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L’importanza delle emozioni positive. Il contributo di Barbara Fredrickson

Barbara Fredrickson per prima ha studiato le emozioni positive individuandone quattro tipologie: gioia, contentezza, interesse e amore.

Di Santina Micieli

Pubblicato il 10 Apr. 2019

Secondo la teoria dell’ampliamento e della costruzione delle emozioni positive elaborata da Barbara Fredrickson (1998), le emozioni positive, alla pari di quelle negative, svolgono una funzione adattativa in quanto motivano l’uomo a svolgere delle attività che sono evolutivamente adattative.

 

Barbara Fredrickson (1998) fu la prima a studiare e ad enfatizzare l’importanza delle emozioni positive, individuandone quattro tipologie, che sono: gioia, contentezza, interesse e amore. Le emozioni che sono state annoverate sono universali, quindi individuabili tra le diverse culture, nonostante su questo ultimo punto ci siano scarse prove empiriche (Fredrickson, 1998).

Anche le emozioni positive, come quelle negative, possono variare in termini di intensità ed una volta vissute dal soggetto producono delle variazioni nel pensiero e nel comportamento (Fredrickson, 1998). A ciascun tipo di emozione corrispondono:

  • delle circostanze in cui può nascere
  • specifici cambiamenti nel comportamento e nel pensiero
  • le conseguenze o gli esiti associati a questi cambiamenti

Le funzioni delle emozioni positive

Secondo la teoria dell’ampliamento e della costruzione delle emozioni positive, elaborata da Barbara Fredrickson (1998), le emozioni positive, alla pari di quelle negative, svolgono una funzione adattativa in quanto motivano l’uomo a svolgere delle attività che sono evolutivamente adattative (Keyes & Lopez, 2002). Esse, infatti, possono ampliare e migliorare le abilità sociali, cognitive e comportamentali (Ruini, 2017). Le abilità che l’individuo acquisisce sono durature rispetto agli stati emotivi transitori che hanno portato alla loro acquisizione; per cui il risultato di provare un’ emozione positiva, corrisponde ad un incremento delle risorse personali durature che possono essere utilizzate in seguito in altri contesti e in altri stati emotivi (Fredrickson, 1998).

Un’altra importante funzione delle emozioni positive è quella di ampliare il repertorio momentaneo di azione-pensiero della persona mentre sta vivendo l’ emozione e, a sua volta, costruiscono le risorse personali durature dell’individuo; per cui, la gioia e l’interesse innescano nell’immediato l’urgenza di giocare ed esplorare; la contentezza innesca l’urgenza di assaporare ed amare (Ruini, 2017). Invece, per quanto riguarda le abilità che vengono apprese e che sono più stabili nel tempo, le emozioni positive hanno effetti benefici sulla memoria, sulla creatività, sulle abilità di problem solving, sull’apprendimento (se quest’ultimo è associato da motivazioni intrinseche e ricompense estrinseche piacevoli) e sulle relazioni sociali, quelle tra caregiver e figlio proprio perchè all’inizio gli scambi reciproci di sorrisi motivano il caregiver ad accudire il bambino e soprattutto quelle relative i rapporti di amicizia, in quanto una persona che ha vissuto emozioni piacevoli nelle interazioni sociali è maggiormente predisposta a fornire aiuto (Fredrickson, 1998). L’aiuto che viene fornito alla persona che ne aveva bisogno produce gratitudine e quindi permette di far instaurare delle relazioni di amicizia che potranno servire da supporto in caso di bisogno (Fredrickson, 1998). Chi vive emozioni positive è motivato a mettere in atto o a mantenere determinate azioni o comportamenti, a differenza di chi non le vive in quanto è privo di motivazione per interagire con l’ambiente (Keyes & Lopez, 2002).

Secondo Barbara Fredrickson, un’altra importante funzione delle emozioni positive è quella di “antidoto” in risposta alle emozioni negative (Keyes & Lopez, 2002), infatti possono correggere o annullare gli effetti negativi delle emozioni negative (Fredrickson, 1998). La presenza di emozioni negative produce una riduzione dell’attenzione, in quanto l’attenzione viene rivolta allo stimolo che provoca ansia o paura, invece la presenza di emozioni positive produce un aumento dell’attenzione in generale (Fredrickson, 1998).

La quarta funzione delle emozioni positive è quella di migliorare la salute fisica e mentale e di motivare gli individui lavorare per il loro benessere (Fredrickson, 1998).

Infine, un’altra importante funzione delle emozioni positive è quella di migliorare la resilienza, ovvero la capacità degli individui di rispondere flessibilmente ai cambiamenti dell’ambiente e all’abilità di allontanare gli stati emotivi negativi (Fredrickson, 1998).

In generale, secondo Barbara Fredrickson, per comprendere la funzione adattativa delle emozioni è stato proposto un modello di ipotesi chiamato approccio-ritiro, il quale ritiene che le emozioni sono associate al comportamento dell’individuo nel suo ambiente (Demaree et al.,2005). Secondo questa ipotesi, emozioni quali: felicità, rabbia e sorpresa, sono considerate delle emozioni di approccio, in quanto indicano un’attivazione dell’individuo verso gli stimoli ambientali; invece, la tristezza, la paura e il disgusto sono associati a comportamenti di ritiro, in quanto tendono ad allontanare l’individuo dall’ambiente (Demaree et al.,2005).

Seligman e la ricerca di felicità

Le ricerche in ambito psicologico si sono concentrate sull’alterazione del processamento delle emozioni negative (Ryff & Singer, 1996), tuttavia Barbara Fredrickson (1998) è stata una delle prime che ha studiato ed analizzato la letteratura in quest’ambito.

Un concetto che potrebbe essere legato alle emozioni positive sono le esperienze di piacere, le quali a livello neurobiologico sono associate al rilascio di dopamina ed anche ad un miglioramento del benessere edonico (Ruini, 2017). A tal proposito, nella teoria della psicologia positiva, Seligman (2002) ritiene che la ricerca della felicità può essere di tre forme: la vita piacevole (per il piacere edonistico), la vita impegnata (per il piacere di partecipare a attività mirate e coinvolgenti) e il significato di vita (riguarda il senso di scopo e il significato). Secondo Seligman (2002) “la vita piacevole” è quello che si avvicina di più allo stato maniacale.

Eccesso di emozioni positive nella psicopatologia

Un altro argomento che ha suscitato interesse da parte degli studiosi è stato il rapporto tra il processamento alterato delle emozioni positive e i disturbi mentali (Ruini, 2017). Sono state individuate delle differenze nella regolazione delle emozioni positive nei soggetti con disturbo depressivo maggiore e con disturbo bipolare (Ruini, 2017).

Nei soggetti con disturbo depressivo maggiore si osserva un’incapacità di mantenere o di sovraregolare le emozioni positive (Ruini, 2017), invece nei soggetti con disturbo bipolare, si assiste ad un fenomeno inverso, infatti, tendono a sovraregolarle in modo eccessivo, quindi ad amplificarle, producendo dei problemi clinicamente significativi (Ruini, 2017). Nei soggetti con disturbo bipolare, l’incapacità di gestire le emozioni produce una conseguente incapacità di diminuirne l’intensità delle stesse (Gruber, 2011b).

Facendo riferimento a quest’ultimo aspetto, secondo Gruber (2011b), i problemi relativi alla persistenza delle emozioni positive sono dovuti alla presenza di una caratteristica che è simile ad un tratto presente anche nei pazienti maniaci in remissione; questa caratteristica viene definita Persistenza Emotiva Positiva (PEP). L’eccessiva presenza di emozioni positive, come nel caso della mania, produce un aumento eccessivo ed alterato dell’attenzione focalizzata, quindi un aumento della distraibilità (Fredrickson, 1998). Il disturbo bipolare è associato a maggiori risposte emotive positive, attivate a loro volta in risposta a degli eventi che avvengono nei contesti in cui l’individuo si trova ad interagire, questa condizione implica delle conseguenze che potrebbero essere negative (Ruini, 2017). Le emozioni legate alla persistenza emotiva positiva riguardano quelle inerenti alla ricompensa e il rendimento (Gruber, 2011b). Una caratteristica intrinseca alla persistenza emotiva è l’inflessibilità psicologica, ovvero, l’incapacità di esprimere le proprie emozioni (sia positive che negative) in contesti appropriati; quest’incapacità implica l’espressione delle stesse o l’esacerbazione (nel caso delle emozioni positive) in contesti neutri o inappropriati (Gruber, 2011b).

Quindi, se da un lato le emozioni positive forniscono dei benefici a livello del benessere e della salute (Ruini, 2017) e sono anche importanti per la sopravvivenza dell’individuo (Fredrickson, 1998), dall’altro, l’incompetenza nella loro gestione porterebbe a degli effetti indesiderati, tra cui il peggioramento del disturbo (Gruber, 2011a).

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Fredrickson, B.L. (1998). What good are positive emotions? Review of General Psychology 2 (3), 300-319.
  • Gruber, J. (2011a). A Review and Synthesis of Positive Emotion and Reward Disturbance in Bipolar Disorder. Clinical Psychology and Psychotherapy, 18, 356-365.
  • Gruber, J. (2011b). Can Feeling Too Good Be Bad? Positive Emotion Persistence (PEP) in Bipolar Disorder. Current Directions in Psychological Science 20(4), 217-221. DOWNLOAD
  • Keyes, L.M., Lopez, S.J. (2002). Toward a science of mental health. In S. J. Lopez, & C. R. Snyder, Handbook of positive psychology (p. 49). Oxford: University Press.
  • Ryff, C.D., Singer, B. (1996). Psychological well-being: meaning, measurement and implication for psychotherapy research. Psychotherapy and Psychosomatics, 65, 14-23.
  • Ruini, C. (2017). Positive Psychology in the Clinical Domains, Research and Practice. Bologna: Springer International Publishing.
  • Seligman, M. (2002). Authentic happiness: Using the new positive psychology to realise your potential for lasting fulfilment. London: Nicholas Brealey Publishing.
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