Data l’importanza del comprendere meglio il fenomeno del perdono anche per applicare interventi e tecniche terapeutiche efficaci, uno studio di Kaleta e Mróz (2021) ha tentato di approfondire il tema, confrontando direttamente uomini e donne nella loro disposizione a perdonare ed esaminando come le variabili emotive siano associate a diversi aspetti del perdono disposizionale.
La maggior parte dei ricercatori concorda sul fatto che il perdono è un costrutto complesso, che coinvolge aspetti cognitivi, affettivi, motivazionali, decisionali e interpersonali (Kaleta & Mróz, 2021).
Di solito viene definito come un processo di riduzione dei pensieri, dei sentimenti e dei comportamenti negativi nei confronti di un trasgressore (ad es, Rye & Pargament, 2002), che può essere accompagnato dall’evocazione di pensieri, sentimenti e azioni positive nei confronti di chi ha fatto il male (Sells & Hargrave, 1998).
I tratti di personalità associati al perdono
Il perdono può essere visto non solo come un singolo atto in seguito ad una particolare offesa, ma anche come una dimensione della personalità (Hill & Allemand, 2010). Quest’ultima (definita anche perdonabilità; Roberts, 1995) può essere definita come la tendenza a perdonare a prescindere dal tempo, dalle relazioni e dalle situazioni ed è principalmente correlata ad altri tratti della personalità, come la gradevolezza (Kamat et al., 2006), il nevroticismo (Allemand et al., 2008), la religiosità (Brown et al., 2004), l’empatia, la ruminazione (Chung, 2014), la gratitudine (Touissant & Friedman, 2009), la flessibilità cognitiva (Thompson et al., 2005) o il narcisismo (Fatfouta et al., 2015). Molte di queste caratteristiche di personalità sono solitamente specifiche del genere, il che suggerisce che anche il perdono disposizionale potrebbe differire a seconda del genere.
Differenze di genere nel perdono
Tuttavia, i risultati degli studi che confrontano il perdono disposizionale negli uomini e nelle donne sono ambigui. Infatti, alcuni autori ritengono che le donne siano generalmente più disposte a perdonare rispetto agli uomini, a causa dei loro tratti di personalità, come la gradevolezza e l’empatia, e della loro capacità di valorizzare le relazioni (Miller et al., 2008). In una revisione meta-analitica di 70 studi condotti su 15.731 individui, Miller et al. (2008) hanno riscontrato una differenza di genere nel perdono con dimensioni dell’effetto da piccole a moderate, mostrando una maggiore disponibilità a perdonare tra gli intervistati di sesso femminile. D’altra parte, Fehr e colleghi (2010), che hanno condotto una meta-analisi di 53 studi con un numero totale di 8.366 partecipanti, non hanno trovato alcuna relazione tra genere e perdono.
Data l’importanza del comprendere meglio il fenomeno del perdono anche per applicare interventi e tecniche terapeutiche efficaci, uno studio di Kaleta e Mróz (2021) ha tentato di colmare questa lacuna, confrontando direttamente uomini e donne nella loro disposizione a perdonare ed esaminando come le variabili emotive siano associate a diversi aspetti del perdono disposizionale.
La scala multidimensionale Heartland Forgiveness Scale (Thompson & Snyder, 2003) è stata utilizzata per valutare il perdono disposizionale ed è composta da due scale che consentono di misurare la capacità di perdonare in due domini distinti: positivo (pensieri, sentimenti e comportamenti benevoli) e negativo (riduzione di pensieri, sentimenti e comportamenti ostili), e da sei sottoscale che distinguono il perdono di sé, degli altri e delle situazioni.
Dai risultati si evince che le donne mostrano una minore propensione al perdono nel punteggio totale e nella sua dimensione negativa. In particolare, sembrano essere meno propense nel perdono verso se stesse e verso le situazioni che non sono sotto il loro controllo, ma non verso le altre persone. Inoltre, non sono state riscontrate differenze significative tra donne e uomini nelle sfaccettature positive del perdono.
La minore propensione delle donne al perdono, soprattutto verso se stesse e verso le situazioni che sfuggono al loro controllo, potrebbe essere interpretata come una funzione del diverso modo di concepire il sé. Una visione interdipendente del sé caratterizza le donne come focalizzate sul mantenimento del legame con le persone e meno separate dal contesto sociale (Markus & Kitayama, 1991). I loro fallimenti e le loro azioni sbagliate potrebbero essere visti come un disturbo dell’armonia con gli altri e una minaccia per il loro ritratto positivo di sé (Fincham et al., 2004). Di conseguenza, l’auto-costruzione interdipendente rende le donne inclini a provare vergogna (Markus & Kitayama, 1991), che è negativamente correlata al perdono, soprattutto di se stesse (Hall & Fincham, 2008).
La relazione tra perdono ed emozioni
Coerentemente con studi precedenti (ad es, Uysal & Satici, 2014), i risultati hanno dimostrato che l’ansia, il controllo della rabbia e la depressione erano correlati negativamente con la capacità di perdonare, mentre gli affetti positivi erano correlati positivamente al perdono, sia nelle donne che negli uomini. Il genere ha moderato in modo significativo alcune relazioni tra tratti affettivi e perdono, in particolare i legami che coinvolgono il controllo emotivo.
Sono state inoltre riscontrate delle relazioni negative tra ansia, controllo emotivo, compreso il controllo della rabbia e dell’ansia, e disponibilità a perdonare le situazioni, più forti per le donne che per gli uomini. Per gli individui interdipendenti, è importante controllare le esperienze intense di emozioni negative, soprattutto la rabbia, perché minacciano il proprio sé (Markus & Kitayama, 1991). Tuttavia, alla luce dei risultati, gli autori affermano che per le donne che hanno partecipato allo studio un forte controllo emotivo rende difficile il perdono.
A sua volta, il controllo dell’ansia era positivamente correlato al perdono negli uomini. Per i sé indipendenti è importante esprimere emozioni incentrate sul sé e sull’io, come la rabbia o la frustrazione. Il controllo dell’ansia negli uomini potrebbe favorire tale espressione e, di conseguenza, favorire il perdono.
Conclusioni
In conclusione, i risultati dello studio di Kaleta e Mróz (2021) suggeriscono che donne e uomini hanno bisogno di interventi diversi per facilitare il perdono, ipotesi basata anche su altri risultati in letteratura (ad es, Miller & Worthington, 2015). Le donne hanno bisogno di interventi più mirati all’auto-perdono, che liberino l’ansia e promuovano un’espressione più aperta delle emozioni negative nel modo in cui sono in grado di accettarle, ad esempio con una comunicazione costruttiva. Gli uomini necessitano maggiormente un lavoro sulla regolazione delle emozioni, in particolare sul controllo dell’ansia e della rabbia.