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Cambiamento climatico ed effetti psicologici: la resilienza negli individui e nelle comunità

Visto l'impatto del cambiamento climatico sul benessere psicologico è importante promuovere la resilienza a livello individuale e di comunità

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 01 Feb. 2024

La resilienza in risposta al cambiamento climatico

Il cambiamento climatico può impattare in modo significativo e cronico sulla salute mentale e sul benessere psicologico a livello individuale e a livello di comunità. Diviene pertanto importante occuparsi e prendersi cura degli aspetti psicologici con azioni e strategie volte a promuovere la resilienza nel contesto del cambiamento climatico

La resilienza può essere definita come la capacità di un individuo o di una comunità di funzionare/rispondere adattivamente di fronte a un’avversità (Hobfoll et al., 2015). Alcuni autori descrivono la resilienza come un insieme di abilità interconnesse che facilitano una risposta flessibile, dinamica e adattiva a situazioni di cambiamento (Faulkner et al., 2018); la maggior parte delle persone è in grado di adattarsi positivamente ai cambiamenti senza sviluppare sintomi psicopatologici (Bonanno, 2008; Hanbury & Indart, 2013). Alcuni individui possono persino andare incontro a quella che viene definita crescita post-traumatica, esperendo un senso di crescita personale e cambiamenti significativi nel sé, nelle proprie potenzialità e nelle relazioni con altri di carattere in qualche misura positivo seppure nella negatività e nel dolore della situazione (Lowe et al., 2013). Anche nel caso di eventi relativi al cambiamento climatico, è possibile promuovere e facilitare la resilienza a diversi livelli, dai comportamenti individuali, a programmi comunitari, sino ad azioni politico-organizzative per potenziare le infrastrutture fisiche e sociali a supporto delle comunità e degli individui.

Promuovere la resilienza a livello individuale in risposta al cambiamento climatico

La possibilità individuale di affrontare un trauma, prevenendo o superando sintomi psicopatologici, e l’esperienza della crescita post-traumatica sono correlati a un insieme complesso e dinamico di fattori, anche nel caso di eventi climatici estremi e dei cambiamenti ad essi correlati. 

L’APA indica diverse strategie per migliorare aspetti personali e sociali che possono a loro volta impattare sulla resilienza degli individui di fronte a situazioni altamente difficili ed estreme. In questo articolo ne descriviamo alcune. 

  • Intervenire preventivamente sugli individui affinché sviluppino una maggiore fiducia nella propria capacità individuale di resilienza. Le persone che hanno credenze positive e fiducia nella propria capacità di superare le fonti di stress, le situazioni difficili e persino potenzialmente traumatiche, reagiscono e si adattano meglio in tali situazioni rispetto a coloro che hanno credenze di scarsa autoefficacia in relazione a questa competenza. Una buona autoefficacia e credenze positive sulla propria capacità di resilienza sono state associate a minori sintomi di PTSD e depressione in campioni di popolazioni colpite da disastri naturali (Ogunbode et al., 2019). Alcuni studi evidenziano che prendere parte attivamente a iniziative per mitigare i rischi del cambiamento climatico può avere un effetto benefico sulla salute mentale individuale, plausibilmente operando sul senso di agency e autoefficacia (Doherty, 2018; Palinkas et al., 2020).
  • Promuovere l’ottimismo. L’ottimismo è un fattore che aiuta gli individui a utilizzare prospettive di lettura delle situazioni negative e difficili che siano comunque più costruttive rispetto a individui meno ottimisti, riuscendo a reagire e ad affrontare l’evento in modo più adattivo (Terpstra, 2011). La rivalutazione cognitiva di certe situazioni aiuta a superare e a evitare blocchi disfunzionali in circoli viziosi di stati mentali ed emozioni negative. Uno studio sulle madri con basso reddito sopravvissute all’uragano Katrina (Lowe et al., 2013) ha rilevato che l’ottimismo è stato un fattore significativo nel differenziare le donne in termini di adattamento e crescita post-traumatica. 
  • Sviluppare modalità di coping attivo e competenze di regolazione emotiva. Le modalità di coping attive implicano sia dimensioni cognitive sia comportamentali che tentano di trovare con perseveranza soluzioni costruttive e supporto (Iacoviello & Charney, 2014); gli individui resilienti sono inoltre coloro che hanno buone competenze di regolazione emotiva e strategie di coping attivo (National Scientific Council on the Developing Child, 2015)
  • Favorire la costruzione di fonti di supporto interpersonale. Il supporto sociale e la connessione a reti sociali significative rappresenta un fattore protettivo per l’adattamento a situazioni altamente stressanti e traumatiche. La letteratura sulla resilienza evidenzia in modo solido e coerente l’importanza di solide connessioni sociali per far fronte a situazioni complesse (Iacoviello & Charney, 2014; Kaniasty, 2020), che divengono fonte sia di supporto materiale che emotivo (Kaniasty, 2020). Elevati livelli di supporto sociale durante e a seguito di un disastro naturale sono correlati a minori livelli di distress psicologico (Mason et al., 2018; Greene et al., 2015). 

Costruire la resilienza a livello di comunità in risposta al cambiamento climatico

Costruire resilienza a fronte di eventi climatici estremi e di cambiamenti climatici graduali persistenti nel breve, medio e lungo termine è un aspetto da considerare anche a livello di comunità. Alcuni studi evidenziano che gli sforzi individuali di per sé sono fondamentali ma tuttavia insufficienti (Berry et al., 2018). Le capacità e possibilità individuali di mitigare i rischi e gli effetti del cambiamento climatico sono inevitabilmente modulati dalle policy e dalle decisioni governative che influenzano le comunità di individui. Una comunità solida rappresenta una fonte di stabilità e senso di sicurezza per i singoli individui, dal momento in cui l’adattamento è favorito dalla percezione di appartenenza a un gruppo/comunità che sia organizzato, prevedibile e benevolo (Hanbury & Indart, 2013; Kaniasty, 2012). Per costruire comunità resilienti l’APA suggerisce diversi aspetti da considerare e implementare: 

  • Migliorare e ampliare i piani di primo intervento psicologico e di supporto psicologico a medio e lungo termine per la cura della salute mentale come parte dei piani locali di intervento non solo a fronte di eventi climatici estremi, ma anche per dare risposta a difficoltà psicologiche legate ai cambiamenti climatici costanti e graduali che possono rappresentare fattori stressanti per gli individui e le comunità.
  • Aumentare la coesione sociale. Le comunità resilienti sono costituite da solide reti di individui e organizzazioni locali che sono motivate e in grado di collaborare con un senso di fiducia reciproca tra i membri e nella comunità stessa. La salute mentale individuale presenta outcome migliori in comunità resilienti e socialmente coese (Friedli, 2009). Uno studio effettuato su vittime di alluvioni in Germania ha dimostrato che un forte senso di appartenenza comunitaria era significativamente correlato a migliori esiti in termini di salute mentale (Masson et al., 2019). Va evidenziato che comunque il supporto sociale e il senso di appartenenza comunitaria non proteggono completamente dagli effetti negativi dell’ineguaglianza sociale e della marginalizzazione di alcune comunità a basso livello di reddito, impattate psicologicamente in maniera significativamente maggiore dal cambiamento climatico nelle sue manifestazioni estreme e graduali (Iacoviello & Charney, 2014).
  • Creare opportunità di azioni di reciproco aiuto e supporto concreto a livello comunitario. Alcune ricerche mettono in luce che il reciproco supporto e l’attivazione in gruppo e comunità per supportarsi in uno sforzo resiliente comune migliora le possibilità di adattamento in termini psicologici e la crescita post-traumatica a seguito di un disastro naturale (es. studi sull’uragano Harvey, Spialek et al., 2019). In tal senso gli individui, vedendosi impegnati attivamente insieme ad altri in sforzi ricostruttivi e resilienti comunitari, divengono più fiduciosi nelle possibilità e nell’efficacia della propria comunità in situazioni estremamente difficili (Kaniasty & Norris, 2009; Kaniasty, 2012); le azioni collettive e comuni promuovono quindi un maggior senso di fiducia negli altri e nella rete sociale.
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Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Mental health and our changing climate. Report American Psychological Association, 2021. 
  • Bonanno, G. A. (2008). Loss, trauma, and human resilience. Have we underestimated the human capacity to thrive after extremely aversive events? American Psychologist, 59(1), 20–28.
  • Doherty, T. J. (2018). Individual impacts and resilience. In S. Clayton & C. Manning (Eds.), Psychology and Climate Change (pp. 245-266). Academic Press
  • Faulkner, L., Brown, K., & Quinn, T. (2018). Analyzing community resilience as an emergent property of dynamic social-ecological systems. Ecology and Society, 23(1). 
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  • Iacoviello, B. M., & Charney, D. S. (2014). Psychosocial facets of resilience: Implications for preventing post trauma psychopathology, treating trauma survivors, and enhancing community resilience. European Journal of Psychotraumatology, 5, 1–10. 
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  • Kaniasty, K., & Norris, F. H. (2009). Distinctions that matter: Received social support, perceived social support and social embeddedness after disasters. In Y. Neria, S. Galea, & F. Norris (Eds.), Mental health consequences of disasters. New York, NY: Cambridge University Press.
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  • National Scientific Council on the Developing Child. (2015). Supportive relationships and active skill building strengthen the foundations of resilience. Working paper 13. www.developingchild.harvard.edu/
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