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Cool Kids: il programma che insegna ai bambini come gestire l’ansia

Il programma Cool Kids è uno dei principali protocolli di trattamento dei disturbi d’ansia nell’età evolutiva secondo l'approccio cognitivo-comportamentale.

Di Valentina Spagni

Pubblicato il 24 Dic. 2018

Aggiornato il 30 Set. 2019 15:19

Il programma Cool Kids è adatto per bambini dai 7 ai 16 anni ed ha tra i suoi punti di forza il coinvolgimento «obbligatorio» dei genitori e la traduzione dei concetti di psicoterapia cognitivo-comportamentale per il trattamento dell’ ansia in formati adatti ai giovanissimi.

Valentina Spagni – OPEN SCHOOL Studi Cognitivi, Bolzano

A volte i nostri pensieri sono una specie di mistero. Ci possono far sentire male senza una buona ragione. Se vogliamo risolvere il mistero dei nostri pensieri, dobbiamo agire come un investigatore e trovare le prove dei nostri pensieri. In questo modo possiamo decidere se un pensiero è realistico oppure no. Se non è realistico, possiamo trovare un pensiero più tranquillo per sostituirlo.

Questo è uno dei tanti suggerimenti che possiamo trovare nel Manuale del Bambino del programma Cool Kids, un protocollo di trattamento cognitivo-comportamentale strutturato, basato sull’acquisizione di competenze, che insegna ai bambini e ai loro genitori come gestire meglio l’ ansia.

Sarà per il nome, un po’ attrattivo e un po’ enigmatico; sarà per l’approccio semplice e diretto, che suscita curiosità; sarà per la sua provenienza dalla lontana e un po’ misteriosa Australia, fatto sta che il Manuale si fa leggere tutto d’un fiato anche da un adulto e una volta sfogliato per intero induce a consultare anche gli altri due manuali contemplati dal programma, il Manuale del Genitore e quello del Terapeuta. Cool Kids è infatti un programma triangolare, in cui ogni vertice dà e riceve un contributo proprio e irrinunciabile al conseguimento dell’obiettivo: trattare l’ ansia dell’età evolutiva, insegnando al bambino a riconoscerla e a domarla, senza spaventarlo o creargli inibizioni, con il fondamentale supporto della famiglia, che pure deve «convertirsi» ad un atteggiamento costruttivo nei confronti del problema. È un programma di importanza cruciale per prevenire e trattare un disagio di crescente impatto sulla qualità della vita dell’individuo e della comunità.

I disturbi d’ansia nell’età evolutiva

I disturbi d’ ansia sono tra i disturbi psicologici infantili più diffusi (McLoone, Hudson & Rapee, 2006). L’ ansia infatti è uno stato emotivo che non è presente soltanto nell’adulto ma interessa largamente anche i bambini e gli adolescenti. I bambini riferiscono di provare forme d’ ansia caratterizzate da vera e propria angoscia, forte preoccupazione e apprensione, che possono svilupparsi anche in situazioni obiettivamente non pericolose. L’ ansia e la paura sono esperienze riscontrabili in varie culture, fanno parte del normale sviluppo e generalmente sono transitorie; tuttavia, alcuni bambini provano un livello di ansia che è sproporzionato sia rispetto allo stimolo sia rispetto al livello di sviluppo. Distinguere ansia, paura e fobia è utile per differenziare un comportamento adattivo da uno più disfunzionale. Se infatti, l’oggetto della reazione emotiva è reale si parla di «paura»; se non lo è si parla di «ansia» o di «fobia».

La sintomatologia dei disturbi d’ ansia risulta stabile nel tempo anche se le manifestazioni si modificano a seconda della fase di sviluppo. Ad esempio, se si considera l’età tra i 6 e i 9 anni, l’ ansia e le paure sono più correlate alla separazione delle figure genitoriali; tra i 10 e i 13 anni la paura per la morte e per i pericoli è maggiore, mentre in adolescenza appare predominate l’ ansia sociale e quella di performance (Weems & Costa, 2005).

Da alcuni studi emerge come i disturbi d’ ansia possano rappresentare la patologia psichiatrica più comune in età evolutiva (MeriKangas et al., 2010; Kessler et al. 2012). MeriKangas et al. (2010) stimano che addirittura un terzo degli adolescenti a 18 anni possa ricevere una diagnosi per un disturbo d’ ansia. Kessler et al. (2012) individuano un tasso di prevalenza dei disturbi d’ ansia nell’infanzia e nell’adolescenza che risulta variabile tra il 12% e il 20-25%. Come si nota, si tratta di incidenze comunque elevate.

Tanto più che, oltre a causare angoscia acuta al bambino, ai genitori e al personale scolastico, i disturbi d’ ansia interferiscono significativamente sullo sviluppo educativo e sociale del bambino e persistono cronicamente nell’età adulta (McLoone, Hudson, and Rapee, 2006).

Di qui l’importanza di protocolli di trattamento precoci ed efficaci.

Il trattamento dei disturbi d’ ansia con il programma Cool Kids

Come accennato, il programma Cool Kids è uno dei principali protocolli di trattamento dei disturbi d’ ansia nell’età evolutiva. Il programma è una versione revisionata dell’originale modello cognitivo-comportamentale Coping Cat di Philip C. Kendall (1994) e Coping Koala di Paula Barret, Mark Dadds e Ronald Rapee (1996). Si tratta di un trattamento nato in ambito clinico per essere somministrato a bambini specificamente selezionati per sintomi d’ ansia o a rischio di svilupparli, che si basa su ricerche effettuate da istituzioni australiane (la Macquarie University di Sydney, il Royal North Shore Hospital di Sydney e l’università del Queensland) nel corso di un decennio. I principi fondamentali sono descritti in Treating Anxious Children and Adolescents: An Evidence-Based Approach (Rapee, Wignall, Hudson, & Schniering, 2000).

Il punto di partenza del programma è lo screening: con un’intervista clinica e una serie di questionari per bambini e genitori si determina quali bambini possano trarre maggior beneficio dal trattamento. Il programma, che può essere svolto a livello individuale o in gruppo, si articola poi in 10 sessioni, ciascuna dedicata ad un aspetto della psicoterapia dell’ ansia, secondo lo schema seguente:

  • Sessione 1: si spiega ai bambini e ai genitori la natura dell’ ansia e il collegamento fra pensieri ed emozioni; si fissano gli obiettivi specifici per il bambino e si stipula il «contratto» simbolico con la famiglia;
  • Sessione 2: si introduce il «pensiero da investigatore» (essere come un detective che cerca le prove dei pensieri negativi), uno dei cardini del programma, ossia il processo della ristrutturazione cognitiva, presentato in forma di metafora, sia ai figli che ai genitori;
  • Sessione 3: i bambini imparano l’importanza del rinforzo positivo (trovare autogratificazioni per l’impegno nell’affrontare l’ ansia, invece di rivolgersi all’esterno), mentre i genitori lavorano sulle strategie educative utilizzate per gestire l’ ansia del proprio figlio (non dare troppe rassicurazioni che rischiano di confermare la presenza di un pericolo);
  • Sessione 4: con l’esposizione graduale alle situazioni temute, i bambini affrontano le proprie paure e i genitori imparano a sostenerli, anche elaborando la propria paura di esporre i figli a situazioni ansiogene; in questo esercizio si utilizzano visivamente le «scalette» dell’ ansia, grazie alle quali il bambino impara a confrontarsi gradualmente con i propri timori, partendo dal meno intenso;
  • Sessioni 5 e 6: si consolida il lavoro con l’esposizione e si discutono le relative difficoltà;
  • Sessione 7: si discute sullo sviluppo delle abilità sociali e sui comportamenti assertivi;
  • Sessioni 8, 9 e 10: mantenimento dei progressi e consolidamento di quanto appreso.

Il programma Cool Kids è adatto per bambini dai 7 ai 16 anni. Vari sono i suoi punti di forza: il primo è il coinvolgimento «obbligatorio» dei genitori, in quanto studi appositi (Dadds et al., 1992) hanno verificato che detto coinvolgimento accresce l’efficacia dei trattamenti cognitivo-comportamentali praticati ai bambini. Altro elemento distintivo è la traduzione dei concetti di psicoterapia dell’adulto in formati adatti ai giovanissimi. I concetti della ristrutturazione cognitiva per combattere i pensieri ansiosi, dell’esposizione alle situazioni temute, della gestione delle prepotenze subite, dell’assertività, sono insegnati sia ai bambini che agli adulti, in modo che tutta la famiglia possa cooperare agli stessi obiettivi con i medesimi strumenti.

A fine trattamento i bambini dovrebbero essere in grado di gestire meglio la loro ansia e affrontare situazioni in precedenza temute con poco o nessun evitamento, indipendentemente dai genitori o dal terapeuta.

I risultati sono decisamente confortanti. Le evidenze statistiche indicano che più dell’80% dei bambini trattati con il programma Cool Kids non rientrano più nei criteri diagnostici dei disturbi d’ ansia o denotano sensibili miglioramenti. Si è verificato che i risultati si mantengono fino ai sei anni successivi al trattamento e si dimostrano costanti anche per bambini con alti livelli di comorbilità oppure provenienti da situazioni di svantaggio socio-culturale. (Lyneham, Abbot, Wignall & Rapee, 2014).

Il lavoro che voi e il vostro bambino avete completato nel corso degli ultimi mesi ha portato, ci auguriamo, ad alcuni grandi cambiamenti nella vita di vostro figlio. Qualsiasi risultato abbiate raggiunto, l’impegno che avete messo merita un grande festeggiamento. Organizzate una festa, una cena speciale o festeggiate l’Ansia Day e date all’ ansia un regalo d’addio. Qualunque cosa facciate, assicuratevi che il bambino si renda conto di quanto siete orgogliosi di lui.

Sono queste le battute finali del Manuale del Genitore, da cui si coglie tutta la tensione partecipativa che innerva il programma, basato sul protagonismo e sull’addestramento di quanti vivono il problema dell’ ansia sulla propria pelle.

Il trattamento dell’ ansia in ambiente scolastico

Il trattamento dell’ ansia infantile è stato tradizionalmente il dominio di centri specializzati, cliniche e psicologi privati. Studi relativamente recenti hanno tuttavia identificato la scuola come un ambiente assai favorevole sia per prevenire sia per trattare i disturbi d’ ansia nei bambini (Fisher et al., 2004; Mifsud & Rapee, 2005; Shortt et al., 2001).

Benché la scuola debba far fronte a molte richieste extracurriculari, vi sono diversi vantaggi nel fornire interventi per la salute mentale attraverso l’ambiente scolastico. I programmi di trattamento collocati nelle scuole aggirano molte barriere: trasporti, costo dei servizi, stigma sociale; il personale scolastico è in posizione privilegiata per il monitoraggio dei bambini, soprattutto di quelli a rischio, e per i conseguenti interventi preventivi e precoci prima dello sviluppo della disfunzione principale (Armbruster, 2002). Le scuole rappresentano situazioni di vita reale che sfidano le ansie del bambino, diversamente dall’ambiente protetto di una clinica tradizionale (Chavira, Stein, Bailey & Stein, 2004). In effetti, la maggior parte dei bambini che fruiscono di un trattamento, lo ricevono dai servizi scolastici (Bums, et al., 1995; Farmer, Stangl, Bums, Costello & Angold, 1999; Hoagwood & Erwin, 1997).

Le scuole possono dunque svolgere un ruolo prezioso nel trattamento e nella prevenzione dell’ ansia. Ciò implica un impegno significativo di risorse umane e finanziarie, che si trovano in continua competizione con altre esigenze, ma che possono tuttavia essere adeguatamente compensate dallo spessore dei benefici sociali derivanti da una efficace prevenzione dell’ ansia nell’infanzia, nell’adolescenza e nell’età adulta (McLoone, Hudson, and Rapee, 2006).

Per quanto riguarda il programma Cool Kids, fino ad oggi è stato sperimentato anche nell’ambiente scolastico per piccoli gruppi di bambini segnalati per disturbi d’ ansia o come soggetti a rischio di sviluppare tali disturbi in futuro. Benché si sia a lungo discusso sulle difficoltà di implementare e valutare i programmi per il benessere psicologico nel contesto scolastico, (Waxman et al.,1999; Rones & Hoagwood, 2000; Evans, 1999) 
il programma Cool Kids è stato valutato nell’ambiente scolastico all’interno di una popolazione di basso livello socio-economico, evidenziando significative riduzioni dei sintomi ansiosi e dei problemi connessi al rapporto figlio-insegnante-genitore (McLoone, Hudson, and Rapee, 2006).

Recentemente, vista l’efficacia del programma Cool Kids su individui con sintomi ansiosi, in ambito sia clinico che scolastico, un gruppo italiano di professionisti ne ha messo a punto una versione adattata ad un utilizzo generalizzato nella scuola, da proporre in via preventiva rispetto a possibili difficoltà ansiose del bambino e come attività di educazione emotiva. Saper gestire le emozioni non è infatti utile soltanto per normalizzare le situazioni ansiogene; serve anche a migliorare sensibilmente le capacità relazionali, di rendimento nello studio e in attività affini.

La scuola, come ambito privilegiato di apprendimento e di crescita personale (Schaffer, 1998), può quindi qualificare la propria missione educativa, valorizzando in modo specifico la dimensione emotivo-relazionale dei bambini. Anzi, lo deve fare, considerando che è compito della scuola aiutare gli alunni a rispondere sia alle sfide connesse all’apprendimento, sia a quelle legate alla gestione del proprio comportamento e alla costruzione delle relazioni con i pari, promuovendo lo sviluppo di abilità di tipo emotivo e sociale (Marini & Menesini, 2012). Ciò indipendentemente dalla presenza di disturbi cognitivi o di situazioni patologiche: si tratta quindi di un ruolo che la scuola è chiamata ad assolvere nei confronti di tutti gli alunni.

Creare nell’intera classe esperienze di apprendimento attraverso le quali l’alunno acquisisce consapevolezza dei propri stati emotivi e dei meccanismi cognitivi che li influenzano, è utile per applicare tali conoscenze nelle situazioni e nelle difficoltà della vita di ogni giorno.

L’utilizzo del programma Cool Kids non soltanto come trattamento terapeutico, ma anche come piattaforma educativa, consente di realizzare i seguenti obiettivi: favorire l’accettazione di sé e degli altri; saper esprimere in modo costruttivo i propri stati d’animo; favorire lo sviluppo di atteggiamenti positivi verso gli altri; saper individuare i propri modi di pensare abituali; imparare il rapporto tra pensieri ed emozioni; coltivare le emozioni positive; favorire l’acquisizione di abilità di autoregolazione del proprio comportamento; saper affrontare le paure e gli stati d’ ansia; prevenire problematiche di condotta e aggressività, come il bullismo; migliorare le relazioni interpersonali all’interno della classe. Riguardo tale sforzo formativo, l’affermazione di Lucia Cucciolotti (2015) ne rappresenta la sintesi perfetta e l’auspicio ideale:

Pensare bene è strettamente collegato con agire bene e la speranza è che questa educazione alle emozioni possa diventare una pratica e uno stile di vita per i bambini, aiutandoli ad affrontare le situazioni quotidiane in maniera più serena, impedendo alle emozioni spiacevoli di prendere il sopravvento.

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