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Psichiatria Nutrizionale: una dieta sana come fattore di resilienza

Numerose ricerche mostrano una solida associazione tra alimentazione e salute mentale. A prova di ciò le persone con disturbi mentali frequentemente presentano situazioni di disequilibrio fisico che potrebbero essere mediate dalla nutrizione, per questo oggi si parla di una nuova disciplina: la psichiatria nutrizionale

Di Angelica Gandolfi

Pubblicato il 04 Lug. 2018

Negli ultimi anni sta prendendo piede la Psichiatria Nutrizionale: oggi più che mai, infatti, soprattutto per i professionisti della salute, appare importante avere in primo piano il collegamento tra mente e corpo, nel quale non è possibile trascurare il ruolo dell’ alimentazione.

 

All’interno del ricco panorama delle discipline volte al benessere psicofisico, sta prendendo piede, negli ultimi anni, quella che viene chiamata Nutritional Psychiatry, o Psichiatria Nutrizionale. Con questo termine si vuole promuovere un nuovo campo di ricerca che indaghi empiricamente e scientificamente il ruolo dell’alimentazione e della nutrizione sulla salute mentale.

Già gli studiosi si erano concentrati sul ruolo di singole componenti nutritive per un adeguato funzionamento cerebrale, sottolineando, per esempio, l’influenza importante degli omega 3, delle vitamine del gruppo B (in particolare folato e B12), della colina, del ferro, dello zinco, del magnesio, della S-adenosil metionina (SAMe), della vitamina D e degli amminoacidi (Sarris, Logan, Akbaraly  al., 2015).

Ora però l’attenzione si sta spostando sull’impatto del globale stile alimentare sul benessere psicofisico.

Psichiatria Nutrizionale: l’importanza dello stile alimentare globale sul benessere psicofisico

Come sottolineato da Rucklidge e Kaplan (2013), considerare la funzione delle combinazioni delle sostanze nutritive, anziché del singolo nutriente, rispetto alla salute psicofisica individuale, potrebbe dare risultati migliori in termini di trattamento delle problematiche ad essa associate.

In particolare, la ricerca nell’ambito della Psichiatria Nutrizionale si sta impegnando nel dimostrare come l’aderire a modelli dietetici salutari possa essere considerato un fattore di resilienza per il benessere individuale, che ridurrebbe il rischio dello sviluppo di sintomatologie legate al tono dell’umore (Psaltopoulou, Sergentanis, Panagiotakos & al., 2013). Studi hanno infatti dimostrato, nei soggetti partecipanti, un collegamento tra l’adozione di una sana alimentazione e la successiva rilevazione di indicatori di benessere mentale (Jacka, Ystrom, Brantsaeter & al., 2013).

Sarris e collaboratori (Sarris, Logan, Akbaraly & al., 2015) propongono un nuovo paradigma integrato in psichiatria, che inserisca le indicazioni nutrizionali (sia educative che prescrittive) come linee “mainstream”. Tale paradigma nasce proprio dall’esigenza di spostare l’attenzione sulla prevenzione dei disturbi mentali, individuando fattori modificabili per ridurne l’incidenza, tra i quali si inseriscono a pieno titolo la dieta e la nutrizione.

Perchè è importante considerare l’ alimentazione?

L’urgenza di questo bisogno è da ricondurre anche ad un importante fattore sociale: Logan e Jacka (2014) parlano di “disagi della civilizzazione” per indicare tutte quelle abitudini riconducibili allo sviluppo urbanistico che interferiscono con la salute psico-fisica, quali la diminuzione dell’attività fisica, la riduzione del sonno e, indubbiamente, l’adozione di una dieta disequilibrata (Cyril, Oldroyd & Renzaho, 2013). Da qui la necessità, per la Psichiatria Nutrizionale, di tornare all’origine, andando ad agire in modo preventivo più che curativo.

Tornando al gruppo di Sarris, gli autori sottolineano l’esistenza di solide associazioni tra qualità della dieta alimentare e salute mentale, riportando evidenze che indicano un effetto protettivo di stili nutritivi sani sull’umore depresso (Lai, Hiles, Bisquera & al., 2013) e un impatto negativo di diete malsane sulla salute mentale di giovani (O’Neil, Quirk, Housden & al., 2014) e di adulti (Akbaraly, Brunner , Ferrie & al., 2009). Le persone con disturbi mentali sembrano inoltre presentare frequentemente situazioni di disequilibrio fisico che potrebbero essere mediate dalla nutrizione, come ad esempio infiammazioni croniche di basso grado (Kivimäki, Shipley, Batty & al., 2014) e alterato metabolismo (Marazziti, Rutigliano, Baroni & al., 2014).

Un ultimo punto da tenere in considerazione è il fatto che, come sostenuto da Logan e Jacka (2014), un’ alimentazione sana potrebbe agire in modo preventivo non solo favorendo la salute mentale in senso stretto, in relazione cioè ai disturbi mentali diagnosticabili clinicamente, ma anche più in generale relativamente alla qualità della vita percepita. Secondo gli autori, infatti, una dieta equilibrata che possa influenzare l’umore potrebbe avere importanti ripercussioni sulla salute fisica, contrastando disagi sintomatici influenzati dalle stesse problematiche mentali, ma anche semplicemente aumentando la probabilità che un individuo rimanga fisicamente attivo. Buone linee guida nutrizionali, in poche parole, potrebbero avviare circoli virtuosi altamente benefici.

In conclusione

Oggi più che mai, soprattutto per i professionisti della salute, appare importante avere in primo piano il collegamento tra mente e corpo, dove salute mentale e salute fisica si intrecciano in un rapporto di correlazione e di causalità reciproca.

La Psichiatria Nutrizionale sembra abbracciare a pieno questo presupposto e sembra intenzionata a voler agire sempre più in forma preventiva piuttosto che curativa. Essendo questo un campo in espansione, è possibile aspettarsi importanti risultati in termini di scoperte e di costruzione di linee guida che possano promuovere uno stile di vita sano, che consideri l’individuo a 360 gradi e che ne comprenda il complesso intreccio tra aspetti psicologici e fisici.

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