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I 7 passi del perdono, di Daniele Lumera – Perché perdonare?

Il perdono dovrebbe essere vissuto non come un atto di debolezza, ma come un modo per migliorare la qualità della nostra vita, liberandola dal rancore.

Di Annalisa Balestrieri

Pubblicato il 26 Feb. 2020

Perdonare è un passo spesso difficile da compiere, più grande è la percezione del torto che abbiamo subito, più forte sarà il risentimento, il rancore e la voglia di vendetta che proveremo.Ma se perdonare può essere difficile, la consapevolezza che il perdono è prima di tutto un regalo che facciamo a noi stessi ci può aiutare.

 

Cominciamo con il definire due concetti chiave: il perdono è il venir meno di un sentimento di risentimento verso una persona che riteniamo averci offeso, di conseguenza perdonare significa rinunciare a recriminare su un’offesa subita.

Per parlare del perdono e delle sue implicazioni ci rifacciamo ad un libro, I 7 passi del perdono, che ci illustra perché perdonare può avere su di noi molteplici effetti benefici.

La prima cosa di cui tenere presente è che perdonare è una libera scelta e, in quanto tale, è espressione di libertà. Della nostra libertà.

Perché il perdono ci fa paura

Il primo passo da compiere per poter perdonare è superare l’idea che nel perdono sia insito un segno di debolezza da parte di chi lo concede. Istintivamente tendiamo a rifiutare l’idea del perdono perché lo consideriamo come un’incapacità di reagire, un modo di accettare passivamente un sopruso. Al contrario, il perdono dovrebbe essere vissuto come un modo per migliorare la qualità della nostra vita liberandola da quel rancore che ci tiene legati a chi ci ha offeso imprigionandoci nella condizione di vittime. Situazione che ha effetti estremamente negativi, ci fa vivere con umori ed emozioni molto bassi che possono arrivare addirittura a indebolire il nostro sistema immunitario.

Perdono e salute

Secondo alcuni scienziati il ricordo ossessivo di quello che ci ha fatto male è causa di malattie cardiache e disturbi mentali. Odio e rabbia, come è noto, aumentano la pressione sanguigna e con essa i rischi di attacchi cardiaci.

Lo stress che deriva dalle emozioni negative agisce sul sistema immunitario, in particolare sulle citochine che sono sostanze simili alle proteine, prodotte in corso di stress o inibizioni. Il perdono riduce lo stress prodotto dal rancore e influenza il sistema immunitario mediante il rilascio di anticorpi.

Perdonare per sentirsi liberi

L’effetto più rilevante del perdono è che ci libera dalla dipendenza emozionale verso chi ci ha offeso.

Se pensiamo di essere noi i soli responsabili di ciò che sentiamo, allora smetteremo di concentrare la nostra attenzione sull’altra persona e in quell’istante le toglieremo il potere sulle nostre emozioni.

Scaricare la responsabilità della nostra vita sugli altri non ci dà la possibilità di vedere ciò che andrebbe migliorato in noi, se sono gli altri i responsabili di ciò che proviamo, che sentiamo e che facciamo, sarà difficile cambiare perché per farlo dovremmo cambiare gli altri.

Il conflitto fra due persone nasce quando si pretende che il proprio punto di vista sia l’unico corretto. Si può avere ragione senza la pretesa di avere ragione. Nella pretesa di avere ragione è contenuto il seme del conflitto, nel processo del perdono è necessario che l’individuo smetta di focalizzarsi sulla pretesa di avere ragione e sulla necessità di trovare un giusto e uno sbagliato.

Se ci hanno fatto un torto e ci arrabbiamo, ci stiamo danneggiando due volte, il perdono non va vissuto come una concessione che facciamo all’altro, ma come un’esigenza interiore di liberarsi dal peso di quell’odio e da quel risentimento.

Perdonare non significa non reagire o dimenticare, ma liberare il ricordo di quello che ci ha offeso dalla carica di rabbia e dolore che porta con sé. Con il perdono non vogliamo giustificare l’altro, ma cercare di comprendere le ragioni e le condizioni di disagio che l’hanno portato ad agire così.

Se il perdono è autentico, saremo determinati e le nostre azioni saranno guidate da chiarezza e comprensione, a muoverci non sarà il senso di ingiustizia, né tantomeno il desiderio di vendetta, perdoneremo e poi agiremo come riterremo opportuno. Perdonare, infatti, non significa necessariamente riconciliarsi, se questo avverrà sarà un semplice effetto collaterale di una nuova armonia interna che abbiamo raggiunto, in ogni caso la nostra serenità non dipenderà più da questo.

Il perdono produce una condizione di liberazione, leggerezza, gioia e felicità molto intense.

Il rancore

Quando percepiamo la sensazione di aver subito un’offesa o un’ingiustizia, crescono in noi emozioni di diversa intensità che possono protrarsi nel tempo fino a dar luogo a pensieri ossessivi.

Diamo una definizione degli stati d’animo che ostacolano il perdono:

  • Rabbia – è un istinto innato che porta a difendersi quando si è attaccati o ci si sente offesi. Si possono distinguere una rabbia primaria e una secondaria, utilizzata per rimuovere delle esperienze negative che sono sorte (es. in seguito ad uno spavento, mi arrabbio con chi mi ha fatto spaventare)
  • Odio – è un’emozione di estrema avversione che presenta impulsi aggressivi. Può essere legato a fatti razionali (es. verso qualcuno che ci ha offeso) o irrazionale (es. un pregiudizio)
  • Risentimento – è una rabbia sorda associata ad un senso di impotenza, meno duratura e profonda del rancore
  • Amarezza – senso di asprezza negativa associata al cinismo che deriva da una delusione o disillusione di un’aspettativa e crea sofferenza e dolore
  • Ostilità – un misto di rabbia, risentimento, disprezzo e disgusto di chi si aspetta un’aggressione o una frustrazione che arriverà dall’esterno (chi è già stato offeso e si aspetta di esserlo nuovamente)
  • Paura – può essere motivata (da un pericolo reale) e legata ad un istinto di sopravvivenza. Le paure innate derivano da forti stimoli fisici (es. un forte rumore), le paure apprese derivano da un’esperienza diretta. Esistono poi paure immotivate (es. che un elefante entri in casa)
  • Rancore – è la somma di più emozioni mescolate insieme: odio, paura, rabbia, colpa inespressa, umiliazione, vergogna. A differenza di rabbia e risentimento, è un’emozione che perdura nel tempo, “cova” nella mente della persona e si alimenta costantemente. L’origine di questa ruminazione può essere dovuta alla necessità che si avverte di riorganizzare il proprio vissuto per poterlo metabolizzare correttamente.

Conoscere, affrontare e fronteggiare queste emozioni è determinante nel processo verso un perdono autentico e la consapevolezza di essere artefici della propria vita. Nel perdono dobbiamo perdonare prima di tutto noi stessi per aver dimenticato il nostro potere, per averlo dato ad un’altra persona.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Lumera D. (2020), I 7 passi del perdono. La scienza della felicità, Cesena: Macro Edizioni
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