasi fisiologica attraverso il cambiamento delle circostanze. Alla luce di questa definizione, un organismo sano che sta fronteggiando uno stress fisiologico è in grado di attivare una risposta protettiva, ridurre il potenziale danno e ripristinare un equilibrio, adattandosi”. È proprio al mantenimento di questo tipo di equilibrio che si fa riferimento quando si analizzano le conseguenze che il perdono ha sulla salute corporea.
Gli autori dell’indagine hanno recuperato centoventotto studi nei quali era mostrata una significativa relazione positiva tra il perdono degli altri e la salute fisica. Le variabili di salute fisica osservate hanno incluso: biomarcatori, caratteristiche misurate che indicano normali processi biologici, patogeni o risposte farmacologiche a un intervento terapeutico (ad esempio un elevato tasso di glicemia); endpoint clinici, come infarto al miocardio o frattura ossea; salute fisica auto-riferita (Biomarkers Definitions Working Group, 2001, p. 91).
Come precedentemente descritto, l’ipotesi nucleare dei ricercatori riguardava l’associazione positiva tra il perdono degli altri e la salute fisica. Tale ipotesi è stata supportata dal fatto che la meta-analisi ha mostrato un’associazione significativa e positiva tra salute e perdono. Ciò significa che perdonare qualcuno può permettere di migliorare la propria salute fisica, arginando le patologie.
Ulteriori analisi svolte dagli autori hanno inoltre evidenziato come la relazione tra perdono di qualcuno e salute sia universale, e in quanto tale indipendente dalle differenze individuali di genere, etnia o età (Lee & Enright, 2019).
Alla luce dei risultati individuati, aprirsi al perdono non solo può rappresentare una saggia scelta, ma può contribuire a tutelare e preservare il nostro benessere corporeo. Sperimentando emozioni positive e sensazioni di sollievo e leggerezza che caratterizzano il perdono, il nostro corpo trae giovamento, presentando, come riportato nella meta-analisi, una miglior qualità di salute fisica.