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Tra convergenze e differenze: la prima giornata del XIX congresso SITCC a Verona

Al congresso SITCC 2018 di Verona si assiste a una crescente convergenza dei due modelli probabilmente più popolari della SITCC, quello metacognitivo interpersonale e quello cognitivo evoluzionista, sulla variabile chiave della relazione terapeutica, pur tra le inevitabili differenze.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 22 Set. 2018

Aggiornato il 24 Set. 2018 01:10

La prima giornata del XIX congresso nazionale della Società di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC) è stata un’occasione per confrontare i diversi orientamenti di vari esponenti della nostra società. Ho potuto ascoltare colleghi interessati alla mindfulness (Bassanini, D’Angerio, Donatella Fiore e Minniti), al modello metacognitivo interpersonale (Semerari, Carcione, Dimaggio e Nicolò), al modello post-razionalista (Mario Reda, Dodet, De Riso, Frassi, Fiori, Goretti, Mangini e Merigliano) e a quello cognitivo evoluzionista (Farina, Fassone, Ivaldi, Ruberti e Brasini).

 

Come ha notato Saverio Ruberti, in questo congresso l’esposizione delle proprie opinioni e dei propri modelli è accompagnata da una minore, o anzi assente, tensione personale rispetto a quanto accadeva un tempo. Questo è vero ed è un segnale, oltre che di un benedetto ingentilirsi dei costumi, anche forse di una crescente convergenza dei due modelli probabilmente più popolari della SITCC, quello metacognitivo interpersonale e quello cognitivo evoluzionista, sulla variabile chiave della relazione terapeutica, pur tra le inevitabili differenze.

Il modello metacognitivo interpersonale conserva un interesse per il funzionamento mentale non interpersonale e per un lavoro di analisi consapevole mentre quello cognitivo evoluzionista sembra accentuare sempre più il proprio interesse per la relazione, declinandola sempre più come esperienza emotiva intensa. Questo aspetto è apparso particolarmente evidente nel simposio in cui Nicolò, Mario Reda, Cecilia la Rosa e io stesso ci siamo cimentati in una seduta simulata di accoglimento di una paziente grave e suicidaria, recitata da Elena Prunetti, organizzatrice del congresso. Gli interventi di la Rosa e Reda hanno puntato molto sul coinvolgimento emotivo, mentre Giuseppe Nicolò ha lavorato sulla definizione degli stati mentali. A mia volta nella mia prova simulata ho tentato di lavorare sulla formulazione condivisa del caso e quindi sull’accertamento condiviso del funzionamento come fondamento e contratto del trattamento. In questo senso la relazione, nel nostro orientamento, diventa accertamento formalizzato delle barriere al trattamento e anch’essa diventa una formulazione condivisa e non un’esperienza emotiva che agisce correttivamente, come forse sembrano invece concepirla i cognitivo evoluzionisti e, in misura minore, i metacognitivo interpersonalisti.

SITCC 2018 Simposio TERAPEUTI E MODELLI TEORICI DIFFERENTI IN AZIONE

Queste differenze e convergenze si sono confermate anche negli altri simposi. I post-razionalisti che usano le organizzazioni di personalità per formulare il caso, sia in una maniera condivisa che potrebbe avvicinarli a noi che per relazionarsi col paziente in modalità che li avvicinano ai cognitivo evoluzionisti; questi ultimi che accentuano sempre più la componente teorica darwiniana e un interesse crescente per l’emotività e affettività; i metacognitivo interpersonalisti nella loro consueta posizione intermedia ma, a mio parere, sempre più o meno comunque sbilanciati verso il polo evoluzionista, visto il ruolo significativo che presso di loro gioca la componente relazionale. E la nostra posizione processualista fin dai tempi in cui Sandra Sassaroli iniziò a studiare il rimuginio invitando in Italia Tom Borkovec, sia pure senza dimenticare il vecchio interesse per la storia di vita, e la sfida è oggi riuscire a declinare questo aspetto evolutivo (e non evoluzionista) in termini processuali. È interessante poi come questo processualismo porti a riscoprire certi tesori metodologici del comportamentismo, storicamente incarnati nella SITCC da Stefania Borgo e Lucio Sibilia.

La psicoterapia Cognitiva nel servizio pubblico

Accanto a queste presentazioni è stato poi interessante seguire le analisi sulla diffusione e l’applicabilità della psicoterapia cognitiva nel servizio pubblico e privato della professoressa Mirella Ruggeri in plenaria e del simposio di Gabriele Caselli, Bravi, Paolo Michielin, Alessia Offredi, Daniela Rebecchi, e Michele Simeone. Il nocciolo di questa esperienza è sempre la dialettica tra bisogno di formalizzare gli interventi in procedure controllabili e replicabili e rischi di forzature artificiali, insomma la dialettica tra evidenze based practice e practice based evidence.

SITCC 2018 - Simposio VALUTAZIONE DEGLI ESITI NELLA PRATICA CLINICA

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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