Le persone LGBT fanno parte di minoranze sessuali e sono quindi soggette al minority stress mediante eventi di vita esterni come la discriminazione, eccessiva vigilanza nell’anticipare i fattori esterni e internalizzazione delle credenze negative esterne.
La terminologia utilizzata nel mondo della sessualità è in costante evoluzione, e la gamma di vocaboli che definiscono le sfumature della sfera sessuale è molto ampia. L’acronimo LGBT, “Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender”, racchiude in parte la denominazione relativa all’orientamento sessuale, “Lesbian, Gay, Bisexual”, e in parte quella relativa all’identità di genere nel caso dei “Transgender”. Per fare chiarezza sul lessico, transgender è una persona la cui identità di genere non coincide con il genere assegnato alla nascita, mentre una persona la cui identità di genere coincide con il genere assegnato è chiamato cisgender.
Le persone LGB e transgender condividono esperienze di vita caratterizzate da stigma e discriminazione, ma le comunità che le compongono sono a loro volta contraddistinte da molte diversità. Con il termine “Donna appartenente a Minoranza Sessuale” (DMS) indichiamo tutte quelle donne definite come non-eterosessuali. Esistono tre dimensioni di orientamento sessuale: identità sessuale (ad esempio gay), attrazione sessuale, comportamento sessuale. Le DMS sono considerate non-eterosessuali in almeno una di queste tre dimensioni, come ad esempio chi si identifica come eterosessuale, ma ha avuto partner sessuali donne. Le donne transgender sono persone alle quali è stato assegnato un sesso maschile alla nascita, ma si identificano come femmine. Secondo l’opinione comune, spesso queste ultime sono considerate eterosessuali, ma al contrariopossono identificarsi come lesbiche, bisessuali o queer, o sono sessualmente attratte o attive con altre donne.
Minority Stress è un termine che indica:
uno stato che interviene tra i fattori di stress sequenziali antecedenti a uno stato minoritario culturalmente sanzionato, il conseguente pregiudizio e discriminazione, l’impatto di queste forze sulla struttura cognitiva dell’individuo con il conseguente riadattamento o fallimento adattativo. (Brooks, 1981)
Meyer spiegò questo concetto sostenendo in altre parole che le minoranze sessuali sono soggette al minority stress in tre modi: il primo è mediante eventi di vita esterni come la discriminazione, mentre gli altri due sono stressors prossimali, che consistono nell’eccessiva vigilanza nell’anticipare i fattori esterni e nell’internalizzazione delle credenze negative esterne. Questi elementi rappresentano fattori di rischio che aumentano la probabilità dell’insorgenza di disturbi psicopatologici.
In seguito, sono illustrate le principali evidenze sulle psicopatologie che possono essere correlate al minority stress che affliggono le minoranze sessuali e le comunità LGBT. Le psicopatologie saranno poste a confronto esaminandone differenze di prevalenza tra minoranze sessuali, comunità LGBT, cisgender ed eterosessuali.
Immagine corporea e disturbi dell’alimentazione
- Un sondaggio condotto su 289.024 studenti universitari statunitensi ha rivelato che su un totale di 3,27% di DMS, il 5.11% di esse avesse assunto pillole dimagranti, numero significativamente inferiore rispetto al 4.29% di universitarie eterosessuali che avevano assunto pillole dimigranti, su un totale di 61.06% donne eterosessuali (Diemer et al., 2014).
- Secondo le evidenze raccolte da Gay and Lesbian Medical Association and LGBT health experts, le donne lesbiche tenderebbero ad essere maggiormente in sovrappeso o obese rispetto alle donne eterosessuali (GLMA, 2001).
- Tra gli studi svolti sulle donne appartenenti alle comunità transgender, quello condotto da Vocks su 356 partecipanti provenienti da cliniche in Austria, Germania e Svizzera, ha rivelato che durante la transizione fisica queste erano meno soddisfatte del proprio peso e immagine corporea rispetto alle donne cisgender (Vocks et al., 2009).
Disturbi dell’umore e disturbi d’ansia
- Da un’indagine sulla popolazione statunitense svolta da Bostwick e colleghi, è emerso che donne bisessuali avessero un rischio maggiore di sviluppare disturbi d’ansia o dell’umore rispetto a donne lesbiche ed eterosessuali; allo stesso tempo, dallo stesso studio emerge che donne con comportamento omosessuale fossero a minor rischio di sviluppare disturbi dell’umore e d’ansia rispetto alle eterosessuali (Bostwick et al., 2010).
- Numerosi studi mostrano come la popolazione transgender presenterebbe un alto tasso di depressione (Clements-Nolle et al. 2006; Nuttbrock et al. 2010), ad esempio in uno studio svolto su 191 donne transgender in Ontario, la prevalenza di questo disturbo era stimato al 61% (Khobzi Rotondi, 2011).
Suicidio
- Nella review e meta-analisi di Hottes e colleghi, si descrive come gli studi presi in analisi abbiano consistentemente mostrato tassi più elevati di suicidalità e di tentativi suicidari nelle DMS rispetto alle donne eterosessuali (Hottes et al., 2016).
- Dati provenienti dalle California Quality of Life Surveys mostrano come il rischio di ideazione suicidaria fosse tre volte maggiore nelle donne bisessuali rispetto alle donne eterosessuali e due volte maggiore nelle donne omosessuali rispetto alle donne eterosessuali (Blosnich et al., 2016).
- Con la National Transgender Discrimination Survey statunitense, si è scoperto che su 6.450 transgender intervistati,il 41% aveva tentato il suicidio (Grant et al., 2011).
Abuso di sostanze
- Numerosi studi basati sulla popolazione statunitense mostrano come le partecipanti DMS presentassero un rischio maggiore di sviluppare un disturbo da uso di alcol rispetto alle donne eterosessuali (Drabble et al., 2005; McCabe et al., 2013); inoltre, secondo le ricerche svolte da McCabe e colleghi sul popolo USA nel 2013, le DMS partecipanti erano più inclini a sviluppare un disturbo da uso di sostanze (McCabe et al., 2013; McCabe et al., 2013).
- Secondo i dati provenienti da campioni di comunità transgender statunitensi raccolti nell’ultimo decennio, le persone transgender presentavano livelli di abuso di alcol e sostanze maggiore rispetto alla controparte cisgender (Grant et al., 2011; Benotsch et al., 2013; Keuroghlian et al., 2015).
Considerazioni sui trattamenti
Le minoranze sessuali e le persone transgender affrontano diversi ostacoli nell’accesso a cure di qualità nell’ambito della salute mentale. Anche se disponibili a cercare aiuto, queste persone spesso scoprono che il personale sanitario non è ben istruito sui loro bisogni; inoltre sono molto diffidenti rispetto al trattamento della salute mentale a causa della lunga storia di patologizzazione e stigmatizzazione dell’omosessualità e dell’identità transgender.
Ci sono molti modi con cui gli esperti di salute mentale possono migliorare la qualità delle cure per le minoranze sessuali e per le donne transgender. Dal momento in cui un cliente entra in un servizio di salute mentale, cordialità, consapevolezza LGBT del personale e disponibilità di servizi igienici neutri rispetto al genere, segnalano la presenza di un ambiente accogliente in relazione a tale aspetto. Inoltre, sarebbe auspicabile nei clinici una maggiore formazione specialistica relativamente a tale tematica affinché gli operatori stessi possano essere parte attiva per favorire il decremento dello stigma, del pregiudizio e del minority stress.