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L’altra metà della storia (2017) – Cinema e Psicologia

L'altra metà della storia, tratto dal libro "Il senso di una fine" si snoda tra passato e presente, raccontando di amori, amicizie e sentimenti di nostalgia

Di Antonio Scarinci

Pubblicato il 24 Ott. 2017

Aggiornato il 25 Ott. 2017 11:38

Il film è l’adattamento del romanzo vincitore del Booker Prize “Il senso di una fine” di J. Barnes. Tony Webster, un settantenne divorziato, nel film L’altra metà della storia riceve una lettera da uno studio notarile che l’informa che la madre di Veronica, una sua fiamma dei tempi del liceo, gli ha lasciato un diario in eredità. La lettera perturba la vita tranquilla del protagonista che sta aspettando la nascita di un nipote dalla sua unica figlia.

La mente di Tony inizia a muoversi tra presente e passato: amori, amicizie travagliate, scelte compiute e omissioni rievocano “emozioni giovanili come quelle lette sui libri che mettono sottosopra la vita” e parallelamente “emozioni di sostegno quelle della maturità che ti dicono andrà tutto bene“.

Ma i ricordi sono autentici o ricostruiti da chi li evoca?

L’uomo decide, pieno di curiosità, di incontrare Veronica che ha in mano il lascito dell’eredità. Di lei non aveva più notizie da tanto tempo. L’incontro aprirà le porte di una rivisitazione degli accadimenti legati al suo amore per la donna, nonché ad una verità inimmaginabile che spinge Webster a riconsiderare se stesso e la propria vita.

La dimensione intersoggettiva, l’uomo narra alla ex moglie il dipanarsi degli eventi ricostruiti tra memorie del passato e notizie che emergono nel presente, lo aiuta a superare l’incapacità di vedere quello che ha davanti agli occhi, accusa che proprio l’ex moglie gli muove.
Infatti, quello che pareva e si credeva fosse accaduto in un certo qual modo viene completamente stravolto da verità nascoste che sono comprese ora in forme mai emerse in precedenza.

Allora, in concomitanza con il suicidio di uno studente del college, Adrian amico di Tony – lui stesso si toglierà la vita in seguito prendendo alla lettera le parole di Camus “Il suicidio è la vera e sola domanda filosofica” – citò P. Lagrange “La storia è la certezza che si consolida nell’incontro delle imperfezioni della memoria con l’inadeguatezza della documentazione“.

Sulla scia di questa “certezza” gli indizi, le reminiscenze inaffidabili, le ipotesi, le immagini, i flashback costituiscono ora per Webster le tracce da seguire nella ricostruzione del racconto.

Quante volte raccontiamo la storia della nostra vita aggiustandola, migliorandola, portando dei tagli strategici e più si va avanti negli anni e sempre meno persone potranno dire che la nostra vita non è la nostra vita, ma è solo la storia che ne raccontiamo, la storia della nostra vita raccontata agli altri, ma sopratutto a noi stessi“.

L’articolo continua dopo il trailer del film L’altra metà della storia:

La nostalgia: un’emozione tra passato e presente nel film L’altra metà della storia

Tempo e memoria evocano nostalgia in Tony: “Mi sono chiesto spesso cosa sia la nostalgia e se io ne soffra, suppongo di essere un nostalgico“.
Quando riaffiorano nella nostra mente ricordi del passato e si riaffacciano le emozioni provate in quei momenti lo stato d’animo è caratterizzato da un misto di tristezza per ciò che è passato e di gioia per averlo comunque vissuto.

La nostalgia è un’emozione che riapre il confronto tra passato e presente e ci porta in un altrove che paradossalmente non è ne qui ed ora, nè lì e allora, ma un luogo della nostra autobiografia che attiva percezioni e sensazioni avvolte da significati sempre nuovi. I ricordi del nostalgico, infatti, mutano, si trasformano, si arricchiscono, ad ogni rievocazione sono ricostruiti. D’altra parte la tendenza a unificare frammenti di esperienza dando unitarietà, coerenza e continuità alla narrazione è il processo con il quale costruiamo la nostra identità. La nostalgia ci permette di mantenerla, ma anche di riordinarla in un processo generativo di rinnovamento continuo.

«La nostra vita non è la nostra vita, ma è solo la storia che ne raccontiamo, la storia della nostra vita raccontata agli altri, ma sopratutto a noi stessi».

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Antonio Scarinci
Antonio Scarinci

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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