Worry e Ruminazione possono essere coinvolti nei disturbi alimentari? Questa l’ipotesi da cui muove il lavoro di ricerca.
Il ruolo di worry e ruminazione nei disturbi alimentari – una revisione della letteratura
Palmieri S., Mansueto G., Ruggiero G.M., Sapuppo W., Sassaroli S.
La giornata di Sabato 6 maggio presso il Forum di Psicoterapia e Ricerca organizzato di Studi Cognitivi si apre con una sessione dedicata ai Disturbi Alimentari: dopo una lectio magistralis tenuta dal Prof. Riccardo Dalle Grave relativa all’implementazione dei trattamenti evidence based per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare (DCA), viene presentato un innovativo lavoro di ricerca che per la prima volta indaga la presenza del Repetitive Thinking all’interno dei DCA. Il lavoro, dal titolo “Il ruolo di worry e ruminazione nei disturbi alimentari – una revisione della letteratura” è presentato dalla Dottoressa Sara Palmieri.
La presentazione si apre con la definizione di worry e ruminazione, il primo inteso come catena di pensieri di tipo negativo, a prevalenza verbale, relativamente incontrollabili. Fenomeno focalizzato sulla soluzione dei problemi e orientato al futuro. La ruminazione è invece definita come quell’insieme di pensieri che ripetutamente mettono a fuoco l’attenzione dell’individuo sulle sue sensazioni e sintomi negativi, le loro cause, significati e conseguenze. Esso è un fenomeno per lo più orientato al passato. Stili di pensiero basati su Worry e Ruminazione danno forma a ciò che in letteratura viene definito Repetitive Thinking.
In letteratura worry e ruminazione vengono spesso studiati in relazione a disturbi d’ansia e disturbi depressivi, alcuni studi suggeriscono come questi ultimi siano categorie trans-diagnostiche riscontrabili anche nei disturbi alimentari, suggerendo così un overlap tra disturbi alimentari, disturbi d’ansia e depressione. Gli autori dello studio “Il ruolo di worry e ruminazione nei disturbi alimentari – una revisione della letteratura” partono dunque da tali premesse, confermate dalla letteratura, per assumere la presenza di una base cognitiva comune tra DCA, ansia e depressione caratterizzata dal Repetitive Thinking.
Worry e Ruminazione possono dunque essere coinvolti nei disturbi alimentari? Questa l’ipotesi da cui muove il lavoro di ricerca. L’obiettivo è effettuare una revisione degli studi in letteratura che hanno indagato l’associazione tra Repetitive Thinking e disturbi alimentari, dato che ad oggi non esistono revisioni sulla relazione tra worry, ruminazione e Disturbi del Comportamento Alimentare.
Le ricerche incluse nella revisione, sono state selezionate secondo alcuni criteri di inclusione ben specifici: articoli in lingua inglese pubblicati in riviste peer –review; studi che valutano worry e/o ruminazione nei disturbi alimentari diagnosticati secondo i criteri del DSM, del RCD e dell’ICD; studi caso-controllo, studi prospettici di coorte, trasversali e sperimentali. Sono stati invece esclusi studi che prevedevano diagnosi neurologiche, deficit cognitivi, co-occorrenza di disturbi psichiatrici e obesità e studi che indagano processi cognitivi non specificatamente riferiti a worry e ruminazione.
Due investigatori indipendenti hanno selezionato gli articoli attraverso uno screening iniziale del titoli, dell’abstract, dei test utilizzati, dell’effettiva omogeneità del campione e dell’appropriatezza del campionamento casuale: dall’iniziale identificazione di 1096 articoli, si è giunti poi, attraverso altre selezioni ben strutturate, alla scelta di 18 articoli, in particolare sette articoli sul worry e 11 sulla ruminazione.
Dall’analisi dei risultati emersi dagli studi revisionati, è possibile evincere una rilevanza dei processi cognitivi di worry e ruminazione nei disturbi alimentari. In particolare, pazienti con Disturbi Alimentari mostrano un più alto livello di Repetitive Thinking rispetto ai controlli; non vi sono differenze nel Repetitive Thinking in pazienti con diagnosi diverse di DCA; il brooding sembra essere la dimensione della ruminazione più frequentemente associata ai disturbi alimentari; worry e ruminazione sembrano essere associate ad alti livelli di stress ed emozioni negative.
Lo studio ha aperto alcuni interrogativi ai quali gli autori hanno cercato di rispondere, primo tra tutti: il Repetitive Thinking è associato a specifici sintomi nei Disturbi del Comportamento Alimentare? Nel corso dello studio è stato approfondito anche questo ed è emerso come in pazienti anoressici la ruminazione sia legata al desiderio di astenersi dal mangiare, mentre nei pazienti bulimici worry e ruminazione sembrerebbero legati al desiderio di abbuffarsi. Nonostante queste specificità, non è ancora chiaro come gli stessi processi cognitivi in diversi pazienti possano portare a una diversa sintomatologia.
Altro interrogativo che gli autori hanno cercato di approfondire: qual è il legame tra Repetitive Thinking e disturbi alimentari? Gli autori dello studio hanno cercato di spiegare il legame tra questi ricorrendo al modello della Cascata Emotiva (Selby, Anestis, 2008; 2009): secondo tale modello un evento porta a emozioni negative che scatenerebbero un processo di ruminazione e, in modo ciclico, questo rafforzerebbe l’emotività negativa del soggetto; per interrompere tale circolo vizioso, tale cascata emotiva, il soggetto mette in atto un comportamento disregolato. Si potrebbe ipotizzare che anche worry ed emozioni negative siano relati l’uno alle altre nello stesso modo (Salters-Pedneault et al. 2006).
L’ultimo interrogativo a cui gli autori hanno cercato di dare risposta riguarda le future indicazioni cliniche: dai dati raccolti si potrebbero ricavare alcuni suggerimenti quali considerare, durante l’anamnesi dei pazienti, anche l’assessment di worry e ruminazione. Inoltre, se future conferme si avranno sulla relazione tra pensiero ripetitivo, processi di regolazione delle emozioni e disturbi alimentari, allora si potrebbe pensare a un intervento sul Repetitive Thinking volto alla regolazione delle emozioni. Allo stesso modo se il rapporto tra pensiero ripetitivo e DCA venisse confermato da altri studi, si potrebbe vedere tale pensiero come un indizio di sintomi alimentari sotto soglia e questo potrebbe portare anche alla messa appunto di interventi di prevenzione.
Nel corso della presentazione gli autori hanno messo in luce i punti di forza dello studio ma anche i punti di debolezza. Il pubblico ha ascoltato il tutto con molto interesse: temi cari alla psicopatologia e alla psicoterapia sono stati analizzati in un’ottica nuova, scorgendo tra essi nuove relazioni.