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La preoccupazione per il futuro del pianeta, eco-ansia e psicoterapia 

La preoccupazione per il cambiamento climatico e il futuro del pianeta iniziano a far parte anche dei contenuti dei colloqui di psicoterapia

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 10 Gen. 2024

Aggiornato il 12 Gen. 2024 12:42

Il climate change nelle sedute di psicoterapia

La preoccupazione per il futuro del pianeta, le narrative e le emozioni riguardo alle crisi ambientali e al cambiamento climatico iniziano a far parte anche dei dialoghi e dei contenuti dei colloqui di psicoterapia. 

Le persone possono sentire l’esigenza di condivisione di quanto strano, incerto, disorientante e spaventoso possa configurarsi il cambiamento climatico e tutte le sfide che si porta con sé. Come sarà il futuro? Che cosa ci troveremo ad affrontare? Ci sentiamo impotenti, senza speranza, arrabbiati e persino colpevoli. 

Il cambiamento climatico si riferisce a cambiamenti a lungo termine nei pattern di temperatura, clima e meteo. Dal 1800 le attività umane sono state particolarmente di impatto sul cambiamento climatico (What Is Climate Change? | United Nations

Gli impatti negativi del cambiamento climatico sulla salute e sul benessere degli individui, delle comunità e dei paesi sono sempre più gravi e frequenti. Siamo di fronte a una condizione psicologica di incertezza sistemica, in cui il disagio e le emozioni negative nascono dalla consapevolezza che le nostre vite sono inevitabilmente inglobate in sistemi in fase peggiorativa dal punto di vista ecologico-ambientale-climatico. Le scienze psicologiche sia a livello di ricerca che a livello applicativo possono giocare un ruolo chiave per mitigare e promuovere l’adattamento delle persone al cambiamento climatico (APA’s Response to the Global Climate Change Crisis).  

La psicologia del cambiamento climatico: gli albori 

Agli albori, circa 30 anni fa, la psicologia ambientale si occupava di studiare la relazione tra uomo e natura, con particolare attenzione agli effetti benefici del contatto con ambienti naturali per la salute mentale. Nel 2011 compare uno dei paper fondanti l’ambito di interesse della psicologia del cambiamento climatico, intitolato “The Psychological Impacts of Global Climate Change” pubblicato da Susan Clayton e Thomas Doherty. 

L’articolo (Clayton e Doherty, 2011) mette in evidenza che il cambiamento climatico può avere effetti negativi rilevanti sulla salute mentale e sul benessere dell’individuo e delle comunità. In particolare, identificano 3 grandi tipologie di possibili impatti del cambiamento climatico sulla salute mentale: 

  1. Impatti diretti legati all’insorgenza di condizioni traumatiche acute e croniche legate a eventi ed esperienze di disastri naturali e cambiamenti climatici estremi; 
  2. Lo sviluppo di fenomeni ansiosi e di preoccupazione riguardo all’incertezza del futuro e alla percezione di rischi futuri riguardo cambiamenti ambientali-climatici; 
  3. Effetti psicosociali impattanti le comunità che possono accompagnarsi ai cambiamenti climatici estremi, come ad esempio, gli effetti del caldo, della siccità, migrazioni e conflitti legati ai cambiamenti climatici)

Secondo gli autori quindi alla luce dei tre punti precedenti la crisi climatica si configurano “fenomeni sociali e psicologici tanto quanto sono fenomeni geofisici”.

Che cos’è l’eco-ansia 

Dall’articolo del 2011 ad oggi alcune previsioni si sono avverate. Le ricerche evidenziano disturbi acuti da stress e PTSD in aumento in corrispondenza di disastri naturali estremi, e nel 2017 l’American Psychological Association arriva a definire un nuovo termine: l’eco-ansia (in inglese, eco-anxiety). 

Secondo l’APA per eco-ansia si intende “una paura cronica per il destino dell’ambiente e del pianeta”. Si tratta di forme di disagio e inquietudine, che si esprimono in modo variabile a livello clinico e subclinico, in considerazione dell’impatto del cambiamento climatico sul nostro pianeta. 

Secondo una survey del 2022 svolta dall’Università di Yale e dalla George Manson University, una porzione rilevante di americani riferisce di avere preoccupazione riguardo agli effetti del cambiamento climatico; tra questi, una percentuale minore, ma comunque significativa, riporta sintomi ansioso-depressivi e maggiori livelli di distress, e più di un quarto tenta di sopprimere attivamente questi argomenti a livello cognitivo evitando di pensarci (Climate Change in the American Mind: Beliefs & Attitudes, December 2022; Climate Change in the American Mind: Beliefs & Attitudes, December 2022 – Yale Program on Climate Change Communication (pantheon.io)

Anche un sondaggio dell’American Psychiatric Association (APA) evidenzia che il 58% degli adulti intervistati ritiene che il cambiamento climatico possa impattare la salute degli americani, il 48% ritiene che abbia effetti negativi anche sulla salute mentale, e per il 51% si descrive ansioso riguardo all’impatto del cambiamento climatico sulle generazioni future. (Psychiatry.org – Americans Report Mental Health Effects of Climate Change, Worry About Future). 

Climate change e supporto psicologico 

La Climate Psychology Alliance North America è un’associazione che include più di 100 terapeuti americani che si interessano di queste tematiche, è un gruppo di interesse che lavora in concerto supportandosi per approfondire e migliorare le pratiche relative a questo complesso tema. Rebecca Weston, co-presidente dell’associazione evidenzia le peculiarità nell’affrontare nel colloquio clinico l’ansia legata alle tematiche ambientali e climatiche: le persone riportano spesso preoccupazioni legate al cambiamento climatico che risultano razionali, fondate, ma si sentono incomprese, isolate e frustrate poiché il contesto sociale attorno a loro tende a minimizzare o a ignorare. Anzitutto, quindi appare centrale la validazione dei vissuti emotivi relativi al cambiamento climatico, pur senza andare a confermare particolari scenari futuri né amplificando le paure. Validare significa anche riconoscere che i sentimenti di disagio, paura e colpa sono risposte emotive comprensibili di fronte a un mondo che può essere climaticamente incerto e pericoloso. Si tratta di risposte emotive differenti rispetto alla negazione, al diniego e all’evitamento del problema. D’altro canto, altri terapeuti evidenziano la rilevanza di interventi di identificazione, riconoscimento e regolazione delle emozioni relative a certe tematiche, interventi di tolleranza dell’angoscia e del disagio e di potenziamento del senso di agency, riducendo il senso di impotenza in certe situazioni. In altre parole, si lavora per identificare strategie di coping più o meno disfunzionali, tentando di implementare le risorse adattive della persona. Appare fondamentale anche la promozione di opportunità di connessione sociale con reti di supporto e comunità di individui che possano condividere la medesima attenzione alla tematica, per agire in sintonia come parte di gruppi e comunità verso obiettivi comuni. In questo modo si riduce il senso di isolamento e di impotenza individuale e si favoriscono esperienze collettive verso un fine comune. 

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Linda Confalonieri
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Redattrice di State of Mind

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