Elena Prunetti, organizzatrice insieme a Francesco Mancini del XIX congresso nazionale della Società di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC), ha aperto l’evento con la commossa e doverosa commemorazione di Gianni Liotti, mancato purtroppo quest’anno.
Una sessione inaugurale a suo modo attiva e propositiva e non funebre, aperta da Roberto Lorenzini co-autore dell’ultima opera di Gianni Liotti, un articolo sul narcisismo apparso su Quaderni di Psicoterapia Cognitiva, la rivista ufficiale della SITCC, in cui i due autori hanno interpretato il narcisismo in termini evoluzionistici. E in questi termini ne ha parlato Lorenzini, raccontandoci anche come questo loro lavoro sia nato insieme al fiorire di un’amicizia più intima tra i due autori che per decenni era rimasta allo stato potenziale, un seme che non attecchiva e che infine è sbocciato.
Nella stessa linea anche gli interventi di Farina e Lambruschi, allievi affezionati di Liotti i quali, però, a evitare un rischio di eccesso di miele, hanno parlato anche di qualche contrasto sia caratteriale che scientifico. E tuttavia era chiara la linea della continuità tra il loro lavoro e quello del loro mentore.
Forse più scientificamente intensi gli ultimi due interventi, quelli di Antonio Semerari e Francesco Mancini, sia pure nei limiti di un momento giustamente commemorativo e non adatto a elucubrazioni troppo sottili. E tuttavia si è trattato di un momento anche scientificamente interessante. È da anni in atto una convergenza tra il modello della terapia metacognitivo interpersonale (TMI) di Semerari e quello cognitivo evoluzionista di Liotti e i sui allievi.
Tuttavia sul tema del narcisismo, cavallo di battaglia della TMI, Semerari ha voluto marcare un confine rispetto a Liotti, esponendo la sua posizione clinicamente più salda e meno propensa ai voli teorici dell’evoluzionismo psicologico. Analoga la posizione di Mancini, la cui collaborazione con il cognitivismo evoluzionista appare del resto meno convinta e più strumentale rispetto a Semerari. Continueremeo a seguire le svolte di questa convergenza, convergenza che potrebbe essere la griglia d’interpretazione dell’attività scientifica di questo congresso.
Queste puntualizzazioni cliniche di Semerari e Mancini sono state smagliature limitate nel tessuto di un pomeriggio che ha mantenuto un tono di rispettoso ricordo dell’opera di Liotti, ricordo che ha poi assunto toni commossi nella parte finale con la laudatio di Bruno Bara e poi l’invito sul palco della figlia di Liotti, venuta a ritirare un premio forse tardivo al padre.
Imm.1 – SITCC 2018: La figlia di Gianni Liotti ritira il premio al padre